mercoledì 29 febbraio 2012

martedì 28 febbraio 2012

29 febbraio 2012

Ciao amici, questa mattina quando mi sono alzato, alle 7, nevicava e non ha mai smesso; continuano a venire giu' quei fiocconi belli grossi grossi, Tokyo e' imbiancata ed e' bellissima!!!Sono al Jiss, ma guardare fuori dalla finestra e' molto bello. Questo pomeriggio ho un paio di lezioni con delle bambine dell'Academy, ma quando ho finito voglio uscire a fare due passi, mi piace molto passeggiare mentre nevica. Domani mattina riprendono gli allenamenti con le Senior in previsione delle ultime due gare di coppa del mondo valevoli per la qualificazione olimpica. Il traguardo non e' lontano e noi dobbiamo cercare di essere bravi e di concentrarci sulla nostra performance. Vorrei che la squadra riuscisse ad entrare nelle prime 8 di queste gare, lo so che battere Francia o Germania non e' cosa semplice, ma se vogliamo migliorare ci dobbiamo provare!!!
Ciao

28 febbraio 2012

28 febbraio 2012

La Nazione mai come in questo momento credo abbia bisogno di un appoggio di una classe politica coesa, di una classe politica colta e responsabile....queste parole sono state pronunciate da Gigi Buffon, al cospetto del Presidente della Repubblica, lo stesso uomo che portava la maglietta con scritto BOIA CHI MOLLA ma quando gli hanno chiesto se ne conosceva il significato ha detto...non so!!!!????lo stesso uomo che dopo la partita di calcio Milan Juve ha detto : "Se l’avessi visto, non avrei detto nulla all’arbitro”.... riferendosi al goal non visto dall'arbitro e dai suoi collaboratori.
Quest'uomo è il capitano della Nazionale di calcio Italiana.
Il calcio che a parole si batte” per le campagne sul fair play, sul gioco pulito, sulla correttezza, il calcio che ha dimenticato in fretta e furia la sceneggiata del 3 tempo stile rugby, si è schierato come un solo uomo con il portiere!!!!!Pochissimi addetti ai lavori hanno preso posizione contro questa allucinante dichiarazioni, alcuni hanno minimizzato , altri hanno elogiato la ....."sincerita".....!!!!!???
Poi si chiedono perchè gli stadi si svuotano? perchè i giocatori non si fanno nessun problema a vendere le partite? povera ITALIA!!!

28 febbraio 2012

GIUSTO PER RINFRESCARE LA MEMORIA......Per il vocabolario Treccani omertà è “quella solidarietà che, dettata da interessi pratici o di consorteria (oppure imposta da timore di rappresaglie), consiste nell’astenersi volutamente da accuse, denunce, testimonianze nei confronti di una determinata persona o situazione”.

domenica 26 febbraio 2012

26 febbraio 2012

.....ma non so perdere il vizio delle emozioni...

sabato 25 febbraio 2012

25 febbraio 2012

Ciao amici, da poche ore è finita gara di coppa del mondo individuale di Danzica; la performance delle ragazze giapponesi è stata in linea con la prima gara, ho visto qualche piccolo miglioramento all'interno di singoli assalti e alcune ragazze hanno migliorato la loro performance nel girone iniziale accedendo direttamente al tabellone delle 64; ma tutto questo ancora non basta per sperare di vincere assalti impegnativi. La Mori è stata eliminata nel girone dove ha conquistato solo 2 vittorie( cancellando la prova sufficente fornita a Tauber), la Ichikawa è stata eliminata nell'assalto delle 128 perdendo dalla ungherese Kreiss. La Nishioka ha perso per una stoccata da una cinese. Al tabellone delle 64 , di questa mattina, si sono classificate la Hirata che ha perso il primo match dalla Errigo per 15a4, la Matzuki che ha perso dalla Batini per 15a6, la Ikeata che ha vinto il primo match con l'americana Lu per 15a7 e poi nelle 32 ha perso dalla russa Shanaeva per 15a6 e la Sugawara che ha vinto con la cinese Le per 15a7 e poi nelle 32 ha perso dalla Maitrejean per 15a12.
Per la cronaca ha vinto la Maitrejean sulla koreana Nam, terze l'italiana DiFrancisca e la tedesca Goulubisky.
Domani rientriamo a Tokyo, ciao

mercoledì 22 febbraio 2012

23 febbraio 2012

BLOG di Marco Travaglio



Il procuratore Pippo

Facciamo finta, per un momento, di non conoscere Gian Carlo Caselli. Di non sapere che vive sotto scorta da 40 anni, prima per le sue indagini a Torino sulle Br e poi a Palermo sulla mafia. Di ignorare che ha fatto processare uomini potentissimi come Andreotti, Contrada, Dell’Utri e che l’altro giorno era in prima fila al processo Eternit in veste di procuratore capo. Di non avere la più pallida idea di come la pensa sulla Costituzione, sulla legge uguale per tutti, sui diritti dei più deboli. Anzi, chiamiamolo Pippo.

Mesi fa il procuratore Pippo riceve dalle forze dell’ordine una chilometrica denuncia contro 42 attivisti e infiltrati No Tav per svariati episodi di violenza, veri e presunti, che hanno portato al ferimento di 211 agenti. Siccome la Procura non è la fotocopiatrice delle forze dell’ordine, esamina la denuncia vagliando caso per caso. E si convince che solo 25 di quelle persone vadano arrestate per evitare che ripetano il reato, o inquinino le prove, o si diano alla fuga, in presenza dei “gravi indizi di colpevolezza” richiesti dalla legge. Il gip condivide e la polizia giudiziaria esegue le misure. I destinatari fanno ricorso al Riesame, che analizza caso per caso e, per alcuni, le conferma, per altri le revoca, per altri le attenua (oggi in carcere ne restano 9). Contro il Riesame c’è ancora il ricorso in Cassazione: su ogni singola misura cautelare, si pronunceranno una decina di magistrati di sedi e funzioni diverse. Si può criticare il loro operato? Certo. Si valutano a uno a uno i loro provvedimenti, si confrontano con le prove e si esprime un’opinione. Noi abbiamo criticato il rinvio a giudizio di Genchi e De Magistris per Why Not. Ma non ci siamo mai sognati di teorizzare una congiura ai loro danni.

Oggi contestiamo la sentenza del Tribunale di Torino che ha condannato la Rai e Formigli a risarcire la Fiat con la cifra spropositata di 7 milioni (5 solo per “danno morale”, cioè per il dispiacere subìto) per un servizio di 50 secondi in cui si affermava che un’auto Fiat va un po ’ più lenta di altre due. Mai ci sogneremmo di dire che c’è una congiura giudiziaria per “criminalizzare il giornalismo”. Invece questo sta capitando a Pippo-Caselli: l’accusa assurda, indimostrata e indimostrabile di aver voluto, arrestando i 25, “criminalizzare il movimento No Tav”. Un movimento composto da decine di migliaia di persone che non farebbero male a una mosca, si dissociano persino da chi imbratta i muri nei cortei e hanno in tasca una sola arma: quella della ragione contro una “grande opera” irragionevole, inquinante, costosa, inutile, anzi dannosa (oggi pubblichiamo l’intervento di Mercalli con le ragioni di 250 tecnici che i “tecnici” di governo seguitano a ignorare). Ma alcuni leader del pacifico movimento, anziché dissociarsi dai pochi violenti e ringraziare i giudici che li hanno isolati, preferiscono associarsi alla campagna contro Caselli e arrampicarsi in distinguo molto berlusconiani sul Caselli buono (quello che combatte le Br e la mafia) e il Caselli cattivo (quello che “arresta” i violenti No Tav).

In realtà di Caselli ce n’è uno solo: quello che, davanti a una notizia di reato, procede come gli chiedono la Costituzione e il Codice penale senza guardare in faccia nessuno. Il risultato di questa campagna, alimentata in certi siti e giornali addirittura da ex magistrati, è che Caselli non può più mettere il naso fuori di casa, nemmeno per presentare il suo libro: roba mai vista nemmeno negli anni plumbei della Torino anni ’70 e della Palermo anni ’90. Prendere le distanze dai violenti non significa dare ragione sempre e comunque alla magistratura, né tantomeno alle forze dell’ordine (quelle che a Milano fanno ritirare le bandiere tricolori per non provocare i leghisti, mentre vengono mandate da politici scriteriati a militarizzare la Valsusa provocando la popolazione). Significa restare, sempre, dalla parte della legalità. E combattere meglio la follia del Tav: cioè vincere una battaglia sacrosanta che, se passa l’equazione truffaldina “No Tav uguale violenti”, è perduta in partenza.

