lunedì 30 giugno 2014

30 giugno 2014


Gay, la faccia tosta di Silvio Berlusconi

Qualcuno deve avergli spiegato che un sacco di elettori sono omosessuali, così adesso Silvio parla dei loro diritti. "Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti". Cercando di far dimenticare la sua indubbia omofobia. Provata da decine di dichiarazioni. Eccole

DI WIL NONLEGGERLO
"Vado a canonizzarmi perché mi sono ritrovato gay e di sinistra" (da Bruxelles, 22 marzo 2005)

"Mi hanno dato del mafioso e della persona poco per bene. Mi hanno detto di tutto, tranne che sono gay: e ogni tanto bisogna dimostrare di non esserlo" (21 maggio 2006)

"Gli uomini arrivano sempre dopo. Le donne hanno più intuito, quell'intuito tipicamente femminile che non hanno gli uomini e nemmeno i gay. Ma i gay sono tutti dall'altra parte, a sinistra" (6 febbraio 2007)

"Mi dicono di tutto, ci manca solo che dicano che sono gay" (14 giugno 2009)

"Meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay" (2 novembre 2010)

"Io non so dire di no, fortuna che nessun gay è mai venuto a farmi una proposta perché alla terza volta avrei chiesto di spiegarmi tecnicamente come si fa, e ci sarei stato" (14 dicembre 2010)

"Finché governeremo questo Paese, le unioni omosessuali non verranno mai equiparate alla famiglia tradizionale! Mai adozioni per le coppie gay!" (26 febbraio 2011)

"Tutti noi abbiamo un 25% di omosessualità. Ce l'ho anch'io, solo che dopo un approfondito esame ho scoperto che la mia omosessualità è lesbica" (16 aprile 2011)

"Mi hanno accusato di tutto: l'unica accusa che non mi hanno mai fatto è di essere gay" (20 ottobre 2011)

"Non ho nulla contro gli omosessuali, sia chiaro. Anzi ho sempre pensato che più gay ci sono in giro meno competizione c’è" (6 febbraio 2012)

"Con l'avvento della sinistra non vorremmo assistere all'apertura delle frontiere agli immigrati irregolari e alla proliferazione di matrimoni gay" (26 dicembre 2012)

"Le accuse dalla sinistra sono state tante, le uniche che mancano sono quelle di rubare i soldi agli italiani e di essere gay ... io comunque ho tanti amici gay, sono estremamente divertenti, simpatici ed intelligenti" (31 dicembre 2012)

domenica 29 giugno 2014

29 giugno 2014

Mondiali Brasile 2014: dopo il fallimento diamoci una nuova etica sportiva
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Da Il Fatto Quotidiano
Il post-Mondiale è stato peggio del Mondiale stesso. Dimissionispaccature, veleni, tutto in bella vista sulla piazza mediatica.
Nessuna autocritica, nessuna visione strategica, zero scenari costruttivi, né a breve né a lungo termine. Eppure sarebbe semplice trovare una risposta univoca al fallimento, risposta che dovrebbe mettere d’accordo tutti i contendenti (ora si molto combattivi) quelli in braghette e quelli in giacca e cravatta. Dentro i primi ottavi di finale c’è scritto tutto. Basta saper vedere gli ingredienti fondamentali di queste partite spettacolari ed emozionanti dove ci sono ritmo, organizzazione, passione, qualità tecniche. Tutti elementi che la nostra Nazionale non ha espresso e che il nostro calcio non sa esprimere.
Inutile dare la caccia al colpevole. Il caprio espiatorio non può essere né Prandelli néBalotelli. E’ il sistema che non funziona. Non è un caso che Premier e Serie A siano le leghe che hanno portato più giocatori al Mondiale (insieme 190). Si tratta di campionati importatori di talenti e farciti di club indebitati fino al collo, primi colpevoli della crisi penosa delle rispettive selezioni federali.
Si deve obbligare i club a mettere una percentuale consistente del proprio fatturato nelle strutture sportive dei propri settori giovanili e nella qualità del loro modello formativo. Standard che devono essere certificati e verificati con penalizzazione e premi conseguenti. Come avviene in Germania, in Svizzera, in Belgio, non a caso tutte nazionali qualificate brillantemente nei Group Stage della WC2014.
Certo fintanto che i Presidenti dei club gestiscono e manipolano le politiche federali sarà complicato sparare in provvedimentiradicali. Purtroppo controllato e controllore sono due facce della stessa medaglia.
Rinnovare il futuro” è il nome dello studio di fattibilità che Roberto Baggio consegnò al Presidente Abete nel Consiglio Federale del 21 dicembre 2011. L’allora Presidente del Settore Tecnico proponeva una riforma dei Settori Giovanili partendo dalla base della piramide, dalle decine di migliaia di squadre dilettantistiche che sono l’anima e la sostanza del nostro calcio. Un progetto che si basava su 18 mesi di studio di un gruppo di 50 persone e che aveva permesso di analizzare aree chiave come quella metodologica a quella organizzativa/logistica, quella tecnologica e quella economica. Il tutto sostenuto da uno studio comparativo che tutte le altre federazioni europee commissionato al Cies, centro studi della Fifa. Un benchmark impietoso per la nostra capacità di costruire e valorizzare i giovani.
Una proposta rimasta senza risposta e che costrinse, nell’indifferenza generale, Baggio a dimettersi dalla carica federale che gli era stato chiesto di assumersi dopo la disfatta sudafricana per dare all’opinione pubblica un segnale dicambiamento. E’ solo un esempio di come vanno le cose dalle nostre parti. Solo un intervento dall’alto (quindi di Renzi in prima persona) potrebbe obbligare i protagonisti di questo sfascio a farsi da parte. E’ tutto l’iceberg che va alla deriva, è quello che c’è sotto che non va, non basta tagliare la sua punta. Prima di pensare a volti nuovi meglio darci nuove regole dettate da una nuova etica sportiva.

