giovedì 28 febbraio 2013

28 febbraio 2013

Ciao amici, un saluto da San Pietroburgo. Abbiamo finito da poco, l'allenamento mattutino; sempre nel corridoio dell'albergo. Bisogna sapersi arrangiare, la cosa piu' importante e' la voglia di lavorare e il desiderio di migliorarsi sempre, e di questo posso essere felice per l'atteggiamento delle ragazze giapponesi. Questo pomeriggio andiamo al controllo delle armi e poi domani inizieremo la gara. Nishioka, Mori, Kusano Wada e Oishi affronteranno i gironi, vedremo con quale risultato??!! Ganbare minna!!!! Ciao

mercoledì 27 febbraio 2013

27 febbraio 2013

E' morto Hessel, scrisse "Indignatevi!" Venti pagine nell'edizione francese, che diventarono un caso editoriale in tutto il mondo. "Dov'è finita la vostra voglia di giustizia?". Partigiano, partecipò alla stesura della "Dichiarazione dei diritti dell'uomo" PARIGI - Con il suo libro, diede il nome al movimento degli indignati. E' morto a Parigi lo scrittore Stephane Hessel, aveva 95 anni. Diventò celebre in tutto il mondo proprio per il pamphlet "Indignatevi!" tradotto e venduto ovunque. Ma Hessel aveva una lunga vita da protagonista da raccontare. Da combattente per la libertà e per i diritti umani. Il presidente del parlamento Europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, lo ha ricordato, definendolo un "grande europeista". Il libro. 'Indignez-vous! (tradotto in italiano da Add editore) uscì in Francia nell'ottobre 2010, pubblicato da Indigene Editions, una piccola casa editrice di Montpellier, come scrive l'agenzia Adn-Kronos. Il pamphlet di una ventina di pagine nella sola edizione francese nel gennaio successivo aveva già venduto 700.000 copie. Il libretto ha avuto grande successo in tutto il mondo contribuendo anche alla nascita e all'affermazione del movimento giovanile degli Indignados. Nel pamphlet liberatorio e corrosivo, Hessel si chiese dove sono i valori tramandati dalla Resistenza, dov'è la voglia di giustizia e di uguaglianza, dov'è la società del progresso per tutti. Forte dello straordinario successo guadagnato in poco tempo, Hessel ha pubblicato nel 2011 un altro pamphlet "Engagez-vous!" ("Impegnatevi!", tradotto in italiano da Salani), stampato da una casa editrice di media grandezza, le Editions de l'Aube: un appello alle giovani generazioni "a rivoltarsi e a impegnarsi". La sua vita. Prigioniero durante la seconda guerra mondiale, riuscì ad evadere e a raggiungere il generale De Gaulle a Londra e partecipare così alla Resistenza. Inviato in Francia nel 1944, fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Buchenwald, dove nascose la sua identità per sfuggire all'impiccagione. Evase di nuovo, venne catturato, ma saltò da un treno e riuscì ad unirsi alle truppe americane. Dopo la liberazione lavorò come diplomatico al Segretariato generale dell'Onu: collaborò con Renè Cassin e partecipò alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948). Nato a Berlino il 20 ottobre 1917 da una famiglia ebrea (ma in parte convertita al luteranesimo), Stephane Hessel arrivò in Francia nel 1925. La madre pittrice ispirò il personaggio di Catherine nel film "Jules e Jim", la storia di una donna amata da due amici che il regista François Truffaut portò sullo schermo a partire dal romanzo autobiografico di Henri-Pierre Rochè. Il padre Franz, che nel romanzo di Rochè ispirò il personaggio di Jules, fu scrittore e traduttore, fra l'altro di Marcel Proust, ed amico di Walter Benjamin. Naturalizzato francese nel 1937, diplomato all'Ecole Normale Superieure di Parigi nel 1939, Hessel seguì i corsi del filosofo Maurice Merleau-Ponty e poi di Jean-Paul Sartre e quindi iniziò la carriera diplomatica, interrotta dalla guerra. Nominato "Ambasciatore di Francia" da François Mitterrand nel 1981, Hessel ha consacrato gli anni della pensione alla militanza in favore dei sans-papiers e della causa palestinese, aderendo alla campagna per il boicottaggio dei prodotti israeliani, suscitando vivaci discussioni. Nel 2006 è stato nominato Grand'Ufficiale della Legion d'onore della Repubblica francese. In tutta la sua vita non ha mai trascurato l'impegno politico diretto, sostenendo il Partito socialista francese e nel 2009 si presentò nella lista di Europa Ecologia alle elezioni per il Parlamento europeo.

martedì 26 febbraio 2013

27 febbraio 2013

Ciao amici, un caro saluto da San Pieteoburgo. Alle 3e 30 di questa mattina siamo arrivati in albergo( 3 ore in piu' rispetto all'italia, 5 ore in meno rispetto al Giappone)dopo un viaggio veramente lungo e stancante. Abbiamo da poco finito colazione, alle 12 faremo un piccolo allenamento di defaticamento con un po' di lavoro con il fioretto; lavoreremo nel corridoi dell'albergo, l'organizzazione non ha previsto un luogo per l'allenameto. Giappone, Cina, Korea, USA siamo tutti nella stessa situazioe. E' veramente incredibile che dopo tanti anni gli organizzatori delle gare di coppa del mondo continuino a ripetere gli stessi errori, non ricordandosi, o facendo finta di non ricordarsi che ci sono nazioni che arrivano 2o 3 giorni prima delle gare. Il tutto e' sempre lasciato alle conoscenze o alle esperienze dei coach delle varie squadre che trovano club dove potersi allenare.....ahhh povera scherma non vuoi mai crescere, ora i soldi ci sono il magnate Usmanov che comanda la Federazione Russa ed Internazionale ha portato una pioggia di denaro , ma la gestione tecnica degli eventi non sono mai curati nella loro completezza. Ciao

lunedì 25 febbraio 2013

25 febbraio 2013

STRIKE THE NANO !!!!!!

