domenica 18 aprile 2010

18 aprile 2010

Ciao amici,
caro Antonio, tu devi capire che un ragioniere(ed assolutamente modesto) non può che consultare la rete, se non conosce i termini, non avendo studiato medicina; ma attratto dall'imparare le cose e sopratutto le persone, sono andato a cercare cosa volesse dire il "tuo titolo"....e lo trovato di pessimo gusto!! ma ognuno nella vita cerca la propria strada, i propri sogni e le proprie soddisfazioni!!!

4 commenti:

Unknown ha detto...

Caro Andrea, con molto affetto mi permetto di offrirti un consiglio: a mio avviso dovresti manifestare più sense of humor ed essere meno permaloso.
Del resto, sbaglio o il 'permaloso' del mondo della scherma ero sempre stato io, e tu mi hai martellato per anni - sin dai Giochi di Atlanta - con quest'appellativo non proprio esaltante?

Tutto sommato, poi, potresti essere contento per la pubblicità al tuo blog che ti faccio mediante il 'traino' di schermaonline, perché ti dà modo di essere letto dal pubblico italiano e di rimanere sulla cresta dell'onda.

Volendo entrare nello specifico di certi temi da te tirati in ballo posso confessarti che, se ti ricordassi tutte le parole e le azioni di pessimo gusto di cui mi hai gratificato dalla tua posizione di enorme potere nei decenni in cui ci siamo conosciuti, probabilmente rimarresti stupito.

Così come devi apprezzare la schiettezza con la quale io ho sempre manifestato apertamente la mia divergenza professionale e umana nei tuoi confronti, a differenza di molti che ti sorridevano in faccia e poi ti remavano contro alle spalle: e ce n'erano tanti, credimi.
Non ho mai fatto mistero di non condividere il tuo modo di lavorare né molte delle dinamiche da te innescate quando eri CT, alcune delle quali mi hanno visto parte in causa sul piano sia professionale che relazionale.
Per tale ragione, non ho avuto la minima difficoltà nel raccontare il mio sincero punto di vista alle persone con le quali ho avuto modo di parlare di te dopo la tua uscita dalla FIS: una delle quali è indubbiamente molto, molto legata a te.

Puoi tranquillizzare il tuo 'mentore', infine, il vecchio saggio che ti racconta di avere pazienza e di aspettare, perché io potrei anche chiudere oggi stesso la mia esperienza lavorativa con la scherma, e vivere sereno per il resto dei giorni che mi rimangono.
Nel mio ruolo, infatti, ho realizzato più o meno tutto ciò che mi era possibile, e il mio unico cruccio è che - se non avessi avuto nel corso del decennio Di Blasi, qualcuno che mi avesse remato contro chiedendo il mio licenziamento dalla mattina alla sera (come mi ha confessato lo stesso former-president della FIS) - forse avrei potuto realizzarne molte altre in età più giovanile.

La palilalia è solo un segno clinico, che si riferisce a un comportamento specifico, e il tuo scritto era evidentemente un esempio tipico di palilalia: mi pareva ironicamente carino, perciò, intitolare così il mio link.
Del resto, se scrivi su un blog pubblico devi mettere in preventivo anche delle critiche: sarebbe troppo facile e bello ricevere solo i commenti entusiastici dei propri amici e ammiratori.

Non c'è nulla di cui offendersi, in conclusione, e nessuno ha scherzato sul Parkinson: una patologia tra l'altro che conosco bene, perché ne sono affette persone a me care.
Non la buttare sullo pseudomoralistico, in parole povere.

Stammi bene, e goditi il sushi.
Sotto certi aspetti, invidio l'esperienza lavorativa che stai maturando in Giappone, perché non capita tutti i giorni, a 50 anni, di potersi rimettere in gioco in un contesto culturale così diverso da quello nel quale si è cresciuti.
In altri termini: secondo me sei un grande privilegiato e non certo un vessato dalla sorte.
Goditi questa tua condizione, perciò.


Senza il minimo rancore,
ciao e alla prossima.
Antonio Fiore

Andrea Magro ha detto...

ti ringrazio della tua sincerità che altre volte non hai avuto,per quanto riguarda il fatto di ringraziarti della pubblicità,caro Antonio, devo dirti sinceramente che non è una cosa che mi interessa, e non vivo per restare sulla cresta dell'onda ma vivo per sentirmi bene , per fare almeglio il mio lavoro e per cercare di comportarmi meglio possibile con gli altri esseri umani.il mio blog è solo un raccontare ciò che vivo e ciò che sento e la gente è liberissima di esprimere le sue opinini...belle o brutte che siano nei miei confronti.Per quanto riguarda le conferme che ti hanno dato alcyune persone sul fatto che tu dovessi essere licenziato in tronco....mi fanno veramente sorrider...ne sei così sicuro?Alcuni personaggi del mondo della scherma sono veramente buffi!!Del nostro rapporto lavorativo l'unica cosa che un pò mi dispiace è il fatto che tu non ti ricordi o non vuoi ricordare che sono stato l'unico c.t. che si è battuto con tutte le sue forze per creare uno staff di professionisti:::che ha fatto di tutto per convincere(grazie anche al tuo aiuto) che il medico non era un optional...e che non lo si poteva chiamare solo certi giorni...per risparmiare...perchè non potevamo decidere che gli atleti stessero male nei giorni previsti!!!!il medico all'interno dei miei colleggiali e all'interno della mia struttura ha sempre avuto il suo ruolo fondamentale, il medico era l'uomo preposto a prendere le decisioni nella sua area....ne io ne i fisiterapisti potevamo e dovevamo sostituirci a quella figura così importante.Io credo che tu come uomo, ad un certo punto della tua carriera in FIS, abbia voluto esplorare altri percorsi e questo ti ha tolto molta serenità nei miei confronti e ci ha portato a discutere spesso e a rovinare il nostro rapporto.Stai tranquillo che so che molte persone mi sorridevano davanti ma dietro sono state prontissime a pugnalarmi...fà parte delle bassezze umane e chi occupa posti privilegiati, spesso paga cattiverie invidie e permalodità.Concludo assicurandoti che so di essere un pò permaloso e non mi crea problemi ammetterlo, fa parte del mio carattere...e a me à bene così...conoscere i propri limiti aiuta a vivere meglio nella ricerca del migliorarsi.Hai assolutamente ragione, sono una persona fortunatissima e la stima professionale ed umana che mi capita ogni tanto di ricevere mi fa sentire molto bene, come le critiche mi aiutano sempre a cercare dentro di me!!!
Buon lavoro.