domenica 22 giugno 2014

22 giugno 2014

Ciao Carlo, spesso ti penso, spesso rivivo i bei momenti passati assieme; sono dolci i ricordi che mi legano a te. Ciao amico mio

22 giugno 2014

Immunità Senato, a pensar male si fa peccato

Da Il Fatto Quotidiano


…e dunque non penseremo che tutta la manfrina per la riforma del Senato avesse come principale obbiettivo il ripristino della cosiddetta immunità parlamentare.
Non lo penseremo. Troppo ci brucia ancora aver visto il Parlamento italiano votare che era credibile che Ruby  Rubacuori fosse la nipote di Mubarak. Non vogliamo neppure pensare che possa succedere di nuovo qualcosa di simile. L’immunità servirà per salvaguardare i politici onesti e coraggiosi che non devono correre rischi solo perché hanno opinioni diverse da quelle della maggioranza del Parlamento o del paese. E chi sta leggendo e sogghigna vuol dire che non ha fiducia nella democrazia.
Certo, lo ammetto: sarebbe più facile anche  per me avere fiducia se, invece di tanta fretta per il Senato, avessimo assistito alla messa in cantiere di unalegge sul conflitto di interessi, di un’altra che sanzionasse in modo serio il falso in bilancio, di  una che allungasse i tempi della prescrizione dei processi, di una che vietasse tassativamente i doppi e tripli incarichi e l’esercizio di attività professionali se si è parlamentari. Non è tutto quello che vorrei, ma già  la mia fiducia si rafforzerebbe.
Certo, lo ammetto: un paese in cui scoppiano a breve distanza due scandali (ma è adeguato chiamarli solo scandali?) come quelli dell’Expo e del Mose, non offre molte ragioni per essere fiduciosi, positivi. Personalmente trovo particolarmente avvilenti  gli aspetti culturali delle due faccende:
-non abbiamo visto scoppi di indignazione adeguati alla gravità dei fatti;
-la corruzione nella società italiana si trova a tutti i livelli e in tutti gli ambienti della vita sociale, forse è per questo che c’è così poca indignazione: non ci si indigna con chi fa le stesse cose che facciamo noi;
- infine, proprio mentre l’espressione ‘metterci la faccia’ imperversa nei discorsi, nei proclami, negli annunci, si ha la prova empirica che la classe dirigente italiana ha completamente perso la faccia. Non ci si vergogna di nulla. A quanto pare, nessuno ha più una reputazione da difendere, una estraneità ai fatti da conclamare, un rispetto da pretendere. Anche noi dovremo farcene una ragione: tra coloro che ci governano e coloro che ci amministrano c’è un’alta percentuale di ladri, imbroglioni, bugiardi, truffatori e prevaricatori, i quali considerano se stessi dei ‘dritti’ ovvero delle persone molto abili e furbe. Giudizio condiviso dai milioni di italiani che li votano e li ammirano.
Una società dove il fattore reputazione non gioca più alcun ruolo non è una società facile da governare. Le leggi e le regole si rispettano per uno dei seguenti motivi: o si è interiorizzato un principio morale così robusto che non ammette deroghe, ed è un caso abbastanza raro in questo paese; o si tiene molto alla propria reputazione, a “quello che dirà la gente”, perché una cattiva  reputazione è socialmente dannosa o molto dannosa; o si rispettano per coercizione e per paura. Ma quest’ultima possibilità si vanifica quando si scopre che sono corruttibili  anche coloro che dovrebbero controllare. Almeno alcuni e non dei meno importanti. E allora?
Per completare il ‘pacchetto’ di quello che mi aiuterebbe a avere più fiducia, c’è anche la questione della presunzione di innocenza. E’  un dispositivo che dovrebbe  garantire all’indagato, all’inquisito, all’imputato il massimo della possibilità di difesa, mettendolo al riparo da pre-giudizi negativi  degli inquirenti, dei giudicanti, della stessa opinione pubblica. Ma presunzione di innocenza non è dichiarazione di innocenza. Se sei per qualche ragione inquisito, ancorché presunto innocente, sarebbe opportuno che tu abbandonassi qualsiasi incarico pubblico la cui natura sia tale
-da presupporre un rapporto di fiducia tra te e i cittadini;
- da poter per sua natura interferire con le indagini
Insomma mi darebbe una grande fiducia una legge che, senza alcun intento persecutorio ma solo per garantire i cittadini, escludesse o sospendesse da qualsiasi incarico pubblico chi è indagato, inquisito, imputato.  Salvo reintegrarlo con tutti gli onori il giorno in cui la sua innocenza fosse dimostrata.
E come chiusura, un saluto alla Ministra Boschi e a tutti quelli che condividono con lei l’idea che se uno si becca qualche milione di voti è  perciò redento, ripulito, degno di far parte di qualsiasi consesso. Ministra, mi meraviglio di Lei, che certe cose dovrebbe saperle: ma lo sa come si costruisce  il consenso nell’età della comunicazione di massa? Sa qualcosa sui processi di identificazione e di feticizzazione che può mettere in moto chi controlla la televisione?
Forse il più grave ritardo culturale del Paese sta proprio qui: abbiamo i media ma non abbiamo fatto i conti, almeno sul piano istituzionale, con l’esistenza dei media.
P.S. E per favore: l’ultima frase non è una invocazione alla censura! 