25 febbraio 2013

25 febbraio 2013

Ciao amici, un saluto da una fredda Tokyo, questo inverno è in assoluto il più freddo di quelli che ho vissuto nella mia permanenza giapponese; oggi c'è stata una scossa forte, 6.2 della scala Richter. Domani mattina partiamo per una lunga trasferta europea, che ci vedrà impegnati nelle gare individuali e a squadre di San Pietroburgo, Tauber e Torino. Tra la gara tedesca e quella italiana ci fermeremo una settimana a Roma per allenarci, nella capitale mi raggiungeranno un pò di cadette e di under 20 prima impegnate nei campionati asiatici. Sono molto contento che le piccole possano vivere l'esperienza dell'allenamento in Italia e poi partecipare alla gara di coppa del mondo senior di Torino. Ciao

domenica 24 febbraio 2013

24 febbraio 2013

Quelli che rinuncerebbero alla liberta' fondamentale, per ottenere sicurezza temporanea, non meritano ne liberta' ne sicurezza. Benjamin Franklin

24 febbraio 2013

Le famiglie dei magistrati ringraziano Berlusconi di Beppe Giulietti L’ex datore di lavoro del mafioso Mangano ha ritenuto di violare la giornata del silenzio elettorale per far sapere agli amici degli amici che: “Certa magistratura è peggio della mafia“,ovviamente si riferiva proprio a quei pm che indagano su corruzione, mafie e camorre. Per questo vergognoso sport elettorale finalizzato alla conquista di qualche voto in più lo ringraziano, tra le tante, le famiglie di: Agostino Pianta, magistrato ammazzato il 17 marzo 1969. Pietro Scaglione, ucciso con l’agente Antonio Lorusso, il 5 maggio 1971. Francesco Ferlaino stroncato il 3 luglio 1975. Francesco Coco eliminato l’8 Giugno del 1976 con gli agenti di scorta Giovanni Saponara e Antioco Diana. Cesare Terranova colpito dai mafiosi il 25 settembre del 1979 con Lenin Mancuso. Mario Amato, 23 gennaio del 1980. Gaetano Costa, 6 agosto del 1980 26 gennaio del 1980 Giangiacomo Ciaccio Montalto e Bruno Caccia. 29 luglio del 1983 Rocco Chinnici con gli agenti Mario Trapani, e Salvatore Bartillotta. 14 settembre 1988 Alberto Giacomelli. 25 settembre Antonio Gaeta e il figlio Stefano. 21 settembre 1990 Rosario Livatino. 9 agosto 1991 Antonio Scopelliti. 22 maggio 1992 Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicilo e Antonio Mortinaro. 19 luglio 1992 Paolo Borsellino con la sua scorta: Emanuela Lisi, Vincenzo Limuli, Walter Cosina, Claudio Traina. Un elenco sicuramente incompleto (un grazie a Gerardo Mazziotti per la sua ricerca), ma sufficiente a far capire la gravità di parole che hanno il peso di proiettili. Speriamo solo che sia stata l’ultima esibizione del più pericoloso molestatore della Costituzione. Con

mercoledì 20 febbraio 2013

20 febbraio 2013

La mia vita per l’Italia Sono capitato male in un Paese degradato, di poveri senza dignità e di ricchi senza cultura. Dai poveri mi divide l’orgoglio, dai ricchi la verità. Far parte di una siffatta società è un danno, esserne esclusi non è una fortuna. Ma non ho che una vita sola da vivere e la Storia non concede scelte. Alberto Moravia

martedì 19 febbraio 2013

20 febbraio 2013

Ciao amici, ieri a Roma e' stato eletto il nuovo Presidente del Comitato Olimpico Italiano, ha vinto le elezioni Giovanni Malago', un grande in bocca al lupo all'uomo che dovra' guidare lo sport italiano. Per quanto mi riguarda la prima mossa fatta dal neo Presidente e dalla sua nuova Giunta e' stata ottima ;la nomina del nuovo Segretario Generale Roberto Fabbricini, un grande uomo di sport, un uomo con una cultura, sensibilita' ed educazione che ne hanno fatto per anni il punto di riferimento di tutta la preparazione olimpica. Ho avuto il piacere di conoscerlo e di lavorare con lui...una persona meravigliosa. Questa nomina rende giustizia all'uomo e al professionista. Buon lavoro caro Roberto. Ciao

domenica 17 febbraio 2013

17 febbraio 2013

Ciao amici, un saluto da Budapest, tra poco ci imbarchiamo per Francoforte, dove prenderemo il volo per Tokyo. Sono molto contento della gara di coppa del mondo under 20 di ieri la Kawamura e' entrata tra le prime 8 e la Takahashi tra le prime 16. Un ottimo risultato figlio di una buona prestazione tecnica e di una buona crescita. Si conclude questa trasferta che ha visto le cadette e le giovani raccogliere buoni risultati. Piano piano cresciamo e sono sempre piu' convinto che abbiamo bisogno di allenarsi in europa per piu' tempo per abituarci ad essere piu' "veloci" nelle decisioni da prendere in pedana. Ciao

venerdì 15 febbraio 2013

15 febbraio 2013

Ciao amici, un sincero grazie alla BPT, azienda di materiale schermistico ungherese, per la gentilezza riservatami questa mattina. Oggi giorno di riposo, domani abbiamo la gara di coppa del mondo ultima prova per noi quest'anno prima dei campionati asiatici a Bangkok a Marzo e ai campionati del mondo di Porec ad Aprile. Ciao

giovedì 14 febbraio 2013

14 febbraio 2013

Il Fatto Quotidiano Blog di Andrea Aparo Berlusconi e le mazzette: assurdi moralismi? «In Italia e in altre democrazie queste cose non esistono, ma inutile giudicare anche quello che accade in India. Questi sono assurdi moralismi». A quali sostanze ricorre prima di rilasciare dichiarazioni e interviste? Va bene che occorre rimediare all’ingiuria degli anni, però un minimo di attenzione ci vorrebbe… In Italia queste cose non succedono? Dovrebbe informarsi meglio. Checché ne dica lui, convinto sostenitore della tesi senza supporto reale che c’è sempre qualcuno che complotta contro di noi, contro di lui, contro di noi che siamo bravi, virtuosi, gentili, corretti ed è per questo che ci vogliono tutti male…in Italia succedono perché siamo noi italiani a farle accadere. «La tangente è un fenomeno che esiste ed è inutile ignorare la realtà. Pagare una tangente all’estero è un fenomeno di necessità». «La tangente è un fenomeno che esiste non si possono negare le situazioni di necessità se si va trattare nei Paesi del terzo mondo o con qualche regime» Al solito si diverte a usare le parole in semi libertà, considerando sinonimi commissione e tangenti. Fortuna che c’è Wikipedia. Commissione: in diritto si definisce commissione il contratto, a titolo oneroso, mediante il quale una parte, detta commissionario, si obbliga ad acquistare o vendere beni in nome proprio (obbligandosi cioè personalmente nei confronti di terzi con i quali entra in contatto) e per conto di un’altra parte detta committente. Tangente: somma di denaro data a fine di corruzione. La corruzione nel diritto è, in senso generico, la condotta propria del pubblico ufficiale che riceve, per sé o per altri, denaro od altre utilità che non gli sono dovute. Nessuno dice nulla contro il pagamento di commissioni, di valore concordato, debitamente fatturate, iscritte a bilancio, alla luce del sole. Le tangenti sono altra cosa. Di certo ne ha esperienza. Fenomeno di necessità? Situazioni di necessità? Imbrogliare è una situazione di necessità? No, non esiste necessità che possa giustificare la disonestà, la mancanza di rispetto delle regole del mercato e delle leggi di un qualsiasi paese sovrano, il ricorso a mezzucci e scorciatoie. Non importa se sono contratti da pochi euro o da miliardi di euro; se è un appalto o una fornitura, un compito in classe o una prova di esame. Non esiste giustificazione alla disonestà. Mai. I miei studenti sono avvisati: se li becco li sbatto fuori. Certo, possono affermare visto i pessimi maestri che girano, che il mio è un assurdo moralismo. Facciano pure. Li sbatto fuori lo stesso. Non esiste giustificazione nell’essere al settantaduesimo posto della classifica mondiale della corruzione. Come dice? Dice che non è vero, dipende dalla classifica? Corretto. Nella migliore delle ipotesi siamo al sessantanovesimo posto. Tutta un’altra cosa… Dice che nessuno tratterà più con noi? Almeno una giusta l’ha detta.

