venerdì 29 luglio 2016

29 luglio 2016

LA QUESTIONE MORALE:

"I partiti hanno degenerato, e questa e' l'origine dei malanni d'Italia"

"Hanno occupato gli enti locali, gli enti di prevvidenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le universita', la rai, alcuni grandi giornali"

"Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato"

"Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi"

"A noi hanno fatto ponti d'oro, la DC e gli altri partiti, perche' abbandonassimo questa posizione d'intransigenza, di coerenza morale e di politica"

"Abbiamo sempre risposto di NO"

"La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera"

"La questione morale, nell'Italia di oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti"

"Fa tutt'uno con la guerra per bande"

"Fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro"

"Ecco perche' dico che la questione morale e' il centro del problema italiano"

"Ecco perche' gli altri partiti possono provare d'essere forze di serio rinnovamenro soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche"


La Repubblica:

28 luglio 1981

Eugenio Scalfari
Intervista
Il Segregatio del Pci
Enrico Berlinguer

giovedì 28 luglio 2016

28 luglio 2016

Ciao amici, un saluto da New York. L'allenamento si avvicina alla sua conclusione, ancora oggi e domani saremo ospiti del Fencer's Club per poi il 31 trasferirci a Rio.
Voglio  ringraziare le persone che si sono adoperate per aiutarci a fare questo allenamento, Rita Koenig, Jochen Farber e Uli Derad hanno reso possibile questo progetto. Per le ragazze si e' trattato di una bellissima esperienza sul piano umano e tecnico. Abbiamo potuto lavorare con intensita' e qualita' , vivendo nel tempo libero questa straordinaria citta' .
Ciao

venerdì 22 luglio 2016

22 Luglio 2016

Povera Italia , sempre piu' corrotta nei pensieri, nei comportamenti......

Da Il Fatto Quotidiano:
Marco Travaglio
GLI OLGETTINI

Dunque i giudici che stanno processando Silvio Berlusconi e uno stuolo di Olgettine per corruzione in atti giudiziari non potranno utilizzare 11 intercettazioni indirette fra il Cavaliere e due delle sue girl, Iris Berardi e Barbara Guerra. O meglio: potranno usarle contro le due ragazze, presunte corrotte, ma non contro B., presunto corruttore. E utilizzatore finale dei loro silenzi prezzolati e delle loro bugie retribuite. L’ha deciso l’altroieri il Senato a maggioranza, dieci mesi dopo la richiesta del Tribunale, con comodo. E l’ha fatto sostenendo di fatto che B. è un perseguitato politico, perché solo in quel caso le Camere possono negare alla magistratura l’autorizzazione a usare indizi e prove raccolte su un imputato intercettandolo mentre parla con un parlamentare. Che, nella fattispecie, è purel’imputato principale. Il trucchetto escogitato per il salvataggio del Caimano è presto spiegato. Secondo la maggioranza di Palazzo Madama, quando intercettavano le Olgettine, i pm di Milano sapevano benissimo che quelle parlavano con B. Dunque avrebbero dovuto smettere di intercettarle, sennò l’intercettazione indiretta dell’interlocutore non sarebbe più stata casuale e dunque lecita, ma intenzionale e dunque illegittima secondo l’art. 68 della Costituzione.
In pratica questi manigoldi che si fanno chiamare rappresentanti del popolosostengono che, se un mafioso o un terrorista sospettato di organizzare una strage viene intercettato mentre parla ripetutamente con un onorevole, il giudice deve staccare immediatamente la registrazione e rinunciare così a scoprire dove, quando e contro chi avverrà la strage, per non violare le sacre prerogative del deputato amico dello stragista. È in base a questo assunto demenziale, anzi criminale e criminogeno, che la scorsa settimana i deputati del Pd e di Sel-SI hanno unito i propri voti a quelli del centro e della destra per negare ai giudici di Napoli l’uso delle intercettazioni che incastrano (anzi incastravano) il deputato forzista Luigi Cesaro, detto Giggino ‘a Purpetta, in un processo per presunte tangenti sulla raccolta rifiuti. La prova generale per la sceneggiata dell’altroieri al Senato, dove i franchi tiratori pidini, all’ombra del voto segreto, hanno salvato B. Le cronache riferiscono che Fedele Confalonieri, gran ciambellano dell’inciucione e vedovo inconsolabile del Nazareno (che – a vedere le reti Mediaset – pare tutt’oggi in corso), aveva telefonato a decine di senatori per raccomandare il salvataggio del Capo.

