venerdì 14 settembre 2012

14 settembre 2012

LA CONFESSIONE NEL LIBRO «PALLONE CRIMINALE» DI DI MEO E FERRARIS

Bobbio: da pm volevo arrestare Maradona,
mi dissero di no per evitare sommosse

L'attuale sindaco di Castellammare: «Acquistava dosi enormi di cocaina. Diego andava messo sotto inchiesta»

MaradonaMaradona
NAPOLI — Nell'almanacco del calcio, all'annata 1991, Diego Armando Maradona ha rischiato di far registrare il trasferimento del secolo: dal Napoli al Poggioreale. Nella squadra carceraria. «Perché proprio in quell’anno volevo arrestarlo» ammette Luigi Bobbio, oggi sindaco di Castellammare di Stabia, ieri magistrato della Procura partenopea. Il racconto è finito in un capitolo del libro «Pallone criminale», scritto da Simone di Meo e Gianluca Ferraris. 
Arrestare Maradona? Scusi Bobbio, ma meanche Palazzi l’avrebbe mai pensato. Che successe all’epoca?
«Ero un giovane pm, in servizio da sei anni, e gestivo insieme ad altri due colleghi tutte le indagini che riguardavano il traffico di droga a Napoli. Era il 1991, durante alcune intercettazioni che riguardavano Iovine (boss della camorra; ndr) ci imbattemmo in Maradona. Lui acquistava consistenti quantità di droga che consumava o cedeva ad alcune prostitute che incontrava all'hotel Paradiso. Siccome l'approvvigionamento di sostanze stupefacenti si rivelò una prassi consolidata, chiesi al procuratore capo di Napoli di autorizzare l'arresto del calciatore». 
E Vittorio Sbordone, che ricopriva quel ruolo, le disse di no. Lui temeva una sollevazione popolare a Napoli? 
«Il diniego di Sbordone fu legittimo perché era nelle sue facoltà dire di no. La sua valutazione era sicuramente legata a ragioni di opportunità ambientale, ma anche all'idea che si potesse procedere nell'inchiesta con Maradona a piede libero. Secondo me, invece, avremmo cavato di più da quell’indagine se avessimo arrestato Maradona». 
Luigi BobbioLuigi Bobbio
Rischiando, però, di scatenare una rivoluzione tra i tifosi. 
«Ero pronto a subirne le conseguenze. Sono ancora convinto oggi che in una inchiesta giudiziaria i motivi di opportunità esterna debbano restare fuori». 
L’inchiesta dimostrò che il calciatore faceva uso costante di droga, ma cambiò anche il suo rapporto con il calcio. 
«Da quelle indagini emerse un Maradona diverso, dedito in maniera assidua alla droga. Ma non fu solo quello che mi sorprese. C'era dell'altro. Un elemento che ha contribuito ad allontanarmi dal calcio. Perché fino a quel momento ero un tifoso acceso del Napoli e un innamorato del pallone. Poi mi sono completamente disinteressato a questo sport». 
Cosa accadde? 
«Quasi negli stessi giorni Maradona venne sottoposto a test antidroga da parte nostra e da organismi calcistici. Noi lo abbiamo sempre trovato positivo alla cocaina, la commissione antidoping no».
Quindi?
«Forse c’è stata copertura da parte del mondo del calcio».
Felice Naddeo

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