mercoledì 13 febbraio 2013

14 febbraio 2013

Ciao amici, un saluto da Budapest, prosegue l'allenamento con le under 20 e le cadette in previsione della gara di coppa del mondo di sabato. Ci stiamo allenando assieme a tutte le ragazze del training camp organizzato dal Maestro Bernard Zoltan , che e' il manager e il propretario del centro che ci ospita. Tiriamo assieme a ungheresi, tedesche, slovacche, serbe, messicane. Il clima e' veramente buono e ci stiamo allenando con profitto. Questo bellissimo centro, dotato di tutto quello che serve per allenarsi, potrebbe diventare in futuro la base per la nostra permanenza in europa durante le gare. Sto preparando un progetto(se Tokyo dovesse aggiudicarsi le olimpiadi del 2020) che prevede la costruzione di un gruppo di atlete under 17 e under 20 che stia parecchi mesi in europa per poter partecipare ai tornei cadetti e junior, e Budapest potrebbe essere la base ideale sia per la qualita' che per i costi, ci stiamo anche attivando per vedere se riusciamo ad organizzare una scuola in modo che le ragazze possano stare al passo con gli studi. Nei prossimi giorni contatteremo l'ambasciata per poter avviare i contatti. Un caro saluto e auguri per San Valentino a tutte le persone che si vogliono bene, e a tutti coloro che sono soli. Ciaoo

