domenica 16 ottobre 2016

16 ottobre 2016

Ciao amici un saluto da Cancun. Sono molto felice per l'esito del primo weekend di coppa del mondo in terra messicana. Nell'individuale Leonie Ebert ha conquistato, dopo Shanghai nella passata stagione, il secondo ingresso tra le prime 8. La 17nne tedesca continua nel suo percorso di crescita ed esperienza fornendo prove di buona qualita'.
La Sauer( infortunata alla caviglia, non in maniera grave) e la Hampel si sono fermate nelle 32. La Knauer e la Werner nelle 64, mentre la Ueltegesforth non e' riuscita a superare il primo giorno di gara.
Oggi nella gara a squadre abbiamo conquistato un brillante 3 posto. Dopo aver battuto l'Ungheria per entrare tra le prime 4 abbiamo ceduto all'Italia( poi vincitrice della gara), per poi conquistare il podio e il bronzo a spese della Francia. Questo risultato ci rende felici e deve darci la forza per continuare l'immenso lavoro tecnico che ci attende. Complimenti di cuore alle ragazze, Sauer, Hampel, Knauer e Ebert hanno veramente meritato questo risultato.
Ciao

sabato 8 ottobre 2016

8 ottobre 2016

Perché in Giappone i bambini vanno a scuola a piedi da soli

Selena Hoy, The Atlantic, Stati Uniti


In Giappone, sui mezzi di trasporto si vedono spesso bambini che si spostano tra i vagoni, da soli o in piccoli gruppi, in cerca di un posto a sedere. Indossano calzettoni al ginocchio, scarpe di vernice e pullover a quadri, hanno cappelli a tesa larga legati sotto il mento e l’abbonamento della metropolitana attaccato allo zainetto. Bambini di sei o sette anni che vanno da casa a scuola, o viceversa, senza il controllo di un adulto. 
In una famosa trasmissione televisiva intitolata Hajimete no otsukai (La mia prima commissione), si vedono bambini di due o tre anni che vengono mandati fuori casa per sbrigare delle commissioni per la famiglia. Mentre provano a raggiungere il fruttivendolo o il panettiere, i loro progressi sono filmati di nascosto da una troupe televisiva. La trasmissione va in onda da più di 25 anni.
Kaito, un dodicenne di Tokyo, da quando ha nove anni prende il treno da solo per andare da una casa all’altra dei suoi genitori, che hanno l’affido condiviso. “All’inizio ero un po’ preoccupato”, ammette, “mi chiedevo se sarei riuscito a prendere il treno da solo. Ma solo un po’”. 
Adesso è facile, dice. Anche i suoi genitori all’inizio erano in apprensione, ma non hanno cambiato idea perché secondo loro il figlio era grande abbastanza e molti altri bambini lo facevano già senza correre alcun rischio. 
“A dire il vero, all’epoca ricordo di aver pensato che i treni fossero sicuri, arrivavano in orario ed erano facili da prendere, e che lui è un bambino intelligente”, dice la nuova moglie del padre di Kaito. “Quando ho cominciato a prendere il treno da sola ero più piccola di lui”, ricorda la donna. “Ai miei tempi non avevamo il cellulare, ma riuscivo comunque ad andare dal punto A al punto B con il treno. Se si dovesse perdere può sempre chiamarci”. 
Da cosa dipende questo insolito livello di indipendenza? In realtà non si tratta di autonomia, ma di “dipendenza dal gruppo”. È questa l’opinione di Dwayne Dixon, antropologo culturale che ha scritto la sua tesi di dottorato sui giovani giapponesi. “I bambini giapponesi imparano presto che, in teoria, ci si può rivolgere a qualsiasi persona della comunità per chiedere aiuto”, dice. 
Questo presupposto è rafforzato a scuola, dove i bambini a turno puliscono e servono il pranzo. Così “la fatica è ripartita tra diverse persone e le aspettative ruotano, e al tempo stesso tutti quanti sanno, per esempio, cosa significa pulire un gabinetto”, afferma Dixon.
Assumendosi la responsabilità degli spazi condivisi, i bambini sviluppano l’orgoglio di esserne responsabili e capiscono in modo concreto quali sono le conseguenze se fanno disordine, poiché dovranno pulire da soli. Questa etica si estende in senso lato agli spazi pubblici (ecco perché le strade giapponesi di solito sono così pulite). Un bambino in giro per la città sa di poter contare sul gruppo in caso di emergenza. 
I pedoni hanno la precedenza
Il Giappone ha un tasso di criminalità molto basso, e questo di sicuro contribuisce a spiegare perché i genitori si sentono tranquilli a mandare fuori casa i bambini da soli. Tuttavia, spazi urbani di dimensioni proporzionate e una propensione culturale agli spostamenti a piedi e con i mezzi pubblici sono anche fattori determinanti nel favorire la sicurezza e, cosa forse altrettanto importante, la percezione della sicurezza. 
“Gli spazi pubblici sono decisamente migliori. Spazi a misura d’uomo, che contribuiscono anche a tenere sotto controllo il flusso e la velocità”, sottolinea Dixon. Nelle città giapponesi la gente è abituata ad andare a piedi e i trasporti pubblici hanno la meglio sulla cultura dell’automobile: a Tokyo la metà degli spostamenti avviene su rotaia o in autobus, un quarto a piedi. Gli automobilisti sono abituati a condividere la strada e a dare la precedenza a pedoni e ciclisti. 
La nuova moglie del padre di Kaito dice che non permetterebbe mai a un bambino di nove anni di prendere da solo la metropolitana a Londra o New York, a Tokyo invece sì. Questo non significa che nella metropolitana di Tokyo non si corra alcun rischio. Il problema dei palpeggiamenti ai danni di donne e ragazzine, per esempio, dal 2000 ha contribuito all’introduzione di carrozze solo per donne su alcune tratte della metropolitana. Eppure molti bambini in città continuano a prendere la metro per andare a scuola e a sbrigare commissioni nel quartiere senza essere sorvegliati. 
Dandogli questa libertà, i genitori ripongono una grande fiducia non solo nei figli, ma nell’intera comunità. “Tanti bambini in tutto il mondo sono autonomi”, osserva Dixon. “Ma secondo me la cosa che più affascina gli occidentali in Giappone è il senso di fiducia e cooperazione che esiste, spesso tacito e non richiesto”

