mercoledì 4 aprile 2012

4 aprile 2012

Tratto da Udineseblog

L'OPINIONE - Udine città aperta di Monica Valendino

Udine è strana: brontolona e appassionata, poco presente, quasi dimessa, eppure i discorsi di tutti vertono sull'Udinese. Udine apre le sue porte a tutti: è capace di dare fiducia piena anche ai misconosciuti, ma nel frattempo è capace di prendere di mira qualcuno e di non mollarlo più finché non se ne va (e anche dopo).
I friulani sono così: qualcuno ci considera montanari, in maniera un po' offensiva, noi ci consideriamo arcigni e come il granito, ma anche allegri come il Tagliamento che nasce dal Volaja.



Pochi riescono a capirci davvero: non di certo il club e i suoi protagonisti, "forestieri" che amano la tranquillità di questa città, ma non ne riescono a carpire le sfumature. E soprattutto non mettono radici. Qualche tifoso vorrebbe fare come gli struzzi, mettere la testa sotto la sabbia e sperare che tutti i bianconeri sono affezionati al simbolo che hanno davanti piuttosto che al nome che hanno dietro. Una pia illusione. Possiamo raccontare con certezza la frase di un calciatore che ad Arta, l'anno scorso, dopo un complimento (questo sarà il tuo anno) ha risposto un po' stizzito "non credo di rimanere". Piccole storie che "dal di dentro" appaiono decisamente più tristi. A volte mi chiedo se rimanere tifosi, Peter Pan del calcio, fosse stato meglio. La risposta è che comunque si cresce e si deve guardare le cose per come sono.

Il tempo delle bandiere è finito quando è cominciato il business che a Udine è il vero fiore all'occhiello del club. Società modello si dice. Anche ieri Guidolin l'ha ribadito: "Ovunque andiamo ci fanno i complimenti. Abbiamo le squadre metropolitane che ci sono a ridosso, ma se dovesse essere Europa, quella importantissima per il terzo posto, oppure l’Europa League, io farò una festa megagalattica. Magari la farò solo io visto che ci si abitua ai successi e non ci si rende conto di tante cose"

Udine città aperta non si fa forse capire. Non bastano striscioni e qualche bicchiere di vino per far comprendere al tecnico che qui nessuno chiede la Luna: che se preferisce ballare das solo, bé avrà i suoi motivi, noi balleremo comunque assieme. Perché il bene alla squadra non c'entra con le critiche. "Se qualcuno a inizio stagione avesse detto che l’Udinese a otto partite dalla fine si sarebbe trovata a giocare per il terzo posto non so quanti ci avrebbero creduto, e io di questo lavoro sono orgoglioso". Noi per primi non avremmo scommesso su questa classifica, ma ora che siamo lì il pensiero va a chi ci ha insegnato, da friulani, a non lamentarci per ogni cosa e a guardare avanti. Zac e Zico, sempre loro esempio indissolubile di questo club, hanno tracciato la strada: "sempre guardare davanti, mai indietro, sempre porsi il massimo obiettivo, perché il blasone di una quadra non lo fa il suo passato, ma il suo presente". E il presente bianconero dice che siamo ancora lì a poter lottare.

Infastidisce il nervosismo che traspare dal tecnico, perché di rimando viene inevitabilmente rigettato su squadra e ambiente. Dire che non si riferisce ai tifosi quando dice che l'ambiente è abituato bene non significa nulla. La stampa ha il diritto di criticare, i tifosi hanno un cervello per pensare da soli se uno scrive una cazzata. Ai tempi di internet non rimbalza nulla, anzi è la gente il primo termometro della situazione. E in questo momento segna febbre.

Udine città aperta non ama troppe parole da sermone più che da conferenza stampa: "Sono sempre in discussione e quando le cose non vanno bene è giusto che la responsabilità principale sia mia, ma non ho grosse recriminazioni da farmi". Il dubbio è che o si manchi di umiltà o che ci sia una frecciata nemmeno troppo velata alla società, visto che Guidolin, siamo tutti d'accordo, più di quello che sta facendo non può fare con la rosa misera che il club gli ha messo a disposizione. Vecchio problema, ("Certi pensieri li tengo per me") sosteneva ad Arta. Oggi fa lo stesso, cercando di impugnare alibi che rischiano di diventare seducenti per i calciatori.

Guidolin ha però qualche colpa, lo dovrebbe ammettere: non aver mai provato alternative vere a un modulo che sta facendo acqua da tutte le parti nel ritorno è sintomo di ostinazione portata all'estremo. I giornalisti saranno pure ignoranti, i tifosi che dicono lo stesso anche? Udine città aperta è anche dialogo. Magari aspro, ma genuino. Non accettarlo, pensando di essere sotto tiro rende tutto più complicato.

Guidolin è l'Udinese: deve solo fare chiarezza con sé stesso e con la sua città prima di tutto. Cancellare definitivamente i sospetti che lo vedono sognare l'estero prima del previsto, perché qui la società non gli darà mai la possibilità di fare più di quanto sta facendo.

Non grandi cose, per carità: ma il calcio a Udine, come a Palermo è sogno: non si può sempre aspettare la pioggia perché si finisce col guardare una partita senza passione, senza il pensare che, chissà, prima o poi torno a fare il bagno in Piazza Primo Maggio.

Udine città aperta a tutto: ha sempre applaudito anche nelle sconfitte se i bianconeri hanno dato tutto. Applaudirà anche se quest'anno il calo diverrà crollo. Non si preoccupi Guidolin. "’Capisco che qui si fa fatica a capire la dimensione e il senso della realtà. Io guardo in faccia la realtà, noi siamo abituati bene". No la realtà la guardiamo tutti i giorni: ed è fatta di sacrifici, di soldi che non bastano, di licenziamenti, di crisi, quella vera non quella che l'Udinese sta avendo. Udine città aperta vorrebbe, forse, solo sognare un po', come ha fatto in passato. Non si chieda il mister, non si chiedano i padroni del club perché lo stadio è vuoto: la risposta la danno loro quasi quotidianamente. La realtà è questa, godetevela. Noi ce la godiamo, ma vorremmo aspirare anche a sognare, non a vincere.

Ma come si fa a farlo se dentro il club stanziano procuratori che giornalmente piazzano un giocatore di qua o di là? Come si fa a farlo se si sa già che per il bilancio chissà quanti verranno sacrificati? Come si fa ad appassionarsi quando i bilanci diventano il discorso principale per cui si prendono i complimenti? "Auguro per tutta la vita sportiva dell’Udinese che questo periodo accada tutti gli anni, ma non è avvenuto in tutte le stagioni della gestione Pozzo." Lo sappiamo, ma Udine città aperta si è emozionata anche per la promozione ad Ancona, per lo spareggio di Bologna, per una serie di partite inutili che però hanno regalato emozioni.

Quello che manca a Guidolin, oggi, è dare una speranza vera. Lasci stare il nervosismo, si lasci andare: Udine gli vuole bene, le critiche sono ovvie se perdi come a Siena o a Novara. Qui non si cercano scuse, tutti hanno visto com'è andata. Per cui basta frasi fatte anche in conferenza stampa, si guardi avanti con la lavagna rispolverata con un numero: 65. Poi quel che sarà sarà. Noi, il Friuli intero, l'applauso lo farà sempre e comunque.

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