martedì 12 febbraio 2013

12 febbraio 2013

Quel voto di scambio vche uccide la democrazia Umberto Saviano Il mercato degli eletti UNA parte consistente di Italia vota politici che poi disprezza. Una fetta consistente di voti viene direttamente controllata con un meccanismo scientifico e illegale. Il più importante e probabilmente il più difficile da analizzare, quello con cui i partiti evitano sistematicamente di fare i conti: il voto di scambio. A noi sembra di vivere in attesa di un perenne punto di svolta e in questo clima di incertezza siamo portati a pensare che il disagio creato dalla crisi economica, dalla corruzione politica, dalla cattiva gestione delle istituzioni, da venti anni di presenza di Berlusconi non potrà continuare ancora a lungo. Gli osservatori internazionali continuano ad augurarsi che gli italiani prenderanno finalmente coscienza di ciò che gli è accaduto, di tutto quello che hanno vissuto. E prenderanno le dovute misure. Che ne trarranno le giuste conseguenze. Che non cadranno negli stessi errori, nelle stesse semplificazioni. Ci si convince sempre di più di essere a un passo dal cambiamento perché le persone ovunque - in privato e negli spazi pubblici: dai bus ai treni, dai tram ai bar, dai ristoranti a chi viene intervistato in strada - appaiono stanche, disgustate. Vorrebbero fare piazza pulita, ma si trovano al cospetto di un sistema che ha tutti gli anticorpi per rimanere immutabile. Per restare sempre uguale a se stesso. Per autoconservarsi. Esistono due tipi di voto di scambio. Un voto di scambio criminale ed un voto di scambio che definirei "acceleratore di diritti". In un paese dai meccanismi istituzionali compromessi, la politica diventa una sorta di "acceleratore di diritti", un modo - a volte l'unico - per ottenere ciò che altrimenti sarebbe difficile, se non impossibile raggiungere. Per intenderci: ci si rivolge alla politica per chiedere, talvolta elemosinare favori. Per pietire ciò che bisognerebbe avere per diritto. Mentre altrove nel mondo si vota un politico piuttosto che il suo avversario per una visione, un progetto, perché si condividono i suoi orientamenti politici, perché si crede al suo piano di innovazione o conservazione, qui da noi - e questo è evidente soprattutto sul piano locale - non è così. In un contesto come il nostro, programmi e dibattiti, spesso servono a molto poco servono alle elite, alle avanguardie, ai militanti. A vincere, qui da noi, è piuttosto il voto utile a se stessi. IL DISPREZZO PER LA POLITICA In breve, una grossa fetta di Italia che nei sondaggi e nelle interviste si esprime contro vecchi e nuovi rappresentanti politici, spesso vota persone che disprezza, perché unici demiurghi tra loro e il diritto, tra loro e un favore. Li disprezza, ma alla fine li vota. Questo meccanismo falsa completamente la consultazione elettorale. Perché a causa della sfiducia nella politica, pur di ottenere almeno le briciole di un banchetto che si immagina lauto e al quale non si è invitati, si è pronti a dare il proprio voto a chi promette qualcosa o a chi ha già fatto a sé o alla propria famiglia un favore. I vecchi potentati politici anche se screditati oggi possono contare su centinaia di assunzioni pubbliche o private fatte grazie alla loro mediazione e da questi lavoratori avranno sempre un flusso di voti di scambio garantito. In questo senso è fondamentale votare politici di navigata presenza perché sono garanzia che quel diritto o quel favore promesso verrà dato. In questa campagna elettorale, come nelle scorse, non si è parlato davvero di come "funziona" il voto di scambio, di come l'Italia ne sia completamente permeata. La legge recentemente approvata in materia di contrasto alla corruzione, sul punto, è assolutamente insufficiente. L'elettore, promettendo il proprio voto, ha la sensazione di ricavare almeno qualcosa: cinquanta euro, cento euro, un cellulare. Poca roba, pochissima: in realtà perde tutto il resto. La politica dovrebbe garantire ben altro. La capacità effettiva di ripensare un territorio, non certo l'apertura di un circolo per anziani o un posto auto. In cambio di una sola cosa, il politico che voti ti toglie ciò che sarebbe tuo diritto avere. Ma è ormai difficile far passare questo messaggio, anche tra gli elettori più giovani. Sembra tutto molto semplice, ma è difficile far comprendere a chi si sente depauperato e privato di ogni cosa che il modo migliore per recuperare brandelli di diritti non è svendere il proprio voto per un favore. È tanto più difficile perché spessissimo ciò che l'elettore si trova costretto a chiedere come fosse un favore, sarebbe invece un suo diritto, il cui adempimento non è impedito, ma è fortemente (e a volte artificiosamente) rallentato dal mal funzionamento delle Istituzioni. Qui non si sta parlando di persone che truffano o di comportamenti sleali, ma di chi ha difficoltà a vedersi riconosciuta una pensione di invalidità necessaria a sopravvivere, o l'assegnazione di un alloggio popolare piuttosto che un posto in ospedale cui avrebbe diritto. Il disincanto si impossessa delle vittime delle lentezze burocratiche, che presto comprendono che per velocizzare il riconoscimento di un diritto sacrosanto devono ricorrere al padrino politico, cui sottostare poi per un tempo lunghissimo, a volte per generazioni, come accadeva con i vecchi capi democristiani in Campania e nel Sud in generale. Lo stesso accade talvolta per l'ottenimento di una licenza commerciale o per poter ottenere i premessi necessari alla apertura di un cantiere. Diritti riconosciuti dalla legge il cui esercizio, da parte del cittadino, necessita di una previa mediazione politica. E la politica di questo si è nutrita. Di questo ricatto. Ribadisco: non sto parlando di chi non merita, di chi non ha i requisiti, di chi sta forzando il meccanismo legale per ottenere un vantaggio, ma di chi avrebbe un diritto e non è messo in condizione di goderne. Questo muro di gomma ostacola qualunque volontà di rinnovamento, poiché a giovarne nell'urna sarà sempre e soltanto il vecchio politico e la vecchia politica, non il nuovo. Il vecchio che ha rapporti. Per comprendere i meccanismi di voto di scambio, la Campania è una regione fondamentale, insieme alla Sicilia e alla Calabria. Da sempre, dai tempi delle leggendarie campagne elettorali di Achille Lauro, che dava la scarpa sinistra prima del voto e quella destra dopo. Ma nel resto d'Italia non si può dire che le cose vadano diversamente. Insomma, il meccanismo è rodato, perfettamente rodato e si interrompe solo quando il proprio voto viene percepito come prezioso, come importante per il cambiamento, tanto che non te la senti di svenderlo anche per ottenere ciò che per diritto ti sarebbe dovuto. E ancora una volta, questa campagna elettorale, in pochissimi ambiti si sta declinando sulle idee, quanto piuttosto su un generico rinnovamento a cui il Paese non crede. Più spesso si risponde con rabbia: tutti a casa, siete tutti uguali. L'allarme consistente sul voto di scambio in queste ore è in Lombardia. A SPESE DEGLI ELETTORI Ma su chi accede alla politica distrattamente, fa leva il politico di vecchio corso, pronto a riceverti nella sua segreteria e a mantenere la promessa fatta a carica ottenuta. Il politico che non dimentica perché ha un apparato che vive a spese degli elettori, un apparato che è un orologio svizzero: unica cosa perfettamente funzionante in una democrazia claudicante. Ecco perché è sbagliato sottovalutare la capacità berlusconiana non di convincere, ma di riattivare e di rendere nuovamente legittima questa capacità clientelare. Berlusconi non va in tv convinto di poter di nuovo persuadere, ma ci va con la volontà di rinfrescare la memoria a quanti hanno dimenticato la sua capacità di ricatto. Ci va per procacciarsi i numeri sufficienti a garantire, ancora una volta, la totale ingovernabilità del Paese. Ci va perché sa che ingovernabilità significa poter di nuovo contrattare. Quindi ecco le solite promesse: elargirà pensioni, toglierà tasse e, se anche non ci riuscisse, chiuderà un occhio, strizzandolo, a chi non ne può più. Berlusconi va a ribadire che gli altri non promettono nulla di buono. A lui non serve convincere di essere la persona giusta. A lui basta convincere i telespettatori che gli altri sono l'eterno vecchio e lui l'eterno nuovo. Nel momento in cui, quindi, non esiste un'idea di voto che cambi il paese, riparte il meccanismo della clientela. Dall'altra parte, la sensazione è che si preferisca campare di rendita. I "buoni" votano a sinistra. E su questi buoni si sta facendo troppo affidamento. Della pazienza di questi buoni si sta forse abusando. Se, intercettando un diffuso malcontento, Berlusconi promette la restituzione dell'Imu