sabato 21 giugno 2014

21 giugno 2014

Copia privata: la sconfitta della legalità e della trasparenza

Di : Guido Scorza da il Fatto Quotidiano

La notizia è ormai nota: Dario Franceschini, ministro per i Beni e delle attività Culturali ieri ha firmato il decreto per l’aggiornamento delle tariffe del cosiddetto “equo compenso per copia privata”ovvero dell’importo che ogni consumatore italiano deve pagare quando acquista un cd, un dvd, una pendrive usb, un pc, un tablet o uno smartphone, sul presupposto che potrebbe usarlo per registrarci una copia di una canzone o di un film, legittimamente acquistati.
Da domani, pagheremo, tra l’altro, quasi 5 euro all’acquisto di uno smartphone o di un tablet da 32 Gb, 5,20 per un PC, 0,36 centesimi di euro all’acquisto di una pendrive usb da 4 Gb e tanto di più se maggiore ne sarà la capacità di memorizzazione.
Sono oltre cento milioni di euro all’anno che usciranno dalle nostre tasche e andranno ad ingrassare i conti dell’industria dei contenuti, degli autori – specie di quelli più ricchi giacché il riparto degli importi raccolti avviene secondo oscuri criteri che premiano pochi e sacrificano molti – e, soprattutto, della Siae che trattiene una cospicua percentuale, da diversi milioni di euro, a titolo di “costi di gestione”.
Ma il punto non è questo. Tanto per cominciare il ministro Dario Franceschini – cui la legge impone di aggiornare le tariffe della copia privata ogni tre anni ma non necessariamente di aumentarle – ha disposto gli aumenti in questione, in particolare su smartphone e tablet – pur disponendo di una ricerca di mercato, commissionata dal suo predecessore, Massimo Bray, nella quale si mette nero su bianco che la percentuale di italiani che utilizzano tali dispositivi per fare, davvero, una copia privata non arriva al dieci per cento.
E’ curioso, al riguardo, osservare che la ricerca in questione, dopo essere stata, per qualche giorno, pubblicata sul sito del Ministero dei Beni e delle Attività culturali nella sezione nella quale secondo lo stesso Mibac sarebbe “pubblicata la documentazione esaminata ai fini dell’aggiornamento dell’equo compenso”, oggi non vi compare più. Un errore provvidenziale o un puerile tentativo di nascondere agli occhi dei curiosi una scomoda verità [per chi fosse interessato il testo della ricerca è disponibile qui]?
Ma non basta. Il ministro Dario Franceschini, infatti, da ieri va ripetendo che, nonostante gli aumenti, le tariffe italiane restano ampiamente al di sotto della media europea e, al Ministero, nel vano tentativo di supportare questa autentica “menzogna di Stato”, hanno pensato bene di diffondere, assieme al comunicato stampa, una simpatica tabellina intitolata “Ecco le principali novità ed un confronto con la Ue”. Una forma di comunicazione istituzionale rara e straordinariamente efficace.
Peccato solo che la tabella confronti le più basse tra le nuove tariffe varate dal ministro non con la media europea, come il titolo indurrebbe ad attendersi, ma con quelle vigenti solo in Francia e Germania ovvero nei due dei 23 Paesi nei quali vige la regola dell’equo compenso in cui le tariffe sono più alte.