23 febbraio 2012

Ciao amici, un saluto da Danzica; con la seduta di ieri mattina abbiamo finito gli allenamenti per la gara individuale che inizierà domani mattina. Le ragazze hanno fatto una lezione di riscaldamento e poi hanno tirato con le ragazze statunitensi e canadesi. Questa mattina è libera, mentre nel pomeriggio andremo a fare il controllo delle armi. Auguri a Emura San che ieri ha compiuto gli anni e a Shio che li compie oggi.
Ciao

martedì 21 febbraio 2012

21 febbraio 2012

Dimission impossible : Marco Travaglio

Vorrei citare ancora una volta le parole di Angela Merkel, cancelliere dello Stato più importante d’Europa, sulle dimissioni del suo amico Christian Wulff, presidente della Repubblica più importante d’Europa, per un mutuo a tasso agevolato: “Rispetto la sua convinzione di essersi sempre comportato bene, ma non poteva più servire il popolo. È una forza del nostro Stato di diritto trattare tutti allo stesso modo, indipendentemente dalla posizione”.

Ora, i casi sono due: o tutta Europa s’è messa d’accordo per sputtanare l’Italia facendo dimettere ministri e papaveri per quisquilie (il tedesco Guttenberg per una tesi di dottorato parzialmente copiata da Internet, l’inglese Huhne per una multa all’autovelox caricata sulla patente della moglie, il banchiere centrale svizzero Hildebrand per un investimento della moglie in odor di insider); o dobbiamo prendere umilmente lezioni dall’Europa. Ma, siccome non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, c’è chi, fra i commentatori che ammorbano l’Italia, si inventa una terza ipotesi: tutto il mondo è paese, malcostume mezzo gaudio.
Il Pompiere della Sera, con la schizofrenia che lo contraddistingue, pubblica due commenti sul caso Wulff. Uno, splendido, di Ferrarella che confronta quel che accade quando un potente è coinvolto in uno scandalo in tutto il mondo libero (dimissioni) e nel nostro mondo a parte (impunità parlamentare). E uno, pessimo, dell’ambasciatore Romano, che fa addirittura la morale ai tedeschi, invitandoli ad abbassare la cresta e a farsi “un bagno di umiltà”, anziché “dare lezioni di moralità” agli altri. È la stessa tesi di Belpietro, secondo cui i tedeschi hanno fatto “una figura di Merkel” e “ci somigliano sempre di più”. Par di sognare: un capo di Stato si dimette (ed è il secondo in due anni: l’altro se n’era andato per una gaffe, avendo spiegato la guerra in Afghanistan con “gli interessi economici della Germania”) per una vicenda che in Italia non sarebbe neppure penalmente rilevante.

E, invece di invidiare i tedeschi per i loro standard etici, li paragoniamo a noi che ci teniamo un presidente del Senato indagato per mafia (Schifani) e siamo stati governati sette volte da un amico dei mafiosi (Andreotti), una volta da un corrotto (Craxi), tre volte da un corruttore-falsificatore di bilanci-evasore fiscale-puttaniere (B.) e ospitiamo in Parlamento un centinaio fra indagati, imputati e pregiudicati. Persino nel governo Monti c’è un condannato di Tangentopoli: Milone; un docente raccomandato, Martone; un alto funzionario sotto processo alla Corte dei conti per aver comprato per 3 milioni (nostri) una patacca attribuita a Michelangelo e garantita da Bondi: Cecchi; quattro ex dirigenti di banche che hanno appena dovuto pagare all’Agenzia delle Entrate un miliardo di tasse evase: Passera, Ciaccia, Fornero e Gnudi; e un ministro che ha comprato una casa al Colosseo pagandola quanto un box auto: Patroni Griffi.

E non si dimette nessuno (a parte quello delle ferie a sbafo a sua insaputa: Malinconico). Anzi, i furbacchioni non sono riusciti neppure a pubblicare i loro redditi on line nei 90 giorni promessi. Patroni Griffi dice che non ha fatto in tempo a causa della neve: forse i suoi redditi viaggiano senza catene. La legge contro l’evasione e la corruzione (che ci costano 150-200 miliardi l’anno) continua a slittare: l’emergenza nazionale è l’articolo 18. Madama Fornero, sdegnata per gli odiosi privilegi dei pensionati da 900 euro al mese e dei lavoratori col posto fisso, ma soprattutto per le cosce di Belén Rodriguez a Sanremo, non dice una parola contro le discriminazioni alla Fiat di Pomigliano, dove per essere riassunti in fabbrica non bisogna essere iscritti alla Fiom; anzi va in pellegrinaggio nello stabilimento per elogiare Marchionne. E Bersani, noto progressista, dice: “Il modello per mia figlia non è Belén, ma la Fornero”. Povera ragazza: sarà in lacrime.

Il Fatto Quotidiano, 19 Febbraio 2012

21 febbraio 2012

Ciao amici, dopo le lezioni e la seduta atletica di ieri mattina, oggi le ragazze hanno tirato un paio di ore. Tutto è andato in maniera tranquilla, spero le ragazze riescano a migliorare la loro performance individuale e ad eliminare gli errori commessi durante i gironi a Tauber.
Ieri pomeriggio ho fatto una bellissima passeggiata lungo la spiaggia di fronte all'hotel; splendeva il sole e il contrasto tra la sabbia, la neve e il parecchio ghiaccio che c'è ancora in mare creava un effetto molto bello. Dopo assieme alle ragazze siamo andati a fare una passeggiata nella cittàa vecchia di Danzica,assolutamente bella!!!! Vi posto alcune notizie su questa bellissima città polacca trovate su google.

Danzica è la città della rinascita della Polonia,la culla di una nuova era, nata dalle lotte operaie e politiche,lotte che hanno portato la nazione a proiettarsi con forza verso il proprio futuro.
I ricordi della città ritornano in mente,immagini televisive degli anni 80 che oggi evocano un periodo storico importante, quello di Lech Walesa e della sua Solidarnosh, punto di partenza della nuova Polonia. Immagini storiche, che rappresentavano una città quasi in bianco e nero, con un panorama fortemente industriale e operaio. le lotte operaie hanno portato la citta a crescere in mille colori e a farla conoscere a tutto il mondo.
Oggi si conosce la bellezza del centro storico di questo luogo simbolo della nazione, la cultura e il senso di identità nazionale di Danzig, come un tempo veniva chiamata.
La città è situata nella costa a sud del mar Baltico, posizione di storica importanza sin dal medioevo, che oggi condivide con il vicino porto di Gdynia. era questo un periodo di sviluppo commerciale e marittimo, tanto che l'allora Danzica, parte della potente Lega Anseatica, divenne uno dei maggiori centri di cantieri navali in Europa.
La storia di Danzica inizia verso il termine del X secolo, quando venne costruita una fortezza per ordine di Mieszko I di Polonia, nel cui interno andò sviluppandosi un cospicuo insediamento urbano.
Nel XV secolo l'allora Danzig venne riconosciuta come città autonoma sotto il sovrano Casimiro IV Jagellone.
L'Età dell'oro di Danzica, con il fiorire del commercio e della cultura, venne raggiunta durante il XVI secolo e il XVII secolo, questo grazie alle gesta della potente Lega Anseatica.
Nonostante le brutte esperienze provate dalla città nel periodo delle guerre mondiali e del cominismo sovietico, la storia moderna di Danzica, si concentra in particolare nella secolare determinazione del popolo polacco e nelle vicende che hanno portato alla nascita del movimento sindacale di Solidarnosh.
Ricordiamo infatti che tramite questi movimenti operai rappresentati dal leader Lech Walesa, la Polonia vide la nascita di una nuova Era rinascimentale e nel 1989 portò alla caduta della pressione del regime comunista e ad un nuovo cammino tutto europeo.

lunedì 20 febbraio 2012

20 febbraio 2012

Io sono qui, sono venuto a suonare, sono venuto ad amare e di nascosto a danzare!!!


domenica 19 febbraio 2012

20 febbraio 2012

Ciao, buongiorno da Danzica, il cielo e' coperto ma scende qualche fiocco di neve, piccolo piccolo, ma sempre bello da vedere. Tra poco andiamo alla "scuola di fioretto" di Danzica. La bellissima struttura costruita pochi anni fa, solo per la scherma.
Ciao

19 febbraio 2012

Ciao amici, un saluto da Danzica, siamo arrivati all'ora di pranzo nella bella città polacca; domani mattina leggera seduta di preparazione fisica e lezione.
Ciao

sabato 18 febbraio 2012

18 febbraio 2012

Ciao con la seduta di questa mattina abbiamo concluso il nostro allenamento a Tauber,; tutte le volte che possiamo alzare il nostro standar di allenamento il lavoro è positivo. Mi auguro, che per il bene della Federazione Giapponese riflettano su questa considerazione. Domani andremo a Danzica, dove venerdi e sabato ci sarà la gara individuale.
Ciao

giovedì 16 febbraio 2012

16 febbraio 2012

Ciao amici ecco la classifica a squadre(quella che vale per la qualificazione olimpica) dopo la prima gara di coppa a Tauber in Germania.

Italia 360
Russia 324
Korea del Sud 272
Polonia 214

Le prime 4 del ranking vanno al di là del Continente che rappresentano poi si qualificheranno una per Continente.