e un condono tombale, dall'altra parte non si fanno i conti con una tassazione ai limiti della sopportazione. Da un lato menzogne, dall'altro nessuna speranza, silenzio. E i sondaggi rispecchiano questa situazione. Rispecchiano quella quantità abnorme di delusi che solo all'ultimo momento deciderà per chi votare e deciderà l'esito. E su molti delusi il voto di scambio inciderà negli ultimi giorni. Ogni partito in queste elezioni, come nelle precedenti, ci ha tenuto a conservare i suoi rapporti clientelari. Ecco perché gli amministratori locali sono così importanti: sono loro quelli che possono distribuire immediatamente lavoro. È nel sottobosco che si decidono le partite vere, che si fanno largo i politici disinvolti, quelli che risolvono i problemi spinosi, permettendo a chi siede in Parlamento di evitare di sporcarsi. E qui si arriva al voto di scambio mafioso che segue però logiche diverse. Le organizzazioni, nel corso degli anni, hanno cambiato profondamente il meccanismo dello scambio elettorale. Il voto mafioso degli anni '70 e '80 era in chiave manifestamente anticomunista, tendeva a considerare il Pci come un rischio per l'attenzione che dava al contrasto alle mafie sul piano locale, ma soprattutto perché toglieva voti al partito di riferimento, che è a lungo stato la Dc. Lo scopo era cercare di convogliare la maggior parte dei voti sulla Democrazia cristiana, voti che il partito avrebbe ottenuto ugualmente - è importante sottolinearlo - ma il ruolo delle organizzazioni era fondamentale per il voto individuale. Diventavano dei mediatori imprescindibili. Carmine Alfieri e Pasquale Galasso, boss della Nuova Famiglia, raccontano di come negli anni '90 non c'era politico che non andasse da loro a chiedere sostegno perché quel determinato candidato potesse ottenere una quantità enorme di voti. La camorra anticipava i soldi della costosa campagna elettorale per manifesti, per acquistare elettori, soldi che il partito al candidato non dava. In cambio i clan sarebbero stato ripagati in appalti. Mister 100 MILA VOTI La storia di Alfredo Vito "Mister centomila voti", impiegato doroteo dell'Enel che prende negli anni '90 più voti di ministri come Cirino Pomicino e Scotti, applica una teoria che fa scuola al suo successo. "Do una mano a chi la chiede": ecco la sintesi della logica che condiziona la campagna elettorale. I veri mattatori delle elezioni non erano - e non sono - quasi mai nomi conosciuti sul piano nazionale, ma leader indiscussi sul piano locale. Questo dà esattamente la cifra di cosa poteva accadere, della capacità che le organizzazioni avevano di poter convogliare su un determinato candidato enormi quantità di voti. E non è la legge elettorale in sé a poter ostacolare gli esiti nefasti del voto di scambio, che è frutto evidentemente di arretratezza economica e quindi culturale. La dimostrazione di questa sostanziale ininfluenza è data dal fatto che, se da un lato la selezione operata dai partiti non consente al cittadino di poter scegliere i propri rappresentanti, favorendo viceversa il "riconoscimento di un premio" per chi si è sobbarcato il gioco sporco dello scambio elettorale a livello locale, dall'altro, la scelta diretta del candidato - in un sistema che rifugge la trasparenza quasi si trattasse di indiscrezione - trasforma la competizione elettorale in una mera questione di budget, nella quale la capacità di acquisto dei voti diviene determinante. Oggi, la maggior parte delle organizzazioni criminali sostengono anche candidati non utili ai loro affari, semplici candidati che hanno difficoltà a essere eletti. Vendono un servizio. Vai da loro, paghi e mettono a tua disposizioni un certo numero di voti (emblematico il caso di Domenico Zambetti, che avrebbe pagato 200 mila euro per ottenere 4 mila voti alle elezioni del 2010). Questo significa che puoi anche non essere eletto le organizzazioni ti garantiscono solo un pacchetto di voti non tutto il loro impegno elettorale di cui sarebbero capaci. In alcuni casi candidano direttamente dei loro uomini in questo caso in cambio avranno accesso alle informazioni sugli appalti, avranno capacità di condizionare piani regolatori, spostare finanziamenti in settori a loro sensibili, far aprire cantieri, entrare nel circuito dei rifuti dalla raccolta alle bonifiche delle terre contaminate (da loro). Con un pacco da cento di smartphone si ottengono 200 voti in genere. Quello della persona a cui va lo smartphone e quello di fidanzati o familiare. Spese pagate ai supermercati per un due settimane/un mese. Sconti sulla benzina (fatti soprattutto dalle pompe di benzina bianche). Bollette luce, gas, telefono pagate. Ricariche telefonini. Migliaia di voti saranno raccolti con uno scambio di questo tipo. Difficilissimo da dimostrare siccome chi promette è raramente in contatto con il politico. Quindi anche se il mediatore è scoperto questi dirà che era sua iniziativa personale per meglio comparire agli occhi del politico aiutato escludendolo quindi da ogni responsabilità nel voto di scambio. Nel periodo delle elezioni regionali 2010, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha aperto un'indagine sulla compravendita di voti. In Campania i prezzi oscillerebbero da 20 a 50 euro, 25 subito e 25 al saldo, cioè dopo il voto. In alcuni casi i voti vengono venduti a pacchetti di mille. Praticamente c'è una specie di organizzatore che promette al politico 1000 voti in cambio di 20.000 o 50.000 euro. Questa persona poi ripartisce i soldi tra le persone che vanno a votare: pensionati, giovani disoccupati. In Campania un seggio in Regione può arrivare a costare fino a 60.000 euro. In Calabria te la cavi con 15.000. Con 1000 euro in genere un capo-palazzo campano procura 50 voti. Il capo-palazzo è un personaggio non criminale che riesce a convincere le persone che solitamente non vanno a votare a votare per un tal politico. E come prova del voto dato bisogna mostrare la foto della scheda fatta col telefonino. In Puglia un voto può arrivare a valere 50 euro, lo stesso prezzo a cui può arrivare anche in Sicilia. A Gela proposto pacchetti di 500 voti a 400 euro. 400 euro per 500 voti: 80 centesimi a voto! IL MECCANISMO PRINCIPE E poi c'è il il meccanismo principe con cui si controllano i voti e si paga ogni singolo voto lo si ottiene con il metodo della "scheda ballerina". L'elettore che vuole vendere il proprio voto va dal personaggio che paga i voti riceve la scheda elettorale già compilata (regolare fatta uscire dal seggio) se la mette in tasca poi va al seggio, presenta il proprio documento di riconoscimento e riceve la scheda regolare. In cabina sostituisce la scheda data già compilata con la scheda che ha ricevuto al seggio, che si mette in tasca. Esce dalla cabina elettorale e vota al seggio la scheda precompilata. Poi va via. Torna dà la scheda non votata e riceve i soldi. La scheda non votata e consegnata viene compilata, votata, e data all'elettore successivo, che la prende e torna con una pulita. E avrà il suo obolo. 50 euro, 100 euro, 150 o un cellulare. O una piccola assunzione se è fortunato. Così si controlla il voto. Nessuno ha parlato di questo meccanismo, la scheda ballerina non ha interessato il dibattito elettorale. Eppure è più determinante di una tassa, più incisiva di una riforma promessa, più necessaria di una manovra economica. In questa campagna elettorale, come in tutte le precedenti, non si è fatto alcun riferimento al voto di scambio sia come "acceleratore di diritti" sia quello criminale. Avrebbero dovuto esserci spot continui, articoli diffusi, che sensibilizzassero gli elettori a non vendere il proprio voto, a non cedere alle promesse di scambio. Si sarebbero dovuti sensibilizzare gli elettori a non decidere gli ultimi giorni di voto in cambio di qualche favore. Ma se non lo si è fatto significa che in gioco ci sono interessi enormi che andrebbero analizzati caso per caso. Nel 2010 provocando da queste queste stesse pagine invocammo l'OSCE (l'organizzazione per la sicurezza in Europa, ndr) a controllo del voto regionale mostrando come il voto di scambio fosse tritolo sotto la democrazia. L'OSCE non recepì l'appello come una provocazione ma come un serio allarme e rispose di essere disponibile ad intervenire e controllare il voto. Ma doveva essere invitata a farlo dal governo. Cosa che non fu fatta. Con queste premesse, chi può dire cosa accadrà tra qualche giorno? Il monitoraggio sarà come sempre blando, affidato a singole persone o a gruppi isolati che denunceranno irregolarità. Ma dove nessuno vorrà farsi garante di trasparenza, chi verrà a dirci come si saranno svolte le elezioni? E ad oggi nessuno schieramento ha affrontato il tema del voto di scambio. Terribile nemico o fenomenale alleato?