E,come sempre, dai tempi dei decreti Berlusconi e della legge Mammì di craxiana memoria, il Parlamento s’è messo al servizio del partito Fininvest-Mediaset. Siccome i manigoldi non hanno neppure il coraggio delle proprie azioni, hanno subito puntato il dito contro i 5Stelle, che non si capisce bene che cosa c’entrino (anche se vengono incolpati di tutto), visto che non hanno la maggioranza né alla Camera né tantomeno al Senato. Il pretesto è l’errore – subito corretto in tempo reale – del senatore M5S Airola, che ha votato pro anziché contro lo scrutinio segreto (peraltro doveroso, in casi “personali” come questo). Lo stesso errore, peraltro corretto diverse ore dopo, hanno commesso 4 senatori Pd, ma neppure questo significa nulla. Come non ha alcun senso ipotizzare uno scambio FI-5Stelle per dare l’insindacabilità al senatore pentastellato Giarrusso in un processo per diffamazione a Catania (infatti ieri gli è stata giustamente negata dall’aula, con i voti dei suoi stessi compagni di Movimento). Per capire chi ha regalato voti al centro e alla destra per salvare B., basta riepilogare l’iter della richiesta del Gup di Milano da quando, quasi un anno fa, approdò in Senato. Fin da principio, nella giunta per le immunità, il Pd e il presidente-relatore Dario Stefàno (Sel) proposero di negare l’autorizzazione per 8 telefonate su 11, ritenendo che solo 3 fossero casuali e le 8 successive intenzionali, dunque persecutorie, mentre i 5Stelle (più il Pd dissidente Casson) hanno sempre votato per autorizzarle tutte. Il senatore del Pd Enrico Buemi era addirittura per respingerle tutte.
Le stesse ambiguità si sono riprodotte in aula, in perfetta continuità col precedente di Giggino ‘a Purpetta. Ma a tagliare la testa al toro c’è un altro dato di fatto: siccome le intercettazioni risalgono al 2012, quando B. era deputato(divenne senatore nel febbraio 2013), a occuparsene non doveva essere il Senato, ma la Camera. La giunta di Palazzo Madama avrebbe dovuto rispedirle al mittente, facendo notare al Gup che aveva sbagliato indirizzo e doveva inoltrarle a Montecitorio. Invece, arrogandosi poteri non suoi e calpestando le prerogative dell’altro ramo del Parlamento, il Senato s’è tenuto il dossier. Il motivo è semplice: alla Camera il Pd ha la maggioranza da solo, dunque non avrebbe potuto salvare B. e scaricare la colpa sui 5Stelle. Al Senato invece i numeri sono ballerini e lo scaricabarile è più facile, grazie anche a una stampa indecente che finge di non sapere ciò che tutti sanno, specialmente dopo lo straziante appello di Napolitano per un “patto per l’Italia”, cioè per un nuovo inciucione Pd-FI. E cioè che il Pd le sta provando tutte per riacchiappare il Caimano, in cambio dei voti di FI per modificare l’Italicum, tenere buona la minoranza interna e sventare la terrificante prospettiva di una vittoria dei 5Stelle; e anche in cambio dell’appoggio delle reti Mediaset al Sì per il referendum. Per riuscire finalmente a scassinare la Costituzione, gli olgettini della maggioranza hanno cominciato allegramente a calpestarla. Questa sì che è coerenza.