Ce n’è abbastanza per chiedere conto al ministro di una tanto curiosa decisione ma, purtroppo, non basta ancora. I redattori della tabella, infatti, essendosi evidentemente accorti che in Germania le tariffe dell’equo compenso per cd e dvd sono decisamente più basse rispetto alle tariffe appena approvate, hanno pensato bene di nasconderne i dati dietro ad un dilettantesco “non disponibili”, quasi si trattasse dei dati sulle precipitazioni nevose di una qualche remota zona alpina.
Peccato che le tariffe in questione siano pubblicate da mesi nello stesso rapporto dell’organizzazione mondiale della proprietà intellettuale dal quale provengono tutti gli altri dati inseriti in tabella. Davvero curioso che le tariffe francesi e tedesche maggiori di quelle italiane siano disponibili e quelle inferiori siano date, invece, per “non disponibili”. E’ inaccettabile che un Ministero di un governo che continua a predicare trasparenza si dimostri tanto poco trasparente.
Ma non basta ancora. Perché il punto non è solo ciò che il Ministero finge di non sapere ricorrendo a espedienti di comunicazione di almeno dubbia correttezza. Il punto è che il ministro Franceschini sa – o, almeno, dovrebbe sapere – che nel 2012, in Italia è stato raccolto a titolo di equo compenso per copia privata un importo superiore rispetto a quello raccolto in ogni altro Paese europeo, eccezion fatta per la sola Francia. Lo dice – e dimostra numeri alla mano – ancora una volta, lo stesso Studio dell’organizzazione mondiale della proprietà intellettuale dal quale al Ministero hanno estrapolato i dati attraverso i quali vorrebbero convincere giornalisti e consumatori italiani del fatto che le nuove tariffe sono più basse di quelle applicate nel resto d’Europa.
Non è così o, almeno, non lo è stato nel 2012, ovvero nell’ultimo anno al quale si riferiscono i dati disponibili. Ma le mezze verità del Ministero nell’annunciare il varo delle nuove tariffe non finiscono qui. Non è vero, ad esempio, che l’equo compenso non debbano pagarlo i consumatori ma i produttori di tecnologia. Regole Ue e leggi nazionali stabiliscono l’esatto contrario e, in Francia – Paese al quale il ministro sembra guardare come importante riferimento quando si tratta di aumentare le tariffe – dal 1° aprile, i venditori di supporti e dispositivi sono addirittura obbligati ad esporre, assieme al prezzo, l’importo dell’equo compenso da versarsi.
Egualmente, il ministro nel ricordare, nel suo comunicato stampa, di aver aumentato le tariffe come richiesto da 4mila autori, dimentica – ed è davvero grave – degli oltre 60mila consumatori italiani che gli hanno chiesto, sulla base di una ricerca di mercato commissionata dallo stesso Ministero, l’esatto contrario. Curiosa regola di governo della cosa pubblica quella per la quale 4mila “voti” di chi vuole un fiume di denaro, valgono di più di 60mila “voti” di chi quel fiume di denaro dovrà pagare, pur in presenza di una ricerca che suggerirebbe l’esatto contrario.
E’ l’ennesima brutta storia italiana ed è un peccato che si consumi proprio nel ministro che dovrebbe garantire la promozione e tutela della nostra cultura. Non ha vinto nessuno ma abbiamo perso tutti perché hanno perso la legalità e la trasparenza.