lunedì 11 febbraio 2013

11 febbraio 2013

......e il tempo non si innamora due volte di uno stesso uomo, abbiamo la consistenza lieve delle foglie, ma ci teniamo la notte per mano stretti fino all'abbandono per non morire da soli quando il vento ci coglie.... La stazione di Zima R. Vecchioni

domenica 10 febbraio 2013

10 febbraio 2013

Ciao amici, buone notizia dal torneo internazionale under17 di Pisa, Asano saki ha conquistato il 3 posto e Myawaky karin e' entrata nelle top 8. Sono contento. Ciao

10 febbraio 2013

Ciao amici, un caro saluto da Budapest....sempre piu' bianca, la neve continua a scendere copiosa. Abbiamo finito da poco la gara a squadre che ha visto la vittoria dell'Italia davanti alla Francia, al terzo posto la Germania che ha battuto la Polonia nella finale per il terzo posto. Il Giappone ha chiuso all'ultimo posto. Abbiamo perso il primo match dalla Cina per 27 a 19, nei match dal 9 posto al 16 posto ho tolto la Senior Mori per fare tirare solo le under 20. Abbiamo perso dalla Gran Bretagna 45a35 e poi dal Canada 43 a 38. Le giovani ragazze giapponesi non hanno tirato malissimo ma il numero degli errori e' stato superiore alle cose giuste fatte.Questo e' normale e non mi preoccupa, il tempo ci dira' se riusciremo a costruire una nuova squadra attraverso il buon lavoro e l'esperienza. Sono preoccupato perche' vorrei prendere questa strada ma so che sara' irta di difficolta'....la scuola, i soldi, so che non potro' dare continuita' di lavoro ed esperienza a questo nuovo gruppo, ma cosi' e' quindi devo cercare di fare il meglio possibile per aiutare queste ragazze. Domani giorno libero in attesa che ci raggiungano le cadette che oggi stanno tirando a Pisa, poi prepareremo la gara di coppa del mondo under 20. Riprenderemo ad allenarci martedi mattina, video per analizzare gli assalti fatti e lezione per iniziare a sentire e capire. Ciao buona domenica

sabato 9 febbraio 2013

10 febbraio 2012

Ciao amici, un saluto da una imbiancata Budapest, anche oggi sta nevicando, sono le 6 del mattino e' ancora buio e il contrasto creato dai lampioni illuminati nel buio della citta' con la neve che scende copiosa creano una bella immagine. Ieri abbiamo finito la gara individuale e sono rimasto soddisfatto della prova delle ragazze giovani. La Sanada, secondo anno under 20, dopo aver fatto un buon girone, 5v 1s, ha vinto il primo match nel tabellone delle 64 e poi nelle 32 e' stata fermata dalla Guyart. Anche la Kusano e la Mori, due senior, sono entrate nel tabellone delle 64 dopo un buon primo giorno di gara, non sono riuscite a ripetersi ieri, ma hanno fornito una buona prova. Kawamura, Oishi e Nishioka hanno superato il girone ma poi hanno perso nel tabellone delle 128. La situazione della Nishioka non cambia, sono passati due anni e i problemi alla schiena non si risolvono.....!!!!!????? Oggi gara a squadre nel tabellone delle 16 affronteremo una rinnovata Cina, noi oltre alla 28 Mori schiereremo tre under 20, Yanaoka, Kawamura e Sanada. Ciao a dopo

mercoledì 6 febbraio 2013

6 febbraio 2013

Non solo Epo, l’ex ciclista racconta il doping: “Coca e anfetamine per reggere” Graziano Gasparre, ex corridore professionista, decide di raccontare la sua storia dopo la paura per un tumore provocato - secondo i medici - dalle infiltrazioni. "E' un sistema perverso: controlli farsa, soffiate, dirigenti e ispettori compiacenti. E se smetti sei finito, perché ti rendi conto che gli altri usano lo stesso metodo" di Lorenzo Vendemiale 548 “Quando correvo non ho fatto solo uso di doping. Ho preso anche altra merda: tiravo cocaina per dimagrire, specie in inverno quando è facile mettere su qualche chilo di troppo; mi impasticcavo di anfetamine per fare super allenamenti di molte ore”. Quella dell’ex ciclista professionista Graziano Gasparre (leggi la scheda sulla sua carriera) è una confessione choc. La prima senza i filtri della televisione o degli avvocati. Perché dopo anni di droghe e di veleni il fisico presenta il conto. Tumore alla natica. Per i medici la causa potrebbe esser stata il doping. Intervento chirurgico ed esami di laboratorio. Gasparre è salvo, ma ha avuto paura. E ha deciso di parlare. Senza paracadute e in esclusiva a ilfattoquotidiano.it. Perché racconta tutto proprio ora? Per il bene del ciclismo, perché la mia testimonianza possa aiutare gli altri a non rovinarsi la vita per una stupida soddisfazione personale. A me è stato asportato un frammento nodulare di quasi 4 cm. L’operazione è perfettamente riuscita, ora sto bene e nei giorni scorsi ho ricevuto i risultati dell’esame istologico: il tumore era benigno. Per il chirurgo che ha eseguito l’intervento potrebbe essersi trattato di un effetto collaterale del doping di cui ha abusato per anni. Esatto: la formazione è cresciuta proprio nel punto in cui ho fatto tantissime iniezioni intramuscolari, il mio corpo non è riuscito ad assorbire quelle schifezze. Di che schifezze stiamo parlando? L’epo, ovviamente; ma anche Gh (l’ormone della crescita) e testosterone. Ma è quello che fanno un po’ tutti i corridori professionisti, né più né meno. Avevo un preparatore, da cui andavo un paio di volte al mese, e insieme alla tabella di allenamento mi somministrava anche i farmaci. Una preparazione mirata alle gare più importanti della stagione, nulla di eccezionale nel ciclismo. Si dice che i ciclisti inizino a drogarsi sin da giovanissimi. E’ vero? Da dilettante, quando andavo fortissimo, ero pulito: non posso dire che corressi a pane e acqua, perché tra vitamine e integratori c’è sempre una forte componente farmaceutica, ma niente doping. Ho cominciato quando ho lasciato la Mapei, con la squadra con cui ho corso la Milano-Sanremo e il Giro d’Italia (il nome non lo fa, ma si tratta della De Nardi-Colpack, in cui hanno militato alcuni pezzi da novanta del ciclismo – Honcar e Visconti su tutti – che negli anni successivi hanno avuto problemi con il doping, nda). In quei due anni ho fatto uso di sostanze illecite in maniera programmatica. Come fa un corridore a procurarsi le sostanze illecite? Fu un’idea che venne di comune accordo a me e alla squadra. Quando vedi sfrecciarti davanti corridori che hai sempre battuto, cominci a farti delle domande. Chiedevo ai miei manager se andassi piano e loro mi rispondevano di no, che avevo solo bisogno di un aiutino. Uno dei dirigenti della squadra mi propose: “Perché non proviamo a fare qualcosina?”. Fu lui a indicarmi il nome di un dottore da cui andare. Provammo e cominciai a volare. Da allora, finché ho corso per quella squadra, non ho più smesso. Quindi la dirigenza della squadra era a conoscenza del doping? Certo che sapevano! Ma la responsabilità è tutta dei corridori: il dottore era a carico mio, anche se erano stati loro ad indicarmelo, ero io a pagare profumatamente le sue prestazioni e le sostanze. E questo perché se poi ti pizzicano loro devono uscirne puliti: si scandalizzano, ti licenziano pure. Funziona così. Sono le società a organizzare ‘collettivamente’ le assunzioni di sostanze vietate? A parte i casi di doping di squadra, di solito ognuno se la vede da solo. Non so, per esempio, se come me anche i miei compagni di allora si dopassero. Ma dal preparatore che frequentavo ho incontrato spesso altri ciclisti. Il dottore ci fissava gli appuntamenti in maniera che noi ciclisti non ci incontrassimo. “Per rispettare la privacy” ci rassicurava. Ma nel corso di quei due tre anni avrò incontrato una decina di ciclisti: pezzi da novanta del ciclismo italiano, gente che ha vinto tappe al Giro d’Italia o prove di Coppa del Mondo, alcuni sono ancora in attività. Adesso non me la sento di dire chi sono: ci sarebbero delle ovvie conseguenze, anche legali, e in questo momento io devo pensare innanzitutto alla mia salute. Quando tutto sarà finito, farò anche i nomi. Due anni di doping ‘programmato’ e nessuna positività ai controlli. Come è possibile? C’è poco da sorprendersi. Il medico che mi seguiva era bravo, programmava i trattamenti in modo da non incappare in questo genere di problemi: assumevo il doping soprattutto in inverno, ed arrivavo in primavera pulito e al massimo della forma. E i controlli non sono poi così efficaci: quelli regolari vengono elusi in questa maniera, quelli a sorpresa spesso non sono davvero a sorpresa… Significa che i corridori vengono avvisati? Non è raro che arrivi la ‘soffiata’. Ricordo un episodio in particolare: nel 2006 avevo vinto una tappa di una corsa italiana importante e ricevetti una telefonata da un mio ex compagno di squadra, che mi disse che il giorno dopo ci sarebbero stati dei test a sorpresa. Era vero. Io quella volta stavo tranquillo, ero pulito. Ma se non lo fossi stato avrei potuto salvarmi. Cosa che sicuramente avranno fatto altri. La lotta al doping senza quartiere condotta dall’Uci è solo una messa in scena? Non so se il pesce puzzi dalla testa, o siano solo alcuni ispettori Uci ad essere conniventi. Di certo ci sono troppi interessi in ballo, che legano squadre, case farmaceutiche, dirigenti. Per fare un piccolo esempio, sono quasi certo che il manager che mi fece il nome del medico da cui mi dopavo, avesse una percentuale sulla sua parcella: più corridori gli portava, più soldi facevano. La verità è che il doping è un business, a molti fa comodo che resti in piedi. Ma c’è qualche mosca bianca o i ciclisti sono davvero tutti dopati? E’ difficile dirlo. Sicuramente c’è ancora chi crede in uno sport pulito: incontrare le persone giuste può fare la differenza. Penso a dirigenti seri, come Giorgio Squinzi, il patron della Mapei. O Ivano Fanini, che mi diede una chance dopo l’infortunio. Ivano una volta mi mise addirittura le mani addosso, quando sospettava che mi dopassi: ma ero pulito, glielo dimostrai e facemmo pace. Con Ivano siamo rimasti legatissimi, è una delle persone che più mi è stata vicina in questo periodo difficile. Ma purtroppo sono delle eccezioni. Anche alla Mapei, nonostante tutti i controlli del professor Sassi, ci sono stati dei casi di positività. Per questo credo che almeno il 90% dei corridori professionisti faccia uso di doping: si dopano i capitani per vincere e i gregari per aiutarli. Nessuno si salva da questo sistema. E non c’è nessuno che si ribella perché vinto dal rimorso? Io non ho mai avuto rimorsi. Quando vai forte ti senti bene, ti dimentichi di tutto. E’ come andare giù in discesa a 90 all’ora, l’adrenalina cancella la paura: quando finisci di correre e sei sotto la doccia magari ci pensi, ma il giorno dopo rifai tutto da capo. Anche perché non mi sentivo un dopato, non avevo sensi di colpa: mi comportavo come tutti gli altri, lo facevo solo per competere ad armi pari. Una volta che cominci e che vedi gli effetti, è difficile uscirne: temi di andare piano, di restare senza contratto. Chi non l’ha provato probabilmente non può capire. La squadra ti dà ‘solo’ un consiglio, nessuno ti obbliga a doparti, ma quando sei in gruppo ti rendi conto che o ti adegui al sistema o smetti di correre. Cos’altro imponeva il sistema? Quando correvo io non ho fatto uso solo di doping, ho preso anche altra merda, come cocaina e anfetamine. Nel ciclismo la droga è più diffusa di quanto si pensi: ho cominciato su consiglio di un compagno di allenamenti che pure lo faceva, poi è diventato un vizio che mi ha accompagnato negli anni. E non solo per il gusto dello ‘sballo’, ma sempre a fini professionali: tiravo per dimagrire, specie in inverno quando è facile mettere su qualche chilo di troppo; mi impasticcavo per fare super allenamenti di molte ore. Chi si dopa è in qualche maniera ‘predisposto’ a fare uso di stupefacenti. E pure questa diventa una dipendenza: il vizio della cocaina mi ha accompagnato negli anni, anche dopo il 2005. Poi sono riuscito a smettere, di botto, perché stavo perdendo la mia famiglia, mia moglie e mio figlio, quel che ho di più caro al mondo. E adesso c’è stato il tumore. Ora come vive un ex dopato? Ho accettato di piegarmi al sistema e di drogarmi per una stupida soddisfazione personale. Un errore che mi stava distruggendo la vita. E’ una cosa che non può succedere. Per questo oggi parlo. E spero che qualcuno mi ascolti.