Usa 202
Ungheria 190
Giappone 174
Egitto 100

Queste al momento sono le 8 squadre qualificate, Gli Stati Uniti se la giocano con il Canada che ha 169 punti; L'Ungheria con la Germania che ha 180 punti e con la Francia che ne ha 174. Il Giappone se la vede con la Cina che ha 153 punti e l'Egitto con l'Algeria che ne ha 56 e la Tunisia che ne ha 52.
Mancano le gare di Marzo a Torino e a Budapest e poi sapremo chi parteciperà alle Olimpiadi di Londra.
Ciao

martedì 14 febbraio 2012

15 febbraio 2012

Ciao amici, oggi a Tauber piove ed è un peccato perchè si scioglierà tuttta la neve che aveva imbiancato il piccolo paesino tedesco; questa mattina gambe scherma e partita di pallavolo, nel pomeriggio assalti a 5 stoccate con le ragazze tedesche. Ieri sera siamo andati al Bowling e le rgazze si sono divise in 4 squadre da tre, hanno partecipato anche Emura San e Kato San, dando vita ad un acceso torneo!!!!!!!Ha vinto la squadra composta da Yuky, Kyomi e Naoko.
Ciao

14 febbraio 2012

Da : Il Fatto Quotidiano

Olimpiadi moderne, da Barcellona ’92
a Pechino 2008 un affare solo sulla carta

Secondo uno studio della East London University, i Giochi della quarta fase dell'era moderna sono presentati come opportunità di rigenerazione per la città che li ospita, ma finiscono col diventare uno spreco di risorse pubbliche e un ottimo affare solo per le speculazioni private.

Secondo l’analisi di Gavin Poynter, professore di scienze sociali alla East London University e direttore del centro di ricerca universitario LERI, le Olimpiadi moderne, cominciate ad Atene nel 1896, possono essere divise in quattro fasi: sulla prima (1896-1968) si hanno pochi dati a disposizione, della seconda (1969-83) si può dire che comincino a diventare una possibile fonte di guadagno grazie alla nascita delle sponsorizzazioni e dei diritti televisivi, della terza (dal 1984 al 1991) si può cominciare a parlare di un affare dal punto di vista commerciale, mentre la quarta (da Barcellona 1992) diventa “un vero e proprio business che, coinvolgendo in egual misura fondi pubblici e privati, comincia a generare corruzione”. Dai vari studi effettuati, emerge come i Giochi della quarta fase sono spesso presentati come opportunità di rigenerazione per la città che li ospita, ma finiscono invece col diventare uno spreco di risorse pubbliche e un ottimo affare solo per le speculazioni private. Quello che è analizzato nelle ricerche condotte dal LERI è l’eredità lasciata dalla Olimpiadi nelle ultime cinque città che hanno ospitato i giochi.

Barcellona 1992 è unanimemente considerata un successo sia da un punto di vista economico che d’immagine per la città catalana. In realtà non è proprio così. Se paragonata al resto della Spagna, si nota come Barcellona abbia beneficiato né più né meno delle altre città della crescita generale dovuta all’ingresso della Spagna nell’EU in quegli stessi anni. Anzi, in alcuni casi il processo di rigenerazione è stato “meno intensivo rispetto al resto del Paese, nello stesso periodo gli investimenti nell’area Madrid, grande la metà, sono stati due volte superiori” secondo la ricercatrice Mary Smith. E i 3 milioni di dollari di attivo del bilancio del comitato organizzatore non tengono conto delle spese pubbliche sostenute, i cui ricavi non hanno minimamente bilanciato i costi. E se è vero che il turismo è cresciuto, è altresì vero che i dati dimostrano come abbia cominciato ad aumentare due anni prima delle Olimpiadi. I prezzi delle case dal 1986 al 1992 sono aumentati fino al 240 per cento, costringendo molti abitanti ad allontanarsi dalla città. E per un porto turistico rilanciato alla grande, ci sono le due orribili torri Mapfre e Arts i cui costi di gestione sono in rosso.

Nel 1996 le Olimpiadi di Atlanta sono finanziate con un budget minimalista di 1,7 miliardi di dollari, per lo più proveniente da privati. I Giochi hanno sicuramente contribuito a rinforzare l’economia del settore terziario della città, ma dei 33 mila posti di lavoro creati per le Olimpiadi ne sono rimasti un decimo dopo due anni. Calcolando che anche dopo Barcellona 1992, Sidney 2000 ed Atene 2004 tutti i posti di lavoro temporanei non si sono tramutati in posti fissi, e la disoccupazione dopo un periodo di stallo è tornata a crescere ai livelli precedenti, Mary Smith ha concluso che “le Olimpiadi paiono essere un modo costosissimo di creare nuovi lavori temporanei”. Sidney 2000, a fronte di un bilancio in attivo con una spesa complessiva di 4 miliardi di dollari e di entrate per 2,5 miliardi, ha però sofferto di una costosissima sindrome dell’abbandono. Lo stadio giace per lo più abbandonato come una cattedrale nel deserto, e l’asta per l’assegnazione degli appartamenti ricavati dalla riconversione del villaggio olimpico è andata anch’essa pressoché deserta.

Anche Atene 2004 ha lasciato dietro di sé solo detriti. Secondo un’inchiesta del Daily Mail, ventuno dei ventidue siti olimpici di nuova costruzione sono rimasti inutilizzati dopo appena tre settimane dalla fine dei Giochi. E il costo di mantenimento di queste strutture costa al governo greco oltre 600 milioni di euro l’anno. Da aggiungere agli oltre 10 miliardi di fondi pubblici, sui 13 spesi in totale, utilizzati per le varie infrastrutture in vista dell’Olimpiade. Da notare anche che, nei tre mesi seguenti alla fine dei giochi, nella sola regione attica sono stati persi oltre 70 mila posti di lavoro, la maggior parte dei quali nell’edilizia. Difficile quantificare l’eredità dell’Olimpiade di Pechino 2008, con le stime dei costi che variano tra i 15 e i 40 miliardi di dollari. Di sicuro la crescita economica della città è diminuita negli anni post-olimpici. Come scrivono nella conclusione del loro report sull’eredità olimpica i ricercatori del LERI, le città che hanno ospitato le ultime cinque Olimpiadi “non hanno evidenziato benefici economici a lungo termine”.

Più facile evidenziare le perdite. Partendo dai costi della pista da bob di Cesana (61 milioni di euro), dei trampolini del salto di Pragelato (34 milioni) e dello stadio di freestyle di Sauze d’Oulx (8 milioni). Colate di cemento rimaste inutilizzate che sono i simboli del fallimento dell’eredità delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 e della via italiana alla realizzazione dei grandi eventi. Così come gli orribili stadi di calcio certificano l’inutilità delle spese faraoniche (un esborso di oltre 6 mila miliardi delle vecchie lire per le casse statali) effettuate per i Mondiali di Italia 90. Dagli appalti gonfiati – costi lievitati in media dell’84 per cento rispetto alle previsioni iniziali – per la costruzione di stadi poco funzionali e già da rifare, terminali di aeroporti abbandonati, alberghi finanziati e mai completati, stazioni ferroviarie utilizzate per soli otto giorni e sale stampa demolite dopo una sola partita, gli unici a guadagnarci furono i palazzinari coinvolti nello scandalo degli appalti d’oro.

Come a guadagnare dai Mondiali di Nuoto del 2009 di Roma furono solo i componenti della ‘cricca’ dei vari Anemone, Bertolaso e Balducci. L’eredità dell’ultima via italiana ai grandi eventi è una sequela di processi in corso, cantieri sotto sequestro, ipotesi di infiltrazioni camorriste, colate di cemento, abusi edilizi e devastazione del territorio. Per i Mondiali di Nuoto del 2009 furono spesi 400 milioni di euro di soldi pubblici: molti dei quali per la costruzione il Palazzo dello Sport progettato da Calatrava a Tor Vergata, i cui costi inizialmente erano stimati in 65 milioni e ora sono lievitati ad oltre 600. Ovviamente il centro di Tor Vergata non è stato completato in tempo e non è stato utilizzato per i mondiali di nuoto, disputatisi al Foro Italico. E adesso Alemanno usa il suo scheletro come fiore all’occhiello per la candidatura olimpica di Roma 2020.

