giovedì 10 gennaio 2013

10 gennaio 2013

Il Fatto Quotidiano Blog di Stefano Corradino Nessuno tocchi Corrado Guzzanti. Firmiamo la petizione di Stefano Corradino “Dio po esiste, non esiste, staccene quattro, sedici, più du donne, du negri, du giapponesi, co a barba senza barba…” “L’universo è a undici dimensioni, infiniti universi paralleli, ce stanno l’equazioni, ma de che stamo a parlà, ancora delle apparizioni alle pastorelle?” Padre Pizarro, teologo senz’anima e monsignore dall’aspetto trasandato, nonché padre – non solo spirituale – (“c’ha ragione mi fijo: stamo ar medioevo”) è uno dei personaggi più originali di Corrado Guzzanti. Comparso dieci anni fa su Rai3 nel programma “Il Caso Scafroglia” il prete bizzarro e cinico è tornato in onda venerdì scorsa, questa volta su La7 con le sue battute al vetriolo, senza peli sulla lingua, su temi eticamente sensibili, con frecciate ai vertici ecclesiastici e qualche ironia sulle sacre scritture e sul papa. “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi” recita una vecchia massima popolare che per alcuni è solo un proverbio ma per altri è un precetto inviolabile: la religione, per il suo legame con ciò che è ritenuto sacro, sembra godere di una sorta di speciale immunità dalla critica e dalla satira. Sarà per questa ragione che i telespettatori cattolici (Aiart) hanno denunciato Guzzanti – e hanno chiesto la sospensione della trasmissione – per “aver offeso con battute da caserma il sentimento religioso degli italiani, vomitando insulti e falsità per oltre un’ora di spettacolo”. Ci permettiamo di ricordare ai querelanti che la satira sin dall’Antica Grecia ha avuto fra i suoi bersagli preferiti proprio la religione. Per questo lanciamo una petizione attraverso il sito change.org per chiedere che venga ritirata la denuncia nei confronti di Guzzanti, che tra l’altro è uno dei migliori attori comici italiani, e cessino simili forme di bavaglio e censura alla libertà di espressione. P.S. Consigliamo infine agli “inquisitori” della satira di tornare a rileggere quelle pagine in cui Erasmo da Rotterdam scriveva così: “È probabile, infatti, che non mancheranno voci rissose di calunniatori ad accusare i miei scherzi, ora di una futilità sconveniente per un teologo, ora di un tono troppo pungente per la mansuetudine cristiana”.

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