martedì 5 febbraio 2013

5 febbraio 2013

Ciao amici, un saluto da Budapest, in attesa della seconda gara di coppa del mondo ci stiamo allenando con le nazionali ungherese, statunitense e un gruppo di ragazze messicane, portoghesi, canadesi. L'allenamento per noi e' buono, ma non sono contento non vedo crescere le ragazze, non sfruttano le esperienze della pedana, non colgono le sensazioni, continuano a vivere chiuse nel loro mondo..... E cosi' e' tutto piu' complicato!!!!! Oltre a cercare di curare tutti gli aspetti tecnici e tattici sto cercando di aprire un po' la mente di queste ragazze perche' poi siano pronte jn pedana. Se dipendesse da loro resterebbero chiuse nelle loro stanze senza comunicare con nessuno, senza vivere la vita che esiste fuori dal Giappone. Non sanno nulla, di cio' che e' successo e di cio' che succede nel mondo, non sanno nulla di geografia , di storia....delle volte,mi domando come fanno.....ieri parlavamo delle cadette e della,loro prossima gara a Pisa, quando ho chiesto cosa sapessero di Pisa, un paio di ragazze mi hanno parlato della torre, ma non sapevano dove fosse Pisa, una sola mi ha detto....in Spagna!!!!! La seconda guerra mondiale????? Ma, si, forse, boh....quando e' iniziata?.....con quali schieramenti?....quando e' finita?........loro lo dovrebbero sapere bene?????!!!!!! Mi direte cosa conta sapere qualcosa del mondo con la scherma? Forse nulla....forse se devi cercare di cambiare un atteggiamento e una cultura che non si presta al duello al combattimento bisogna cercare di farle connettere con il resto del mondo, bisogna cercare di farle capire che in pedana nessuno si inchina, ma se possono ti spaccano in due!!!! Ci sono istanti nei quali vado fuori di gesta, perche' le vedo fare cose che non hanno nulla a che vedere con la storia del match.....!!! Lo so, lo so sono io che devo trovare la strada.....!!! Ciao