Unknown ha detto...

Io sono sempre stato estremamente sincero, e schietto fino alle estreme conseguenze: è una caratteristica che mi ha portato non pochi problemi nella vita.

Non so cosa sia successo esattamente il quel lungo periodo, né ho la possibilità di sapere cosa passasse per i cervelli delle persone.
So solo che mi trovavo di fronte a continui ostacoli, e percepivo la sensazione di non essere considerato.
Tutto, insomma, era per me estremamente difficile: il che mi appariva profondamente ingiusto, nella misura in cui lavorassi e mi impegnassi come un pazzo senza, tra l'altro, percepire una lira.

Perfino le mie azioni più encomiabili - ad esempio nella lotta al doping - venivano viste con sospetto e scatenavano atteggiamenti accusatori dai quali alla fine mi dovevo difendere: e il paradosso che c'era in queste situazioni mi faceva incazzare di brutto.

Ad ogni modo, poco alla volta ho iniziato a capire in modo estremamente chiaro il quadro di ciò che andasse cambiato: in primo luogo sotto il profilo della cultura dell'ambiente.

La difficoltà di un'impresa che sotto molti aspetti appariva velleitaria e quasi disperata mi pose di fronte a un bivio: mollare tutto o resistere tenacemente, e lottare per i principi in cui credevo, e credo tuttora.
Ho scelto la seconda soluzione, e non so onestamente se abbia fatto bene o male: lo capirò tra qualche anno, è probabile.


Quanto al fatto che abbia voluto esplorare altri percorsi, sono solo parzialmente d'accordo.
Innanzitutto, non è colpa mia se ho imparato anche a fare il giornalista, diplomandomi a uno dei corsi più prestigiosi esistenti in Italia.

In secondo luogo, pensare di vivere profondamente inserito in un ambiente, senza iniziare a coglierne tutti gli aspetti politici, organizzativi, amministrativi, tecnici, mi sarebbe sembrata un'enorme manifestazione di apatia e di pigrizia mentale.
Quest'atteggiamento fondamentalmente poco intelligente, qualunquista e opportunista, tuttavia, ancora caratterizza il modo di lavorare di molti medici sportivi, i quali proprio per questa ragione sono estremamente graditi a dirigenti e tecnici: non 'rompono i coglioni', insomma.
Io credo, pertanto, che non avrei mai potuto rimanere ancorato a quel tipo di atteggiamento, e al ruolo professionale che il mondo dello sport in effetti vorrebbe riservare allo specialista in Medicina dello Sport: quello, essenzialmente, del Pronto Soccorso.
L'omino, tanto per intenderci, possibilmente sempre sorridente, seduto da una parte, he ogni tanto viene chiamato con un fischio e che deve correre come un pazzo, ma che poi viene pregato di togliersi di mezzo il più in fretta possibile appena svolto il lavoro di assistenza: un soldatino di piombo e un ebete, in parole povere.

(fine parte prima)

Unknown ha detto...

(parte seconda)

Si tratta - credo che chiunque possa capirlo - di una visione estremamente limitativa della figura del medico sportivo, e assai poco rispettosa del rilevante bagaglio di preparazione in possesso di questo specialista.

E' una visione, peraltro, ancora saldamente in auge nel mondo dello sport, alla luce dell'evidenza che il medico sportivo non riceve di norma alti compensi, né entra in alcun processo decisionale importante inerente la vita federale: all'insegna del paradosso che 'il dottore non ha alcuna competenza di problemi tecnici, e non capisce nulla di questioni non mediche'.

Se quest'ultima asserzione fosse vera, però, allora devo capire come mai una serie cospicua di personaggi di livello culturale e intellettuale quasi imbarazzante, abbiano rivestito incarichi di rilievo all'interno della FIS, e abbiano avuto modo di esprimere le proprie opinioni nonché di orientare decisioni, azioni, delibere.
Come funziona, perciò?
Quelli col cervello e preparazione devono essere emarginati?

In conclusiuone, il senso profondo di tutto ciò che ho fatto nella mia vita professionale è stato quello di elevare la figura del medico-sportivo dalla condizione di sostanziale emarginazione culturale, professionale e operativa nella quale vivacchiava quando io iniziai a svolgere la mia attività, e nella quale ancora in tantissimi - a partire da molti tecnici e dirigenti - desidererebbero che rimanesse.

Tanto per intenderci, ti sintetizzo in parole povere cosa significhi fare il medico sportivo allo stato attuale: responsabilità enormi (come documentato dai numerosi procedimenti giudiziari in cui, ad esempio, mi sono trovato coinvolto), soldi molto pochi, potere zero.

Un po' troppo, quindi, da chiedere al professionista di sport che tutto sommato possiede il bagaglio culturale più elevato - sotto il profilo accademico - di tutto questo buffo carrozzone privo di regole che è lo sport.

Ciao
Antonio Fiore