21 giugno 2014

La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia (M. Gandhi)

giovedì 19 giugno 2014

19 giugno 2014

Agenda rossa, la figlia di Borsellino si sfoga: “Sono offesa, indagini dopo venti anni”

Un duro sfogo, improvviso, quello di Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso dalla mafia con la sua scorta il 19 luglio 1992, durante la presentazione del libro ‘Dalla parte sbagliata, la morte di Paolo Borsellino e i depistaggi della strage di via D’Amelio’ di Dina Lauricella e Rosalba Di Gregorio (edito daCastelvecchi). Seduta in platea alla libreria Feltrinelli di piazza della Repubblica a Roma decide ad un tratto di alzarsi e intervenire. “Io vi posso dire solo una cosa e portare qui una testimonianza che sarebbe divenuta verità processuale, se solo fosse stata depositata agli atti dalla Procura di Caltanissetta – racconta Lucia nel video de ilfattoquotidiano.it – cioè quando vent’anni fa con mio fratello andammo a consegnare l’unica agenda rimasta a casa, quella grigia dell’Enel, l’unico documento in cui si evince che mio padre avesse incontrato l’onorevole Mancino e qualcun altro”. “Questa agenda l’andai a consegnare personalmente, un commesso me la stava sottraendo dalle mani perché fosse messa agli atti – prosegue -. Ho chiesto che venissero fatte le fotocopie davanti a me, pagine per pagina, e me la sono portata a casa”. E poi ancora: “Ho visto dei volti quasi infastiditi. Quando il caro La Barbera è venuto a casa mia a consegnare la borsa di mio padre ho scoperto dopo vent’anni che questa consegna non era stata verbalizzata agli atti. E quando l’aprii e vidi che non c’era l’agenda rossa che ho visto aprire e chiudere da mio padre quella mattina, perché dormivo nel suo studio, dissi come mai questa agenda non è presente? Mi risposero: ‘Ma di quale agenda sta parlando?’. Ho sbattuto la porta e lui ebbe il coraggio di dire a mia madre: ‘Faccia curare sua figlia perché sta male, sta vaneggiando’. Io queste cose le raccontai a Caltanissetta. E dopo vent’anni sono tornata lì e non c’era nulla, non c’era una traccia nei verbali”. Poi rivela: “Un mese fa è venuta la Polizia scientifica nel mio ufficio per farmi un tampone salivare (è probabile che si tratti di un rilevamento di impronte digitali, ndr).  Ho chiesto a che cosa potesse servire dopo vent’anni, mi hanno risposto: ‘Per escludere le impronte digitali dalle impronte sulla valigia di mio padre, per vedere chi mai l’avesse potuta prendere’. E’ un’offesa questa, tutto questo è un’offesa. Io però voglio continuare a sperare, solo per dare una ragione alla morte di mia madre che negli anni non ha fatto altro che sperare che queste verità venissero fuori. Perché è veramente vergognoso, non solo per noi, ma per i nostri figli, le nuove generazioni. Perché la verità si deve dire, non c’è niente da fare. E loro (Dina Lauricella e Rosalba Di Gregorio, ndr) stanno facendo uno sforzo in questa direzione che spero possa essere anche emulato da altri”   di Irene Buscemi e David Perluigi