domenica 3 febbraio 2013

3 febbraio 2013

Il dito e la banca di Marco Travaglio Il primo monito di Napolitano è certamente saggio se, invocando l’altroieri l’“interesse nazionale”, punta a tutelare la figura di Mario Draghi dalle pressioni tedesche, che mirano a gettargli addosso lo scandalo Montepaschi per frenare la sua politica salva-euro. La Banca d’Italia fu certamente l’unico soggetto istituzionale a vigilare, con le due ispezioni a Siena, e a scoprire i contratti segreti sui derivati tossici, anche se poi ci si contentò del cambio della guardia Mussari-Profumo e la lentezza delle procedure e l’inefficienza endemica della Consob impedirono che i disinvolti (a dir poco) amministratori fossero rapidamente e adeguatamente sanzionati. Purtroppo non si può dire altrettanto del secondo monito, quello di ieri dinanzi all’Ordine dei giornalisti, francamente irricevibile almeno per ciò che resta della libera stampa in Italia. Che vuol dire “abbiamo spesso degli effetti non positivi, quasi dei corto-circuiti tra informazione e giustizia”? E a che titolo il capo dello Stato afferma che il “ruolo della stampa di propulsione alla ricerca della verità” nel caso Mps “confligge con la riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e il rispetto del segreto d’indagine”? La stampa ha il diritto-dovere di svelare i segreti, anche quelli giudiziari se ci riesce, per dare ai cittadini il maggior numero possibile di notizie. Forse Napolitano ignora che, se da dieci giorni lo scandalo del Montepaschi è sulle prime pagine dei giornali di tutta Italia (e non solo), è grazie a un giornale – il nostro – che ha scoperto ciò che i banchieri nominati dal suo partito occultavano ad azionisti, dipendenti, risparmiatori e investitori. Se avessimo aspettato le famose autorità, magistratura compresa, non sapremmo ancora nulla. Nelle parole di Napolitano echeggia, dietro il paravento dell’“interesse nazionale”, una concezione malata, autoritaria del rapporto fra il potere e i suoi controllori: qualunque scandalo del potere diventa attentato alla Nazione perché lo scredita agli occhi dei cittadini e dei mercati. Quindi meglio una notizia scomoda in meno che una in più. Il dito indica la luna e tutti a guardare il dito. Il termometro segna la febbre e tutti a dare la colpa al termometro. Se Napolitano non vuole che il sistema bancario venga screditato, lanci un bel monito ai banchieri perché caccino i mercanti dal tempio, anziché mettere la volpe a guardia del pollaio, come fecero tre anni e un anno fa con Mussari. E lanci un bel monito ai politici perché escano dalle banche (e dalle fondazioni) con le mani alzate e tornino a fare il loro mestiere: che, sulle banche, è quello dell’arbitro, non del giocatore. Già che c’è, potrebbe pure consigliare ai compagni del Pd di darsi una calmata: anziché minacciare di “sbranare” chi scrive dei loro rapporti con la finanza, la smettano di amoreggiare coi banchieri e di scalare le banche. Così magari nel prossimo scandalo finanziario non saranno coinvolti, e sarà la prima volta. La pravdina del Pd, la fu Unità, dedica una pagina all’appassionante interrogativo “Perché sfiorì il Garofano. Crollo del Psi e crisi della Prima Repubblica”. Già, perché? Lo storico Pons, recensendo un sapido saggio di due vecchi craxiani, Acquaviva e Covatta, risponde: va evitato “un impiego estremo della memoria storica come arma di lotta politica” in favore di “uno sguardo più meditato e più utile”, scevro da “giudizi sbrigativi e liquidatori sulla figura di Craxi”. Dunque il Psi e la Prima Repubblica crollarono perché “i partiti avevano perso la capacità di generare appartenenza”, per le “tendenze disgregative”, per “i limiti del riformismo socialista”, insomma “per un vuoto della politica che fu riempito dal potere giudiziario e da un’ondata di antipolitica”, ovviamente “di destra”. Di qui “la tragedia di Craxi e del socialismo italiano”. Ma è così difficile, o magari antipatriottico, dire che Craxi rubava?

sabato 2 febbraio 2013

3 febbraio 2013

Ciao amici, siamo in partenza per Budapest, dove ci fermeremo per 2 settimane, il prossimo week end saremo impegnati con la seconda gara senior,un po' di ragazze dell'under 20 ci raggiungeranno domani dopo aver tirato oggi nella gara a squadre di Lyone, mentre per il secondo week end ungherese saremo impegnati nella gara under 20, dove saranno impegnate anche le cadette che da lunedi saranno a Pisa per il torneo under 17 e poi ci raggiungeranno nella capitale magiara. Questi sono i risultati della gara di Lyone che si e' disputata ieri. Anche qui niente di ecclatante, ma leggendo tra le righe dei risultati ho notato qualche miglioramento rispetto all'ultima gara di Zagabria. Ciao buona domenica. 1 MANCINI(ITA) 2 SINIGALIA(ITA) 3 DUBROVICH(USA) 3 MPAH(FRA) 12 KAWAMURA 27 TAKAHASHI 32 ITO 37 MIYAWAKI 46 SANADA 53 ASANO 62 OGATA KAWAMURA 4win 2loss 64→32 KAWAMURA V15-9 WEIS(GER) 32→16 KAWAMURA V15-12 BENETTI(ITA) 16→8 KAWAMURA 5-V15 MANCINI(ITA) TAKAHASHI 4win 2loss 64→32 TAKAHASHI V14-11 KRAUSE(GER) 32→16 TAKAHASHI 2-V15 SINIGALIA(ITA) ITO 3win 3loss 64→32 ITO V15-11 CRASTES(FRA) 32→16 ITO 10-V15 MCELWEE(USA) MIYAWAKI 4win 2loss 64→32 MIYAWAKI 10-V15 BORELLA(ITA) SANADA 3win 2loss 64→32 SANADA 8-V10 RIVANO(ITA) ASANO 3win 3loss 64→32 ASANO 11-V15 BENETTI(ITA) OGATA 2win 4loss 72→64 OGATA V15-13 LAURIA(ITA) 64→32 OGATA 5-V15 BIAGIOTTI(ITA)

2 febbraio 2013

Ciao un saluto da Danzica. E' finita da poco la prima gara di coppa del mondo senior della stagione. Ha vinto la Errigo davanti alla francese Guyart, sul podio anche la Di Francisca e la Salvatori. Le ragazze giapponesi non hanno brillato nel loro complesso; Oishi e Kusano sono state eliminate nel girone di qualificazione tirando veramente male e dimostrando di essere molte lontane da quelle che devono essere le performance in coppa del modo. La Mori, una volta entrata nel tabellone delle 64 ha perso dall'americana Ross in maniera netta, non riuscendo a controllare il suo stato emotivo , che la condiziona in maniera netta durante le gare. La Nishioka, non ha tirato male mi ha dimostrato che se lavorera' di piu', quest'anno e'impegnata nel concludere l'universita', potrebbe raggiungere qualche buon risultato. Una volta conquistato l'ingresso nel tabellone delle 64, ha battuto 15a8 l'italiana Durando, poi nel tabellone delle 32 ha perso 15a13 dall'italiana Volpi. Domani ci traferiremo a Budapest, dove nel prossimo week end ci sara' la seconda gara di coppa. Ciao