14 febbraio 2012

Grandissimi Campioni, ho letto la vostra lettera di appoggio alla Candidatura di Roma Olimpica, e ho provato un senso di grande incertezza; ho avuto il piacere di fare il C.T. di varie specialità per la scherma Italiana durante 4 olimpiadi, conosco alcuni di voi, con alcuni ho parlato, di tutti voi ho ammirato le meravigliose gesta sportive!!! Siete l'esempio vivente di come si può arrivare al successso attraverso l'amore per lo sport, la serietà, l'onestà, la disciplina; avete saputo affrontare percorsi difficili, sconfitte, infortuni ma poi tutti voi avete dato all'Italia grandi emozioni e grande orgoglio. Vi devo dire che non ho condiviso la Vostra lettera( pur rispettandola, come bisogna rispettare le opinioni di tutti) perchè mai come in questo momento, secondo me, l'Italia aveva bisogna di apprendere da voi, cosa vuol dire sacrificio, senso di appartenenza e orgoglio italiano!!!!! Ho sentito molti di voi parlare di cultura di sociale, di quanto lo sport può essere d'insegnamento, quanto lo sport può rappresentare per i giovani e per una nazione...bene... avrei voluto leggere una lettera di grandissimi campioni che chiedevano al Comitato di ritirare la candidatura, perchè è impensabile che oggi la nostra Nazione possa pensare di affrontare una cosa del genere, credo assolutamente che le priorità per tutto il popolo italiano oggi debbano essere altre, i sacrifici che il governo italiano sta chiedendo sono enormi e pensare che se ne possano chiedere altri per una olimpiade diventerebbe veramente difficile da capire!!! Moltissimi di voi, sono padri e madri di famiglia e non credo proprio che non sappiate ciò che sta succedendo, siete personaggi pubblici "pensanti", non voglio pensare ancora all'atleta che vive in un suo mondo dorato...e che non sa quello che succede nella propria nazione....se leggo che Totti scende dal bus della squadra e va a parlare agli operai dicendogli di cosa hanno bisogno...bene...la risposta è lì...la gente ha bisogna di tornare a credere, deve riavere fiducia in tutto ciò che è ITALIA!!! Purtroppo, la storia ce lo racconta, gli ultimi grandi eventi in Italia, non sono stati un esempio di impidezza e la paura che una operazione olimpica superi i benefici e vada a gravare su uno stato in grande crisi non può non essere il pensiero di un governo serio.

Da italiano che vive di sport, avrei voluto vedere una Olimpiade in Italia, ma credo che questo sia il momento sbagliato e voi che siete una parte della storia sportiva di quasta nazione avreste dovuto, secondo me, dire no..ora non possiamo proprio!!

Scusatemi, se mi sono permesso di esprimere la mia opinione, ma proprio il grande rispetto e la grande ammirazione che nutro per tutti voi mi ha portato a scrivervi questa mia.



Andrea Magro

lunedì 13 febbraio 2012

14 febbraio 2012

Ciao amici, dopo il riposo di ieri, riprende oggi il programma di allenamento in vista della gara di coppa del mondo individuale di Danzica che ci sarà tra due settimane; questa prima settimana resteremo nel centro schermistico di Tauber per allenarci con le tedesche, mentre domenica ci trasferiremo in Polonia. Inizieremo questa mattina alle 10.oo con una seduta di preparazione fisica, con la scheda di lavoro preparata da Ito San. Nel pomeriggio lezione per appuntamento.
Ciao

14 febbraio 2012

IL GOVERNO VERSO IL NO ALLA CANDIDATURA DI ROMA PER I GIOCHI DEL 2020

Olimpiade, i dubbi di Monti
«Enormi i rischi di sforare»
Irritazione nell'esecutivo per le forti pressioni

ROMA - Il tempo e il silenzio dicono già molto, raccontano meglio di tante supposizioni lo stato d'animo di Mario Monti di fronte alla sfida olimpica. Svelano la fortissima convinzione del capo del governo che l'Italia non possa permettersi il lusso di lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Domani è l'ultimo giorno. Tokyo ha ufficializzato la discesa in campo, mentre la riserva sulla candidatura di Roma non è sciolta. Il verdetto non è stato pronunciato, è vero, ma salvo colpi di scena la Capitale non correrà per ospitare i Giochi Olimpici del 2020.

Troppi dubbi, troppe incognite. Troppi i soldi pubblici da investire per impegnare un Paese che ha appena imboccato la via d'uscita dalla crisi. Atene 2004 insegna che le Olimpiadi sono una grande occasione, ma anche un grande rischio: non è stato proprio con i Giochi che la Grecia ha fatto il primo passo verso il default? Anche Londra ha visto raddoppiare le sue previsioni di spesa e Monti, che da giorni soppesa i costi (certi) e gli incerti benefici in fatto di crescita e sviluppo, è orientato a negare la garanzia dello Stato per i 4,7 miliardi di spesa pubblica previsti e l'eventuale sforamento. Con la conseguenza che la mancata firma della lettera di impegno economico, da consegnare entro domani al Cio, farebbe decadere la candidatura. Ma poiché il pressing è fortissimo, nell'Italia che vuole i Giochi c'è anche chi confida in un ripensamento dell'ultima ora, magari con una firma in zona Cesarini. Resta il fatto che in ambienti del governo prevale lo scetticismo, il fastidio per il pressing su una questione ritenuta più d'inciampo che di incentivo alla corsa dell'esecutivo e la convinzione, nel merito, che il ritorno economico dell'evento sia stato, in molti casi, sovrastimato. «I rischi di sforare il budget sono enormi» è l'ossessione di Monti, che ha studiato con scrupolo l'esperienza di Londra e quella di Atene. E che ha «molto apprezzato», raccontano, le parole con cui un campione del calibro di Pietro Mennea ha definito «una follia» l'idea di candidare Roma in tempi di vacche magre. E poi, ragionano nell'esecutivo, come si fa a puntare sulle Olimpiadi quando non ci sono sufficienti risorse per finanziare la riforma del mercato del lavoro? Oggi il dossier olimpico, col suo delicato corredo di speranze e tensioni, approderà in Consiglio dei ministri, dove non mancano orientamenti favorevoli ma prevale la cautela. Monti ha invitato tutti a non sbilanciarsi e la sua squadra ha fatto un passo indietro, lasciando che sia il presidente a dare l'indirizzo decisivo.

Il premier ha ben chiaro l'impatto della scelta. Ha sentito quanto insistenti possano essere le pressioni della società civile - dal mondo dello sport a quello dell'economia - e sta valutando anche le mosse della politica. Le quattro mozioni a sostegno della candidatura presentate da Pd e Pdl, Terzo polo e Popolo e Territorio, lo hanno convinto a prendersi un supplemento di riflessione: salvo la Lega Nord, i partiti sono per il sì. Ma nessuno, su questo può contare il premier, farà le barricate per imporre i Giochi. Dal Pdl Monti ha avuto rassicurazioni sul fatto che il partito accoglierebbe di buon grado anche una decisione negativa. E la stessa comprensione è certo di ottenere dal Pd.

Di ben diverso tenore, in caso di rifiuto, sarà la reazione del sindaco Gianni Alemanno, ma anche questo il capo del governo lo ha messo nel conto. La tensione tra Campidoglio e Palazzo Chigi è alta, sembra che il premier sia a dir poco irritato per la caparbietà con cui il primo cittadino lo ha tirato per la giacca, gridando urbi et orbi il suo ottimismo («Sono fiducioso») e arrivando ad annunciare, via agenzie di stampa, un incontro che per la presidenza del Consiglio non è mai stato in agenda. In serata con un brusco comunicato Palazzo Chigi chiarisce che «non c'è mai stato alcun incontro in programma». Né ieri, né oggi. Ma il Campidoglio insiste.

Monica Guerzoni14 febbraio 2012 Corriere della Sera












.

13 febbraio 2012

di Marcello Adriano Mazzola , da : Il Fatto Quotidiano

Povera stampa

Ma se questo curioso e contraddittorio Paese avesse avuto una “stampa” libera, non occultamente schierata, e un giornalismo degno di questo nome, avremmo avuto una “democrazia sospesa” (che purtroppo in parte ancora abbiamo)? Avremmo avuto a lungo una democrazia narcotizzata, adulterata, anestetizzata, dopata, emaciata?

Mi pongo spesso questa domanda e certo non sono il solo. Per “stampa” intendo in senso lato anche le Tv, strumenti che condizionano ancor di più il pensiero comune, e di conseguenza l’azione comune. Non ultimo, il voto popolare.

Nessuna analisi sociologica da par mia, anche perché non ne avrei la competenza. Sarebbe peraltro, tra le tante, l’ennesima analisi. Solo uno spunto di riflessione per giungere a comprendere quale sia lo stato attuale dell’arte della libera informazione in Italia.

L’art. 21 della nostra sacra Carta costituzionale recita che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Sicchè tutti dovrebbero essere pure messi nelle condizioni di poterlo manifestare.

I principi fondamentali hanno un senso compiuto solo ove siano realizzati i presupposti. Quanto alle televisioni, la nostra pur recente storia ci insegna che forse non è così, essendosi realizzato il duopolio Mediaset/Rai, il primo espressione del pensiero unico (a parte qualche brillante eccezione, Le iene etc.). Il secondo ostaggio politico (con spartizione di poltrone) del governante di turno, con sacrificio integrale (o quasi) del servizio pubblico (il canone però lo devi pagare, perché è “un tributo come gli altri”… E chi non possiede la Tv?…).