Da Il Fatto Quotidiano

lunedì 16 giugno 2014

16 giugno 2014

Ciao amici, un saluto da Tauber. Domenica siamo rientrati da Strasburgo, dove sabato abbiamo fatto la gara a squadre chiudendo al 6 posto. Abbiamo perso il primo match per entrare tra le quattro con la Francia per 45a43.... Peccato perche' all' inizio del match abbiamo tirato bene e conducevamo per 20 a 15 poi due passaggi a vuoto ci hanno fatto perdere contatto dalla Francia, solo una super rimonta della Wachter ci ha permesso di avvicinarci alla possibilita' di vincere. Ci manca ancora equilibrio di squadra, necessario per battere le nazioni al top. Per i piazzamenti dal 5 all'8 posto abbiamo battuto l'Ukraina e purtroppo perso dall'Ungheria. Torniamo da questi europei senza medaglie, ma con due ragazze tra le prime 8 nella prova individuale e con due stoccate di differenza dalla Francia nella gara a squadre. Il 19 riprenderemo gli allenamenti in vista dei mondiali di Kazan...ripartiremo da questi risultati positivi, con entusiasmo, con  il desiderio  di migliorarci per arrivare un giorno a stringere qualcosa tra le mani. Sono felice ed orgoglioso delle ragazze del loro impegno e della loro passione.
Ciao

venerdì 13 giugno 2014

13 giugno 2014

Ladri e corrotti, niente paura: sarete prescritti:Di Bruno Tinti

L’ultimo processo che ho fatto è stato “Appaltopoli”. Cordate di imprenditori che si spartivano gli appalti con offerte coordinate: oggi io, domani tu; ai più piccoli qualche subappalto. Il prezzo lo stabilivano loro e il Comune pagava.Sistema perfetto, non servivano corruzioni. Che però c’erano, per non essere disturbati nella fase di esecuzione dei lavori: regalie e stipendi ai dipendenti comunali.
Arrestammo gli imprenditori e quasi tutto l’ufficio tecnico del Comune. 3 anni di indagini, dal 2002 al 2005, 140 persone e 20 società incriminate. Nel 2005 udienza preliminare: un centinaio di patteggiamenti (tra cui tutti i dipendenti comunali) e 43 rinviati a giudizio. Nel 2008 la sentenza: 2 assoluzioni, 10 prescrizioni e 31 condanne: 5 o 6 anni di prigione, in media. Nel 2009 l’Appello: tutto prescritto.
Ricordo tre episodi. I dipendenti comunali riammessi in servizio dopo il patteggiamento. Un imprenditore intercettato che diceva ai colleghi, dubbiosi se continuare le gare truccate anche con indagini in corso (avevano una talpa, sospettai di un politico locale ma non ebbi mai prove sufficienti): “Ma sì, continuiamo, al massimo ce la caveremo con una multaccia!”. Un altro imprenditore che voleva patteggiare una pena ridicola, un anno circa che non avrebbe scontato per via della sospensione condizionale, e che, al mio scandalizzato rifiuto, disse sprezzante: “Faccia come vuole, sarò assolto per prescrizione”.
Adesso il mondo politico ed economico (insomma la classe dirigente del Paese) fa finta di stupirsi per l’Expo, il Mose, la GdF che addomestica le verifiche. E promette riforme che spezzeranno le reni alla corruzione e Autorità (prive di poteri sanzionatori) che sorveglieranno ogni appalto. Ma il problema sta nel sistema generale.
Il processo di Torino e, prima, il ben più importante Mani Pulite, sono stati fatti con codici penale e di procedura che, per accertare le responsabilità, andavano benissimo; gli stessi, del resto , che si applicheranno alle corruzioni Expo e compagnia cantante. Ma l’esito sarà lo stesso: in galera non ci finirà nessuno. A parte gli arrestati della prima ora che, dopo 6 mesi al massimo, dovranno essere rimessi in libertà. 4 anni di prigione sono finti per legge (Cancellieri): sono sostituti dall’affidamento in prova, B ne è un esempio vergognoso. Ogni anno di prigione vera vale 7 mesi e mezzo per via dell’ordinamento penitenziario: se non fai casino (non se ti comporti bene, basta che non dai fastidio) ti regalo 3 mesi ogni anno più un mese e mezzo di permessi premio. Insomma per fare un anno di prigione ci va una condanna a 6 anni per un reato che, fino al dicembre 2012, aveva una pena massima di 5 (adesso è di 7). Quando si tratta di tante corruzioni si può aumentare, ecco perché pene di 7, 8 anni sono – in astratto – possibili. Ma poco frequenti.
Naturalmente è tutta teoria: la soluzione è la prescrizione, come aveva capito benissimo il mio imprenditore-delinquente. Per dire, il milione all’anno di Galan (hanno cominciato a darglielo nel 2006) è già prescritto per gli anni fino al 2007; il resto si prescriverà strada facendo. Gli avvocati e i magistrati che siedono in Parlamento queste cose le sanno benissimo. E ci raccontano la storiella delle riforme epocali. Però il tempo di giocare con la responsabilità civile dei magistrati lo trovano: della serie tutto il potere ai ladri e le guardie stiano in campana.
Il Fatto Quotidiano, 13 Giugno 2014