giovedì 6 ottobre 2016

6 ottobre 2016

La solitudine di pensiero e' molto piu' difficile della solitudine fisica, per questo soffro quando attorno a me c'e' solo gente ignorante che inganna il prossimo, quando attorno a me c'e' gente che non lotta per il bene comune ma solo per se stesso!!!

lunedì 3 ottobre 2016

3 Ottobre 2016

Ciao amici, un saluto da Tauber. Lunedi mattina di riposo per le ragazze, riprenderemo questo pomeriggio con una  seduta di gambe scherma.
La scorsa settimana e' stata intensa dal punto di vista del lavoro; dal lunedi al giovedi tutte le atlete A/B e C Kader sono venute a Tauber per il primo allenamento colleggiale della stagione. Sono stato molto soddisfatto della presenza di quasi tutte le atlete convocate ( senior, junior e cadette), dispiaciuto della totale assenza dei Maestri che erano stati regolarmente invitati.
Questo e' un problema enorme per il lavoro che sto cercando di fare e per il futuro della Federazione tedesca.
Problemi organizzativi delle singole palestre e totale disinteresse da parte di alcuni Maestri impedisce al fioretto tedesco di intraprendere una nuova via.
La settimana si e' conclusa con la prova Open di Mosbach, Anne Sauer(Tauber) ha vinto la gara davanti a Kika Schmitz( Bonn) al terzo posto,  Leonie Ebert (Tauber) e Sophia Werner( Bonn).
Saluti.

domenica 2 ottobre 2016

2 Ottobre 2016


Tokyo 2020, allarme della governatrice: "Costi quadruplicati, così non ce la facciamo"


Yuriko Koike illustra chiaramente la situazione: "Se non tagliamo drasticamente le spese nei prossimi anni rischiamo di uscire di strada"
di ENRICO SISTI


ROMA - Eletta il 31 luglio, self-made woman alla Margaret Thatcher in un paese in cui soltanto il 9,3% dei parlamentari è donna, la nuova governatrice di Tokyo Yuriko Koike dice chiaramente che per lei è un onore avere un incubo: i Giochi del 2020: "Se non tagliamo drasticamente le spese nei prossimi due anni rischiamo di uscire di strada". Anche loro. Persino loro. La cifra stabilita, in prospettiva, al momento dell'assegnazione rischia di quadruplicarsi: "Possiamo sforare il tetto dei 30 miliardi di dollari". In origine sarebbero dovuti essere 7 miliardi e 300 mila dollari. Una bella differenza. Il suo staff ha vivisezionato la temuta emorragia, a cominciare dalla costruzione dello Stadio Olimpico, costellata di problemi. Il progetto ultimo dell'architetto anglo-iracheno Zaha Hadid è lievitato sino ai due miliardi e mezzo di dollari, il doppio delle previsioni originali. E così il governo giapponese ha bloccato i lavori approvando uno stadio completamente diverso e molto meno oneroso, un miliardo e mezzo di dollari.

Si comincerà a lavorare a dicembre e, salvo imprevisti, lo stadio dovrebbe essere pronto per novembre del 2019.

Questione villaggio olimpico. Posizionato nella Tokyo Bay, avrebbe dovuto assorbire una spesa pari a zero perché la sua costruzione sarebbe dovuta cadere sulle spalle di un consorzio di privati (la stima era di 954 milioni) che successivamente avrebbe affittato l'area per l'uso olimpico. Tutto confermato, ma la voce non era a carico del governo. Punto assai più critico, in termini finanziari, l'allestimento delle "venues" permanenti. In tutto gli impianti dovranno essere 26, di cui 19 già esistenti e 7 da costruire a un costo previsto di 2 miliardi e 24 milioni di dollari. Ma i conti non tornavano e allora si è proposto di dirottare pallavolo, nuoto, canottaggio e canoa spring su strutture già attive. Ma il problema è la distanza. Perché se dovesse passare la filosofia del contenimento la canoa si disputerebbe a Miyagi, a più 400 chilometri da Tokyo.

Altro punto dolente i costi "invisibili" per trasporti, sicurezza, energia, tecnologia. I calcoli effettuati su Londra 2012, l'ultima disponibile al momento dell'assegnazione e anche, forse, la più affidabile e vicina per cultura imprenditoriale, si sono rivelati troppo approssimati (per difetto): comunque sembrano troppi 2 miliari di dollari per i trasposti, 3 per la sicurezza, 6 per energia e tecnologie varie e 5 per i costi operativi della gestione complessiva della manifestazione. E tutto senza considerare le variabili, fra cui la prevenzione da eventuali disastri naturali (terremoti) e il fatto che risparmiare sulla costruzione dei nuovi impianti potrebbe trasformarsi in una nuova voce a causa della distanza da Tokyo. Per chiudere con la temperatura: il caldo potrebbe far lievitare ulteriormente la spesa: "Mettiamoci una mano sulla coscienza, non siamo onnipotenti e non possiamo spendere 30 miliardi di dollari", ripete la governatrice. Per un semplice motivo, a quanto pare: "Il Giappone non ce li ha!".