Il beauty contest sull’assegnazione delle frequenze tirato fuori dal cilindro del ministro Passera conferma il vergognoso tentativo di voler continuare a mantenere il duopolio, in danno degli italiani. Danno non solo economico ma anche morale. Morale nel senso più ampio possibile. Tanto appunto come libertà di formarsi una morale, quanto appunto come danno che investa la sfera “morale”.

Quanto ai periodici direi che non siamo messi meglio. Anzi. Siamo costellati di giornali schierati, con giornalisti asserviti dai direttori, i quali sono a loro volta esecutori di pochi editori, ergo gruppi di potere, che dettano e impongono la linea del giornale.

A parte qualche raro esempio di libera espressione del pensiero e di alta espressione di giornalismo – come stile, lessico, ricercatezza, originalità – che si può trovare in molti giornali (dalla Stampa sino anche a Libero), occorre evidenziare come il panorama sia desolante e preoccupante. Le classifiche internazionali (Reporter sens frontière Rsf ci pone per il 2011/12 al 61° posto) svelano dati preoccupanti.

Sia ben chiaro, i giornali (e anche le TV) possono essere schierati ma devono dirlo apertamente e non farlo subdolamente, goccia dopo goccia, alterando il pensiero del lettore e dell’ascoltatore, instillando la falsa verità come verità assoluta. I giornali e le Tv di partito possono operare ma devono farlo in un regime di libera concorrenza (al riguardo si richiama il premier Monti alla piena realizzazione del suo mantra pensiero).

Mi pare che in tale mercato (delicatissimo e fondamentale per le sorti di una democrazia) ci sia tutto tranne che il libero mercato. Duopolio per le Tv e giornali drogati da sovvenzioni di Stato che, oltre a non essere utili per la democrazia, la minano depauperandola economicamente.

In tutto ciò occorre scriverlo, emergono rari esempi di libertà che nobilitano il giornalismo e rendono tutti noi più liberi. Il Fatto Quotidiano (ma anche Italia Oggi) è certamente tra i pochi per vari motivi. Intanto non è un “giornale di sinistra” come sento dire con superficialità e pregiudizio, appunto inculcato da altri giornali poco liberi. E’ un giornale libero nel senso più alto e fiero di esserlo. Non ha padroni e non gode di sovvenzioni. Offre la libertà a chiunque di scrivere e intervenire. Non fa sconti a nessuno (tranne ai suoi lettori…). E’ intransigente, spietato, rigoroso, nella ricerca delle fonti e nella cura della notizia. Ha un solo padrone: la verità.

Se lo si legge attentamente si scoprirà che è feroce con ogni partito politico e con ogni personaggio politico. Non è forte con i deboli ma è forte con i forti.

Incarna la libertà e questo nel nostro Paese è la minaccia maggiore. L’ultima notizia raccontata (il complotto del Vaticano) ne è l’esempio. Un giornale “devaticanizzato” è un raro esempio di libertà

13 febbraio 2012

di Massimo Cavallini da : Il Fatto Quotidiano

Cuba, mezzo secolo di embargo

Lo scorso 7 di febbraio ha compiuto mezzo secolo l’embargo statunitense contro Cuba. E giusto mi sembra, in questa storica ricorrenza, tornare a celebrarne gli indiscussi e duraturi meriti. “Indiscussi” nel senso che da molto tempo – con la pressoché unica, ovvia esclusione di quel mondo a parte, feroce e insieme patetico, che va sotto il nome di “esilio cubano” – nessuno ne discute, non solo la storica ingiustizia, ma anche la totale e ormai decisamente caricaturale incongruenza. E, nel contempo, “duraturi” perché del tutto evidente è come, a dispetto della (o, paradossalmente, grazie alla) sua intrinseca e arcaica stupidità, l’embargo sia in realtà destinato a restare tra noi ancora per molti anni.

Le ragioni di tanta resistenza non sono, in realtà, affatto enigmatiche. L’embargo sopravvive e sopravvivrà (di fatto, anzi, già è brillantemente sopravvissuto all’elezione d’un presidente, Barack Obama, che prima di diventar tale sempre si era dichiarato contrario) perché tanto il regime castrista, quanto le rappresentanze politiche dell’esilio cubano negli Stati Uniti, desiderano che sopravviva. Il primo per la semplice ragione che proprio nell’eroica resistenza all’assedio del “Golia del nord” vede le ragioni storiche della propria esistenza e la giustificazione di tutti i propri fallimenti. Le seconde, per ragioni specularmente opposte. Ovvero: perché anche per loro l’embargo è diventato un modo d’essere, un mestiere, una cattiva abitudine, il frutto avvelenato d’un neppure troppo occulto desiderio di congelare la Storia, per nascondere la realtà d’una sconfitta storica (quella del ’59) le cui più profonde ragioni si rifiutano – per un istinto di sopravvivenza analogo a quello del regime che affermano di combattere – di analizzare ed accettare.

Ma l’embargo sopravvive a se stesso e all’ovvia assurdità della propria esistenza soprattutto perché Cuba è ormai diventata, per il governo degli Stati Uniti d’America, un problema di politica interna. Laddove, ovviamente, al termine “politica” s’attribuisce il meno nobile e più meschino dei suoi possibili significati. A determinare la politica cubana degli Usa è ormai – svanito anche il ricordo degli anni della Guerra Fredda e della “minaccia sovietica” – soltanto il desiderio di accaparrarsi i voti d’uno Stato, la Florida, divenuto fondamentale (ricordate la farsa dell’anno 2000?) in ogni competizione presidenziale. E nel quale da sempre fondamentale, soprattutto nella contea di Miami-Dade, è il voto dei cubani dell’esilio. Non è un caso che, proprio nel pieno della Guerra Fredda, gli Stati Uniti abbiano messo in campo, prima con Gerald Ford e poi con Jimmy Carter, i due unici seri tentativi di normalizzare le relazioni con Cuba. Il primo interrotto dall’intervento cubano in Angola (1975), il secondo (1980) dalla vicenda del Mariel (il biblico esodo di 130.000 cubani dall’omonimo porto).

Un terzo momento di possibile apertura – caratterizzato da un interessante e aspro confronto tra l’ala dura e l’ala “aperturista” dell’esilio – venne stroncata nel 1996 dall’abbattimento (quasi certamente in acque internazionali) di due arei Cesna de “los Hermanos al Rescate” (un gruppo dedito al salvataggio dei “balseros” che tentano su barche improvvisate di attraversare lo stretto della Florida per abbandonare Cuba) da parte dell’aviazione cubana. Quattro persone (cubane d’origine, ma con cittadinanza Usa) morirono. E, con loro, morì la speranza di modificare la pietrificata realtà delle relazioni tra Cuba e gli Usa. Meno d’una settimana dopo l’abbattimento dei Cesna, il Congresso Usa approvò (e Clinton entusiasticamente firmò) la cosiddetta legge Helms-Burton (da Jimmy Carter definita “la più stupida mai approvata negli Stati Uniti d’America”). O, più esattamente, quel Cuban Liberty and Solidarity Act che trasformava l’embargo – fino ad allora soltanto un decreto presidenziale – in una legge federale ed in una aberrante violazione del diritto internazionale (tanto aberrante che alcune delle sue più impresentabili parti vengo ogni anno, da sedici anni, “sospese” con decreto presidenziale).

Questo è oggi l’embargo contro Cuba. Un frammento di passato, un malcostume alimentato dalla propria impudicizia. Una prova di anacronistica imbecillità, se giudicata col metro della politica internazionale. Una testimonianza di opportunismo, se giudicata col metro della politica interna Usa. E una ormai grottesca fonte (per la più grande potenza del mondo) di periodiche brutte figure in quel dell’Assemblea Generale dell’Onu dove, da ben oltre un decennio, ogni anno viene approvata con soverchiante maggioranza (194 contro 2, l’ultima volta) una mozione di condanna dell’embargo.