martedì 19 luglio 2016

19 luglio 2016

Ciao amici , un saluto da New York. Siamo atterrati ieri alle due del pomeriggio, dopo le lunghe procedure doganali simo arrivati in albergo a Manhattan; siamo veramente vicini al Fencer's Club dove ci alleneremo per i prossimi 10 giorni. Tempo di sistemre i bagagli siamo andati a fare un lavoro fisico nella palestra dell'hotel.... Doccia e poi ci siamo immersi nella City.
Questa mattina  lezione per Carolin e Anne, pomeriggio match.
Voglio ringraziare Rita Koenig, il club di Tauber e tutte le persone che ci hnno aiutato finanziando questo allenamento prima di Rio, ripagheremo tutti, con il nostro impegno quotidiano, con la nostra gratitudine e alimentando ogni istante il nostro sogno.
Ciao

sabato 16 luglio 2016

16 luglio 2016

Ciao amici, un saluto da Tauber. Sono in piazza a godermi un caffe' con una splendida giornata di sole.
Nelle ultime due settimane l'allenamento internazionale e' stato ottimo,l'alto numero di match, regolarmente  arbitrato dai Presidenti di Giuria tedeschi, ha permesso alla Golubyskyi e alle altre ragazze di vivere le sensazioni da gara.
Giovedi' siamo andati ad Hannover a ritirare il materiale olimpico e ieri a Francoforte per la conferenza stampa organizzata dalla federazione tedesca nella splendida  sede della Nike.
Ora un weekend di relax e lunedi partiremo per New York, dove svolgeremo gli ultimi 10 giorni di allenamento assieme a statunitensi, koreane, giapponesi e canadesi, per poi il 31 volare a Rio.
Ciao

lunedì 11 luglio 2016

12 Luglio 2016

L'invidia e' quel sentimento, che nasce nell'istante in cui si assume la consapevolezza di essere dei falliti.
Oscar Wilde

venerdì 8 luglio 2016

8 luglio 2016

Gli Stati Uniti e la questione razziale, Obama non è bastato

Arriva in Italia il best seller di Ta-Nehisi Coates, il giornalista che riacceso il dibattito sul razzismo profondo degli Stati Uniti e delle loro istituzioni che mettono a rischio perfino l’incolumità dei suoi cittadini non bianchi.

