lunedì 6 settembre 2010

6 settembre 2010

Ciao amici,dopo aver pubblicato il mio ultimo post ho letto questo articolo.....

Morire nell'indifferenza"Si, si, lo sapevo": così Jorge Lorenzo ieri, appena sceso dalla moto (quando non poteva sapere ufficialmente della morte di Tomizawa) ha commentato in mondovisione la scomparsa del pilota giapponese in diretta mondiale. Ieri tutti lo abbiamo preso per matto, per un pilota che ancora scosso dall'adrenalina della corsa si sia confuso nella risposta data al collega. Ma poi, quando gli abbiamo chiesto lumi (come facevi a sapere?"), Jorge sempre glissato rifugiandosi nel suo spagnolo e cercando di parlare della sua corsa. Così l'orribile sospetto, che Tomizawa si morto in pista, si fa strada, trova conferme. Una differenza non da poco perché con un pilota morto in pista e non fuori dall'autodromo si dovrebbe aprire un'inchiesta diversa da parte della magistratura.

Ma da dove arrivano i dubbi della morte di Tomizawa in circuito? Da tanti aspetti. Primo: perché trasportare un "ferito" così grave in ambulanza e non in elicottero? Secondo, perché Valentino Rossi ha detto "quando ho visto l'ambulanza andare così piano ho capito"? Perché il "ferito" è stato trattato come un sacco di patate e mosso senza nessun rispetto? Perché non è stata data almeno la bandiera rossa per pulire la pista dai detriti? Il sospetto cresce.

Domande senza risposte perché a queste risposte non si deve dare risposta. Successe lo stesso secoli fa, incredibilmente lo stesso giorno dell'incidente di Tomizawa: il 5 settembre del 1993. Chi scrive era ai primi Gp seguiti da inviato, sempre per Repubblica. Allora scrivemmo che Raney rimase paralizzato per una follia, quella di montare cordoli alti come muri perché a Misano oltre alle moto ci dovevano correre anche i camion e le macchine. Successe il putiferio. Ma dopo le accuse più ignobili i cordoli furono abbassati...

La sicurezza nelle moto è un argomento tabù. E non potrebbe essere altrimenti. "Se sei incerto tieni aperto" recita uno degli slogan più antichi del mondo delle corse. E' roba degli anni Venti. Da allora nulla è cambiato. E ha ragione Graziano Rossi, papà di Valentino ed ex pilota della Classe 500 a spiegare che "Quando correvo io e quando vedo correre mio figlio penso solo che l'incidente mortale a me e a Vale non potrà succedere mai. E' una cosa che riguarda solo gli altri".

Insomma, il "caso Tomizawa" non è nulla di nuovo per il mondo delle moto e delle corse. Ma per capire quale aria si è respirata ieri in autodromo, lontano dalla sala stampa, dal paddock e dalla mentalità dei piloti che corrono vi proponiamo uno degli oltre seicento commenti piovuto nel blog. Eccolo, è di Madmax:

"Ieri ero presente al circuito di Misano.
Ho visto con i miei occhi l’incidente al povero Tomizawa (è successo a circa 200 metri da dove mi trovavo io) e ripensando a quel momento e a quello che è successo dopo devo dire di aver visto qualcosa di inspiegabile.
Nonostante il terribile schianto e con la pista piena di detriti, la direzione non ha interrotto la gara.
Tra il pubblico c’era confusione per quello che era successo e in assenza di comunicazioni precise sono cominciate a circolare le versioni più disparate.

Io, vedendo che la gara non era stata interrotta e la lentezza con cui soccorrevano il povero giapponese mi ero convinto che nonostante la terribile carambola l’entità dell’incidente non fosse così grave.

Quando mia madre mi ha telefonato e mi ha detto come stava la realtà mi si è gelato il sangue.
Come si sa, lo spettacolo è andato avanti ugualmente; ci sono stati i festeggiamenti, le impennate, i fischi a Lorenzo, etc.
Questo anche quando, a fine corsa, lo speaker si è degnato di annunciare ciò che ormai sapevano tutti.
Ci ha detto che le bandiere sarebbero state messe a mezz’asta e udite udite… non ci sarebbero state le hostess sul podio.
Allo speaker gli va riconosciuto il tentativo di creare un clima più sobrio durante la premiazione ma parte del pubblico non gli interessava nulla della morte di Tomizawa e continuava a far suonare le trombe.

Io me ne sono restato seduto sul prato assorto nei miei pensieri, fissando il podio dove lo champagne veniva versato per una festa che, gente con un minimo di compassione umana, non avrebbe dovuto far celebrare.

Quando poi lo speaker ci ha ricordato per l’ennesima volta che nel circuito c’era la possibilità di acquistare i merdosissimi gadget ho, d’impulso, preso il mio zaino e con i miei amici ce ne siamo andati disgustati da ciò che avevamo visto e sentito.
So che il mestiere di pilota è rischioso e l’ombra della morte lo insegue in ogni curva ma mi chiedo come è possibile che la logica dello spettacolo possa prevalere sulla dignità umana e la drammaticità di questi momenti?".

2 commenti:

Flora ha detto...

Caro Andrea, morire nell'indifferenza... fa effetto!!! soprattutto quando ci scorre tutto sotto gli occhi proposto senza pudore e senza rispetto dai media. C'è da riflettere sul fatto che oggi non solo si muore nell'indifferenza, ma si VIVE nell'indifferenza più totale. I rapporti umani, sinceri e veri (l'unica cosa che vale e che dà un connotato alla nostra esperienza di vita), sono sempre più frettolosi e rari!!! Chi fa sport seriamente e con i ragazzi, ad esempio, dovrebbe e potrebbe far passare valori importanti per recuperare un po' questo vuoto che ci sta sommergendo! Vale non solo arrivare, non solo guadagnare... c'è altro nella vita! Rispetto, onestà, fatica, amcizia, lealtà! Un abbraccio.

Andrea Magro ha detto...

Ciao Flora, grazie per le tue parole "vere" !!!Ti abbraccio forte forte!!
Mandi