La domanda, da mezzo secolo a questa parte, è: fino a quando?

domenica 12 febbraio 2012

12 febbraio 2012

Ciao amici, un saluto da Tauber. E' da poco finito il week end di gare; volete sapere se sono soddisfatto?...No non lo sono!!! Forse sbaglio ma sento questo!!!! Nella gara individuale 5 ragazze sono entrate nel tabellone delle 64; poi la Ikeata ha perso dalla Errigo 15 a 10, la Mori ha perso dalla Batini 15a10, la Matsuky ha perso dalla Salvatori 15a11 e la Wada ha perso dalla korobeynikova 15a11. La Sugawara ha vinto il primo con la cinese Liu 15 a11 e poi ha perso dalla russa Deriglazova 15 a 5. Non abbiamo tirato bene, e le ragazze nel primo giorno di gara, durante i gironi, hanno fatto molti errori che hanno compromesso il loro posizionamento nel tabellone del giorno dopo.
Oggi abbiamo conquistato il 9 posto nella gara a squadre, non siamo riusciti a battare la Francia per entrare nelle prime 8. Abbiamo perso 45 a35, avevamo iniziato bene chiudendo in testa il primo matche e tenendoci a contatto fino al terzo match, poi un parziale subito di 5ao da parte della Nishioka ha permesso alle francesi di staccarci e non siamo più riusciti a riprenderle. Per i piazzamenti dal 9 al 16 abbiamo battuto il Brasile 45a20, la Gran Bretagna 28a17 e l'Ukraina27a21. La Cina che aveva perso per entrare nelle 8 dall'Ungheria, poi ha perso anche dall'inghilterra chiudendo quindi all'13 posto. Abbiamo guadagnato ancora un paio di punti in chiave qualificazione olimpica, le gare ora restano solo 2 e sono circa 20(non ho fatto i conti precisi....)i punti di vantaggio...londra è davanti a noi....ma non sono soddisfatto voglio di piu'!!! Sbaglierò?...Forse si...ma voglio di più!!!Ciao

giovedì 9 febbraio 2012

9 febbraio 2012

Ciao amici, un saluto da Tauber, domani mattina alle 9 inizia la prima gara di coppa del mondo della stagione 2012, la stagione che si concluderà con le olimpiadi di Londra. Riuscire a partecipare alle olimpiadi sarebbe per la squadra del fioretto femminile giapponese un traguardo storico; mai le ragazze hanno partecipato alla gara a squadre e per tutti noi sarebbe un risultato che ci darebbe grande gioia e che premierebbe il grande lavoro, il grande impegno e la grande passione che tutte le componenti della Federazione Nipponica hanno messo in questa avventura. Per riuscire a conquistare il Pass olimpico dovremo riuscire a restare davanti alla Cina nelle tre gare a squadre che mancano alla chiusura della qualificazione. Tauber, Torino e Budapest, ieri ho assistito alll'allenamento cinese e ho visto che hanno richiamato la Zhang; anche loro tentano il tutto per tutto, come noi abbiamo fatto chiedendo alla Sugawara di aiutarci, per conquistare la qualificazione.
Sarà difficile, ma dobbiamo nutrirci dei risultati ottenuti fino a qui e cercare di migliorarci stoccata dopo stoccata!! Essere riusciti a battere la Cina sia nei campionati asiatici sia ai giochi asiatici ci ha dato sicurezza e convinzione, le vittorie in coppa del mondo con la Francia e la sconfitta per poche stoccate ai mondiali con l'Ungheria ci devono dare la forza per proseguire e conquistare il nostro traguardo.
Questa mattina lezione e poi riposo, nel pomeriggio controllo delle armi e poi....aspettiamo il suono delle lame!!!
Ciao

lunedì 6 febbraio 2012

6 febbraio 2012

Ciao amici , un saluto da Tauber, siamo arrivati da poco, una cenetta in stile alemanno e a nanna, il viaggio è stato lungo. Vi aggiorno sui risultati delle cadette alla maratona di Parigi, sono felice una buona gara per le ragazze giapponesi.
1 MIYAWAKI
5 YANAOKA
11 MUKAI
12 NARA'
14 UMESTU
16 NISIOKA
17 OGATA
31 ASANO

Ciao

domenica 5 febbraio 2012

5 febbraio 2012

Ciao amici, domani partiamo destinazione Tauber, prima gara di coppa del mondo della stagione, venerdì e sabato gara individuale poi domenica gara a squadra. Nel tabellone delle 16 noi tireremo con la Francia o con la Germania; la Cina( con la quale ci giochiamo le olimpiadi) andrà su Ungheria o Stati Uniti !!!
mandi

5 febbraio 2012

Da il Fatto quotidianio:
ROMA 2020, Monti allontana le Olimpiadi.

Pescante: “Dannosa indecisione del governo”

La candidatura della capitale italiana ad ospitare tra otto anni i Giochi olimpici rischia di morire prima di essere ufficiale. Il vicepresidente del Cio: "Se continuiamo ad avere questo ritardo nella decisione dell'esecutivo sulla possibilità di organizzare la manifestazione, la situazione si farà sempre più difficile"
Mario Pescante, Gianni Petrucci e Gianni Alemanno
Se fino al mese scorso le agenzie di scommesse la consideravano favorita per ospitare le Olimpiadi 2020, ora Roma è scesa in graduatoria al terzo posto, dietro Tokyo e Madrid. E le parole pronunciate ieri da Mario Monti durante l’intervista a Repubblica Tv non aiutano certo la candidatura italiana. “Il governo prenderà una decisione al riguardo nei tempi stabiliti, e cioè entro metà febbraio – ha detto il Presidente del Consiglio, ribadendo la posizione espressa settimana scorsa al termine del Consiglio dei Ministri – E quindi, siccome il tema è così importante, non mi sembra giusto darvi nessuna anticipazione, che sia positiva o negativa”. Sui tempi ci siamo: i termini previsti dal Cio (Comitato Olimpico Internazionale) per presentare la lettera formale contenente le garanzie economiche a sostegno della candidatura scadono infatti il 15 febbraio (Il 23 maggio il Cio stabilirà le candidature accettate e il 7 settembre 2013 sarà presa la decisione finale). Il problema è che aspettare fino all’ultimo per presentare la candidatura rischia di rivelarsi controproducente per il fronte del sì, tant’è che il presidente del Coni Gianni Petrucci ha parlato di “spasmodica attesa”. In ballo non c’è solo il prestigio e il potere dell’Italia all’interno del Cio, ma anche diversi miliardi di possibili investimenti.

Gli entusiasti dell’Olimpiade considerano che mai come oggi l’Italia è ben rappresentata all’interno delle stanze dei bottoni, con 5 membri nel Cio, di cui è vicepresidente Mario Pescante, presidente del Comitato Promotore Roma 2020. E che le Olimpiadi sarebbero l’ultima possibilità di organizzare un evento sportivo nel nostro paese per diversi anni. Per questo avevano accolto con favore i risultati dello studio di fattibilità su costi e ricavi elaborata dalla commissione Fortis, che il 12 gennaio ha illustrato quanto segue. Costo totale dell’operazione di 8,2 miliardi, di cui: 3,5 dai contributi del Cio, biglietti, sponsor, diritti tv e ricavi da valorizzazioni immobiliari; 4,7 di investimenti pubblici, coperti da maggiori entrate erariali. Massimizzazione dell’utilizzo di strutture esistenti, già pronte per oltre il 70 per cento. Poi è stato calcolato che per ogni euro di spesa pubblica ne dovrebbero rientrare 3,5 di Pil, che aumenterà di 17,7 miliardi dal 2012 al 2025 con una crescita dell’1,4 per cento. Nello stesso periodo ci saranno 170mila posti di lavoro in più distribuiti sul tutto il territorio nazionale: 12mila di media all’anno con picco di 29mila posti nel 2020.

La mozione contraria è invece ben riassunta dalla nota rilasciata ieri dal senatore dell’Idv Stefano Pedica, che ha anche presentato un esposto alla Procura della Repubblica. “Dopo le esperienze di illegalità, che ha portato nei tribunali tante persone tra politici e imprenditori, di Italia 90 e dei mondiali di nuoto del 2009, dare il via libera alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 in una fase di grande crisi economica significherebbe far vincere di nuovo l’illegalità. Basta pensare al rapporto costi-benefici per capire che questa operazione tornerebbe a vantaggio solo delle solite ‘cricche’ – afferma il senatore -. La spesa per organizzare le Olimpiadi si aggirerebbe intorno ai 12 miliardi, parte dei quali uscirebbero dalle tasche dello Stato. I benefici, invece, non supererebbero i 3,5 miliardi. (…) Un Paese sull’orlo del baratro, ad esempio, perché dovrebbe spendere più di quello che può guadagnare per organizzare una manifestazione sportiva? Monti sia responsabile, non firmi (…) I cittadini apprezzeranno questa decisione e il comitato ‘No Olimpiadi’ s’impegnerà per far capire a tutti l’inutilità di questa operazione in un momento così delicato per i giovani e le famiglie”.

Nel mezzo, le parole pronunciate ieri da Monti, che invita ad aspettare. A stretto giro di posta, è arrivata la preoccupata dichiarazione di Mario Pescante, vicepresidente del Cio e presidente del comitato promotore. “Se continuiamo ad avere questo ritardo nella decisione del governo sulla candidatura di Roma, la situazione si farà sempre più difficile – ha detto in un’intervista a Radio Vaticana -. Questo ritardo potrebbe dare l’impressione ai membri del Cio che su Roma non ci sia un grande consenso (…) I last minute vanno bene per acquistare un biglietto aereo, non certo in questi casi”. Inoltre Pescante ha smentito l’ipotesi che la consapevole indecisione del premier fosse dovuta a pressioni tedesche. “Ho avuto modo di sondare i membri tedeschi del Cio, e non è vero, come hanno riportato alcuni mezzi d’informazione, che loro siano pronti a decidere in favore della Turchia perché in Germania votano mezzo milione di turchi: queste sono valutazioni politiche che vanno bene per un expò non per le Olimpiadi. Roma ha ottime possibilità di riuscire, ma bisogna decidere in fretta”. Ma, come fanno notare autorevoli commentatori, il vocabolario scelto da Monti quando ha parlato di “tema così importante” lascerebbe trasparire una certa dose di ironia che certifica una presa di distanza del governo dal progetto Olimpiadi. Entro dieci giorni sapremo come andrà a finire.