mercoledì 11 giugno 2014

11 giugno 2014

Ciao amici un saluto da Strasburgo, ieri abbiamo disputato la prova individuale dei campionati europei. Il risultato collettivo e' ottimo, peccato non essere riusciti a raggiungere una medaglia che avrebbe fatto risaltare di piu' la prova delle ragazze tedesca. Due ragazze tra le prime 8 e una nelle 16 sono la testimonianza di una buona performance. Carol Golubytskyi chiude al 5 posto fermata solo alla priorita' dalla Vezzali. Carol ha fatto un' ottima gara, tutte vittorie nel girone, ha avuto la meglio sulla rumena Stan per 15a4,  poi per le 8 ha superato la francese  Thibus per 15a10, sono contento per Carol che dopo una stagione un po' complicata  e' riuscita a fornire una buona prova. Ottimo il 7 posto di Anne Sauer, per la giovane ragazza tedesca si tratta del primo risultato importante. Ha tirato bene nel girone conquistando 5 vittorie e  1 sconfitta; nelle 32 ha avuto la meglio sull'inglese Sheppard per 7a5 per poi superare nelle 16 l'ukraina Synita per 15a10; e' stata poi fermata dalla Di Francisca al termine di un buon match per la ragazza tedesca con il punteggio di 15 a10.  Sandra Bingheneimer e' arrivata 14 fermata anche lei dalla DiFrancisca con il punteggio di 15a8. Nel girone Sandra ha avuto i suoi soliti alti e bassi chiudendo con 3 vittorie e 3 sconfitte. Nel tabellone delle 32 ha vinto con l' ungherese Jeszsenky per 15 a 10. L'unica nota negativa, e mi dispiace molto, e' stata la prova di Katja Wachter, nel girone e' entrata in confusione perdendo serenita' e quindi la sua performance si e' bloccata terminado con  due sole vittorie il girone e fermandosi al primo match della diretta con la Di Francisca senza nemmeno provare a contrastare la campionessa italiana.
Oggi e' stata una giornata di assoluto relax con una bella passeggiata in centro di questa incantevole citta'. Domani mattina riprenderemo gli allenamenti in vista della gara a squadre del 14.
Ciao

sabato 7 giugno 2014

8 giugno 2014

Ciao amici, un saluto da Tauber. Sto aspettando che mi vengano a prendere con il pulmino per andare a Strasburgo, ho mille pensieri per la testa e una buona dose di "tensione " agonistica; mi passano per la testa mille ricordi, paure e sogni, poi mi ricordo quanto amo questo lavoro, quanta fatica ho fatto per conquistarmi questa posizione, che mi ha regalato una vita fortunata, e tutto diventa meraviglioso. Dopo una stagione di coppa del mondo non certo brillante, questo e' il mio primo campionato europeo per la Federazione Tedesca, sono consapevole del grande impegno delle ragazze e di quanto abbiano lavorato, sono fiducioso perche' so che c'e' bisogno di tempo ma prima o poi imboccheremo la strada giusta, devo solo "accompagnarle" nel loro percorso,  orgoglioso di essere il loro allenatore.
Ciao

7 giugno 2014

Ciao amici, la settimana sta finendo, domani mattina partiamo per Strasburgo, sede dei campionsti europei 2014. L'esordio per la gara individuale martedi' 10.
Ciao