Non è una coincidenza che il successo di Ta-Nehisi Coates arrivi nel crepuscolo dell’esperienza di Barack Obama alla Casa Bianca. Diventa un caso letterario mondiale il libro che denuncia la condizione dei neri, anzi, la loro (fondata) percezione di essere costantemente in pericolo di vita nell’America di oggi proprio mentre inizia a svanire l’illusione che avere un presidente dalla pelle scura basti per riscattare tutti quelli che non sono bianchi.
“Sapevo che il padre di mio padre era morto, e che mio zio Oscar era morto e che mio zio David era morto e nessuna di queste scomparse era stata naturale”, Ta-Nehisi Coates ha imparato fin da bambino che il destino naturale di un nero, quello che verso cui lo spinge la società, è il carcere o una morte violenta. É una paura per l’incolumità fisica, primordiale, istintiva, che lo accompagna anche oggi che, a 40 anni, è un celebrato intellettuale: prima i suoi lunghi saggi sull’Atlantic, poi il best seller “Fra me e il mondo”, una lettera al figlio adolescente che ora viene pubblicata in Italia da Codice edizioni, infine la Marvel Comics che gli chiede di sceneggiare la nuova serie di Pantera Nera, storico supereroe nero un po’ in disarmo. Proprio per questa avventura fumettistica Coates si è guadagnato un po’ di spazio anche sui giornali italiani. Ma l’efficace operazione di marketing della Marvel ha un po’ annacquato la forza della denuncia di questo giornalista di Baltimora che è riuscito a riportare nel dibattito americano la questione della razza con una forza tale da aprire una discussione perfino sui “risarcimenti” che l’America dovrebbe ai suoi cittadini neri.
Chi non ha mai visto una città come Chicago, dove è cresciuto Obama, fatica a capire cosa sia il razzismo che denuncia Coates: non è un astio personale, del singolo americano bianco contro chi ha la pelle di un altro colore, ma è un sistema di regole scritte e tacite in base alle quali chi nasce in un quartiere nero sarà senza padre e zii (sono in carcere o uccisi), potrà andare soltanto in scuole dove ci sono i metal detector all’ingresso e la droga e la polizia all’interno, tornerà a casa tra muri pieni di piombo che causano danni alle capacità di apprendimento, in ogni momento può essere arrestato, perdendo ogni possibilità di trovare poi un lavoro diverso dal vendere crack, o ucciso da una gang o, più di frequente e senza ragione, da un poliziotto. É un razzismo istituzionale, non individuale che Coates riassume così: “In America la ferita non è nata con la pelle più scura, labbra più piene, naso più largo, ma da tutto cioè che gli è stato costruito intorno”.
Anche gli stessi americani (bianchi) non ne sono consapevoli, i “sognatori” – come li chiama Coates alludendo all’American dream – hanno bisogno di raccontarsi la storia di un Paese dove tutti hanno la possibilità di diventare miliardari o arrivare alla Casa Bianca, in nome di quel diritto alla ricerca della felicità garantito dalla Costituzione. La storia di Barack Obama non ne è forse la prova?
Una domenica Ta-Nehisi Coates è ospite in un talk show e la conduttrice, dopo avergli fatto spiegare perché uno scrittore famoso percepisca ancora la propria incolumità come incerta, gli mostra la foto di un bambino nero in lacrime che abbraccia un poliziotto bianco. Chiede un commento sulla speranza, una di quelle frasi da postare su Facebook. E Coates capisce che il suo messaggio non passerà mai tra i “sognatori”: “Quando la giornalista ha chiesto del mio corpo era come se mi stesse chiedendo di risvegliarla dal più meraviglioso dei sogni”. Il sogno di una villetta col prato tagliaot ogni settimana, con i barbecue e tanti bambini biondi che giocano sicuri di poter entrare in una costosa università e di trovare un lavoro adeguato al loro status, di genitori orgogliosi della propria famiglia e fieri di essere americani. Per Coates gli Stati Uniti non sono il Paese dei barbecue e de fuochi d’artificio il 4 luglio, ma uno Stato che proscioglie assassini come Darren Wilson, l’agente che nel 2014 ha ucciso senza alcun motivo concreto il 18enne Michael Brown a Ferguson, alla periferia di St Louis.
Ci sono due Americhe che convinvono, una terribilmente consapevole dela frattura, l’altra che invece vuole solo ignorarla. Nella sua lettera al figlio, Ta-Nehisi Coates arriva a confessare la sua indifferenza di fronte alle torri he crollano l’11 settembre del 2001: “Ero sfasato rispetto alla città. Non potevo fare a meno di pensare a come la parte Sud di Manhattan fosse sempre stata il nostro Ground Zero. Era là che mettevano all’asta i nostri corpi, proprio laggiù in quel distretto devastato, giustamente chiamato finanziario”. L’America che i terroristi volevano colpire è uno Stato oppressore che Coates non è disposto a difendere e quando guarda i poliziotti e i vigili del fuoco che lottano tra le macerie per estrarre i sopravvissuti non vede l’eroismo diffuso da celebrare con l’inno nazionale, ma “catastrofi naturali, erano il fuoco, la cometa, la tempesta che avrebbe potuto mandare in frantumi il mio corpo senza alcuna spiegazione”. A quei poliziotti è garantito di fatto il diritto di uccidere senza conseguenze “l’uomo nero”. E non basta un presidente con un padre keniota per chiudere quattro secoli di schiavismo e discriminazione.
Da Il Fatto Quotidiano
Stefano Feltri


mercoledì 6 luglio 2016

7 luglio 2016

Ciao amici, un saluto da Tauber. Prosegue a pieno ritmo la settimana di allenamento internazionale in vista dei giochi olimpici. Atlete provenienti da Polonia, Romania, Grecia, Messico, Venezuela, Giappone e Italia incrociano le lame con le ragazze tedesche. Questa settimana full immersion di match. Voglio ringraziare la Federazione tedesca che mi ha messo a disposizione degli arbitri per permettere alle ragazze di tirare rispettando i 9 minuti a loro disposizione nel match.
La prossima settimana la nazionale polacca e l'atleta di messico e venezuela si fermeranno ancora a Tauber, il lavoro calera' d'intensita' nel numero d'assalti e aumenteranno le lezioni; poi il 18 io la Golubyskyi e la Sauer voleremo a New York per l'ultimo periodo di allenamento prima di trasferirci il 31 a Rio.
Saluti