Il Fatto Quotidiano 5 febbraio 2012


Ciao amici, che dire.......da uomo che vive di sport l'idea di una olimpiade in Italia non può che rendere felici ed emozionati, anche se io lavoro per il Giappone(che con la candidatura di Tokyo è un autorevole candidata), ma è innegabile che la situazione in Italia è veramente critica, e credo che le priorità oggi siano veramente altre, penso che per il Governo chiedere sacrifici agli italiani sia veramente difficile, chiederli per una olimpiade sia difficile da spiegare!!!
Da Italiano mi piacerebbe che questa fosse la chanche per dimostrare che siamo un popolo fatto anche da gente onesta e che siamo in grado di organizzare grandi eventi anche senza fare i disastri fatti con Italia 90 e i mondiali di nuoto di Roma...ma sinceramente non mi fido , i fatti ci hanno smentito e reso gli italiani diffidenti!!!!!
Bisognerebbe fare tutto con un controllo totale di ogni singolo lavoro, di ogni singolo appalto...con le porte delle celle belle aperte pronte ad ospitare chi sgarra!!! E' triste pensare così...ma è la nostra realtà!!!!
Devo esprimere un'opinine?...No , con grande malincuore, ma no!!!!...voi direte ma chi te l'ha chiesta? Nessuno ho solo voglia di esprimerla....tanto sono altri a decidere, e credo che con coscenza pondereranno le priorità per la nostra Nazione.
Ciao

sabato 4 febbraio 2012

5 febbraio 2012

Ciao amici, ecco i risultati delle giapponesi alla gara di coppa del mondo under 20 di lyone: si sono qualificate per il tabellone delle 64 la Sunayama, che poi ha perso dalla francese Ranvier 15a5.La kurachi che poi ha perso dall'americana Coryat 15a6. La Fukuda che poi ha perso dall'italiana Calissi 15a8. La Nishida che poi ha perso dalla francese Mana 15a6. La Nakanashi che poi ha perso dalla francese Luminet 15a8. La Takahashi che ha vinto con la tedesca Knauer e poi nel tabellone delle 32 ha perso dall'italiana Orsolini per 15a9. La Sanada che ha vinto con la francese Zakarani e poi nel tabellone delle 32 ha perso dalla tedesca Nehl 10a6. La Oshi che ha vinto con l'olandese Noe 15a 11 e poi ha perso dall'italiana Calissi per 15a3. Per la cronaca doppietta italiana, prima Calissi, seconda Volpi. Aspetto i risultati dalla maratona di Parigi per le cadette.
Ciao buona domenica

4 febbraio 2012

venerdì 3 febbraio 2012

4 febbraio 2012

Ciao amici, con la doppia seduta di ieri abbiamo terminato l'ultima settimana di allenamento prima dell'esordio in coppa a Tauber. Ieri mattina assalti controllati a 15 stoccate e nel pomeriggio due match a squadre. Ora sabato e domenica liberi, questa mattina piscina facoltativa, poi lunedi mattina partiamo per le terre tedesdche. Venerdi e Sabato gara individuale e domenica gara a squadre, il nostro duello con la Cina riprende...obiettivo Londra!!!!
Ciao

giovedì 2 febbraio 2012

2 febbraio 2012

Ciao amici, oggi doppia seduta, al mattino preparazione fisica, al pomeriggio girone a 5 stoccate (8 atlete presenti) e eliminazione diretta. Un buon lavoro, i compiti a casa...stanno quasi per finire...tra poco inizieranno i compiti in classe!!!
Ciao

2 febbraio 2012

Complimenti Sig. Zeman, grazie per il suo calcio, grazie per il suo coraggio e la sua integrità, grazie perchè con lei il calcio è ancora sport e spettacolo, voglia di vincere proponendo qualcosa di più dell'avversario, sapendo che si può anche perdere!!
Grazie.

2 febbraio 2012

Una legge sulla responsabilità giuridica dei partiti. Il Fatto Quotidiano raccoglie le firme


Il gruppo parlamentare del Pd ha espulso all’unanimità il senatore Luigi Lusi che ha confessato di aver svaligiato la cassa della fu Margherita e ha provato a patteggiare 1 anno per appropriazione indebita, ma fortunatamente la Procura di Roma ha risposto picche perché la pena è “incongrua”. Vedremo quale congrua la sanzione infliggerà a Lusi la mitica Commissione di garanzia del Pd (quella che è riuscita a non espellere nemmeno Penati, accontentandosi della sua autosospensione).

Ma, quale che sia la punizione, i partiti non possono cavarsela così. Il vero scandalo non è quel che ha fatto Lusi, ma il sistema che l’ha reso possibile. Lo scandalo sono i partiti morti che restano in vita solo per incassare i rimborsi elettorali, che seguitano ad affluire anche se i partiti non esistono più e dunque non corrono alle elezioni. Lo scandalo sono i rimborsi assegnati per cinque anni anche se la legislatura ne dura due. Lo scandalo sono i “rimborsi” stessi: finanziamenti pubblici mascherati, in barba al referendum del ’93, che non coprono le spese sostenute dai partiti per le campagne elettorali, ma vengono assegnati “a prescindere”, senza l’ombra di una pezza d’appoggio.

Infatti i partiti spendono 1, incassano 4 e il resto di 3 lo mettono in banca,o lo investono in speculazioni immobiliari o finanziarie in Tanzania (vedi Lega), oppure se lo intascano (vedi Lusi). Insomma regna la più assoluta anarchia, dove ciascuno fa quel che gli pare senza che nessuno controlli nulla. A giudicare su eventuali irregolarità è il “foro domestico” delle commissioni parlamentari: e lì una mano lava l’altra. Nel 2008 i revisori dei conti di Camera e Senato, esaminando i rendiconti dei partiti sui “rimborsi elettorali” 2006, stabilì che erano quasi tutti irregolari. Ma non accadde nulla e non pagò nessuno. Eppure si tratta di soldi pubblici (e parecchi: 1 miliardo a legislatura).

E’ dal 1948 che si attende una legge sulla responsabilità giuridica dei partiti (il primo a proporne una fu don Luigi Sturzo), che li obblighi a rispondere della loro gestione patrimonial-finanziaria e del rispetto della democrazia interna (tesseramenti, congressi, candidature, gruppi dirigenti, organi di garanzia), con regole severe e sanzioni efficaci. In Germania il partito neonazista Npd è praticamente fallito perché il Bundestag gli ha sospeso il finanziamento pubblico (300 mila euro) e gli ha affibbiato una supermulta di 2,5 milioni (nel 2006 gliene aveva appioppata una da 1,7 milioni) per gravi irregolarità contabili che hanno pure portato in carcere l’amministratore.

Da oggi, sul sito del Fatto, raccogliamo firme per proporre una legge analoga anche in Italia, basata sui seguenti principi irrinunciabili.

1. I rimborsi elettorali non possono superare un certo tetto e devono essere erogati solo a fronte di fatture e ricevute che documentino le spese effettivamente sostenute in ogni singola campagna elettorale.

2. I partiti possono ricevere finanziamenti da imprese o soggetti privati (non da società pubbliche o miste), purchè li registrino a bilancio e li dichiarino sul sito internet delle Camere quando superano la soglia dei 5mila euro l’anno (quella vigente prima del colpo di spugna del 2006, che la elevò addirittura a 50 mila).

3.Chi riceve contributi da aziende pubbliche o miste di qualsiasi importo, oppure da aziende o soggetti privati superiori ai 5 mila euro senza denunciarli, commette reato di finanziamento illecito. Ma incorre anche in sanzioni amministrative (affidate non più all’”autodichia” delle Camere, ma alla Corte costituzionale): per il singolo parlamentare, l’immediata decadenza dal mandato e la perpetua ineleggibilità e interdizione dai pubblici uffici; per il partito, che risponde per responsabilità oggettiva anche in caso di condotte infedeli dei suoi amministratori, una multa salata e la revoca di tutti i rimborsi elettorali relativi all’ultima campagna. In queste ultime sanzioni incorrono anche i partiti che non rispettano le regole di democrazia e trasparenza interna.

da Il Fatto Quotidiano del 2 febbraio 2011

2 febbraio 2012

In galera, in galera dovete andare...ma poi bisogna buttare via le chiavi!!!!!!!!!!!

Margherita, dieci anni di bilanci “segreti”
nella gestione di Lusi e Rutelli


L'ex sindaco di Roma prometteva "trasparenza" nella destinazione di circa 20 milioni di euro rimasti nelle casse del partito che non esiste più dal 2007 (ma continua a ricevere "rimborsi elettorali"). Ma da Parisi a Neri, chi ha chiesto di vedere i conti si è scontrato contro un muro
Francesco Rutelli aveva promesso “massima trasparenza nella destinazione di fondi della Margherita”, un tesoretto di circa 20 milioni di euro, uscendo dall’assemblea federale del partito il 20 giugno 2011. Invece in questa storia di trasparenza non ce n’è affatto. Dall’inizio alla fine, con il tesoriere Luigi Lusi, attuale senatore del Pd, indagato per aver usato parte di quei soldi per fini privati, compreso l’acquisto di una casa nel centro di Roma. E passando per il fatto che la Margherita non esiste più come partito dal 2007, ma ha continuato a percepire rimborsi elettorali anche in questa legislatura, iniziata l’anno successivo, e fino al 2011.

A proposito di trasparenza, in quell’assemblea federale dell’estate scorsa a Roma non fu neppure possibile leggere con la dovuta attenzione una copia del bilancio del partito. E sui 398 aventi diritto, pare che la convocazione sia arrivata a non più una ventina di persone, tanto che su questo è in corso a un processo civile a Roma, seguito alla denuncia, tra gli altri, di Renzo Lusetti, Rino Piscitello, Enzo Carra e Gaspare Nuccio. Alla fine si presentarono appena una dozzina di esponenti del partito. E dire che l’ordine del giorno era allettante: l’assemblea doveva decidere proprio la destinazione di quella montagna di soldi. Sul tavolo c’era anche la proposta di distribuirli per il 50 per cento ai terremotati dell’Aquila e per l’altra metà ad associazioni come Emergency e Medici senza frontiere. Perché dal primo all’ultimo euro si trattava di fondi dello Stato, erogati come rimborsi elettorali, e non di quote del tesseramento o di donazioni private.

A proporlo era stato Luciano Neri, responsabile della Circoscrizione estero del partito, che oggi ricopre lo stesso incarico nel Partito democratico. “Chiesi di avere il bilancio, ma Lusi si oppose”, ricorda Neri. “Si inalberò, minacciò le dimissioni perché non ci fidavamo di lui. Alla fine fu possibile leggere una copia del bilancio messa a disposizione di tutti, ma per un tempo limitato, che rendeva impossibile un’analisi seria”. Francesco Rutelli è il presidente dell’ormai ex partito, Enzo Bianco è presidente dell’Assemblea. Nessuno dei due si spende per accogliere la richiesta di trasparenza. Chi vuole vederci chiaro è invece Arturo Parisi, attuale leader referendario. “Chiesi un approfondimento del bilancio”, afferma, “perché c’erano voci opache e ampie. Non votai il bilancio preventivo”, continua, “e l’assemblea fu sospesa finché non si decise la formazione di un organismo che approfondisse successivamente. Ma questo organismo non si è mai riunito”. Già intorno al 2003 Parisi se n’era andato sbattendo la porta dall’Ufficio di tesoreria del partito, perché non gli venivano forniti i documenti necessari a esercitare un vero controllo sui conti. Il tesoriere era sempre Lusi, il presidente era sempre Rutelli. Risultato, ancora oggi non si sa a quanto ammonti esattamente il patrimonio rimasto nelle casse del partito.



Questo è il clima in cui matura lo scandalo del senatore Lusi, che avrebbe già ammesso le proprie responsabilità di fronte ai magistrati di Roma e si sarebbe detto pronto a restituire il denaro. Per di più, il tutto avviene in un partito fantasma, sciolto nel 2007 in vista del matrimonio con i Ds per dare vita al Pd. Anzi, nel frattempo Rutelli è diventato presidente di una nuova formazione politica, l’Alleanza per l’Italia (Api), concorrente centrista del Pd.

E perché un partito che non esiste più continua ad avere (e ricevere) denaro? Il primo motivo è che quando nacque il Pd, i due partiti fondatori scelsero la “separazione dei beni”. I Ds avevano un grande patrimonio immobiliare – la storica eredità del Pci – ma un indebitamento superiore ai 100 milioni di euro; la Margherita, pur discendendo dalla Democrazia cristiana, era meno ricca, ma aveva i conti in ordine. Insieme nella politica, separati nei patrimoni, fu la decisione finale.

Il secondo motivo sta nella legge sui rimborsi elettorali. I soldi pubblici, calcolati sula base dei consensi ottenuti alle urne, vengono erogati in più tranche. Fino al 2011, la Margherita ha ricevuto le somme relative alla legislatura del 2006, calcolata per intero nonostante sia durata solo due anni. Il che sarebbe logico se si trattasse di un vero rimborso delle spese elettorali, un po’ meno se si pensa che questo finanziamento multimilionario non ha alcun legame con i costi effettivamente sostenuti per conquistare seggi alle elezioni. Naturalmente lo stesso vale per altre formazioni estinte, come i Ds, Forza Italia, An, Rifondazione comunista. A loro vanno i finanziamenti per le vecchie elezioni, e contemporaneamente i loro figli – il Pd e il Pdl – li ricevono per le più recenti.

mercoledì 1 febbraio 2012

1 febbraio 2012

Per amore della verità...crdono proprio che noi italiani siamo un popolo di ebeti...dovremmo fare qualcosa per dimostrare loro che non è così!!!!!

Tagli col trucco per la Casta

Sono applicati agli aumenti dei parlamentari

A fine mese la busta paga degli onorevoli sarà la stessa perché la riduzione riguarda solo l'aumento previsto per il passaggio al sistema contributivo. I risparmi sugli stipendi andranno in un fondo che sarà a disposizione degli stessi deputati
Sì al taglio dello stipendio dei deputati, ma la busta paga a fine mese sarà la stessa, non un euro di meno. Con ulteriore beffa finale, perché i frutti del (finto) risparmio andranno in un bel fondo che sarà a disposizione – guarda un po’ – degli stessi deputati. La riduzione di cui si parla è proprio quel taglio delle indennità che tiene banco da mesi tra mille polemiche, come segnale “in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”.

Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti. Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. “Ecco, noi siamo in linea con gli italiani”, è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra, paro paro. Non un euro di meno.

Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga.

Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, per farla breve, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo. Più che di un taglio, si tratta dunque della sterilizzazione di un aumento. E poi la vera beffa finale: i tagli agli stipendi non torneranno agli italiani. Quelle somme andranno in un fondo a parte. Per cosa? Per gli stessi deputati. Lo anticipa il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, che in serata ha spiegato “questi 1.300 euro che verranno tagliati saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati”. Insomma, quei soldi non usciranno mai da Montecitorio. Resta la magra consolazione della revisione del sistema dei rimborsi: finalmente dovranno essere motivati da ricevute. Ma anche qui c’è il trucco. Solo la metà di quelli presentati dovranno avere una giustificazione, l’altra no. Così si potrà decidere discrezionalmente cosa è opportuno farsi rimborsare e cosa invece è meglio lasciare senza indicazione della causale. “Un’operazione trasparenza non trasparente”, scrive il Sole24Ore di oggi in un corsivo.

Caustici, ovviamente, i commenti dei giornalisti cui il trucco non è sfuggito. “Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento. Provando a fare bella figura gratis davanti a tutti”, ragiona Franco Bechis sul suo blog. E sicuramente oggi risultano un po’ stonate le dichiarazioni di soddisfazione e gli annunci in pompa magna del corpus politico. A partire da quello di Gianfranco Fini che appena ricevuto il sì ha iniziato a cinguettare su Twitter “taglio del 10 per cento allo stipendio dei deputati presidente della Camera, vicepresidenti, questori e presidenti di commissione”. Un taglio, si è visto, a salve. E che dire di Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, che ieri ha parlato di “sacrifici per essere credibili”. Oppure di Guido Crosetto che sulla scorta del (finto) taglio ha invocato nuove e analoghe misure contro i privilegi parlamentari. “Il 2012 deve iniziare all’insegna della sobrietà per tutti gli italiani, ma soprattutto per i politici”, ha invece affermato il vice presidente del Fli, Italo Bocchino.

Ma la storia non è finita. Perché oggi sarà un’altra giornata di tagli strombazzati e annunci roboanti. Perché oggi al Senato tocca pronunciarsi su decisioni simili a quelle della Camera con l’approvazione del superamento del sistema dei vitalizi e la riduzione del 10 per cento di tutte le indennità aggiuntive di funzione, del Consiglio di presidenza e delle presidenze di Commissione. “Inoltre, opereremo sulle indennità dei parlamentari, sempre con tagli analoghi a quelli adottati a Montecitorio”, annuncia il senatore del Pdl Angelo Maria Cicolani, questore di palazzo Madama. “In questo modo – assicura Cicolani – il Parlamento ristabilirà un rapporto di assoluta credibilità con gli elettori e daremo una risposta concreta a chi chiede di ridurre i costi della politica in tempo di crisi”. Bene, si è visto come


A quando la ....sveglia!!!!!!!!!!!!!!!!!!