martedì 25 maggio 2010

26 maggio 2010

Ciao amici,

Mi e` piaciuto molto questo post e ho voluto pubblicarlo; mi e` piaciuto perche` sogno un calcio dove ,assieme ad un valido piano economico, si possa costruire anche un valido, serio e credibile piano sportivo...insomma penso e credo che nel calcio sia bello lottare per un obbiettivo sportivo, che sia uno scudetto, una qualificazione europea una salvezza all`ultima giornata...che ci sia qualcosa di vero, di condivisibile con i tifosi, con la propria citta`, con la propria maglia.....!!!!!

Scritto da Monica Valendino (udineseblog)


Invidio profondamente chi sa ancora piangere per il calcio: le lacrime di Mourinho, come quelle di quei tifosi romanisti immortalati nel dispiacere di un sogno infranto.
Invidio chi sa piangere per una retrocessione e chi sa rallegrarsi per una conquista.

Invidio tutti loro perché darei qualcosa che non ho pur di riuscire nuovamente a farlo. A provare qualche emozione per uno sport che non reputo più tale, tanti sono i perché che si nascondo dietro.
Troppo ipocrita, troppo pieno di ambiguità, troppo distaccato da quello di cui la gente ha bisogno: emozioni.
Per anni mi sono nutrita di emozioni che non trovavo evidentemente altrove. Poi forse quando anche da altre parti sono arrivate, insieme alle delusioni, non ce l’ho più fatta a credere ancora nel calcio.
A sperare che fosse qualcosa che accomunasse e non dividesse al di la dei colori. Un qualcosa che facesse capire che si può pretendere da quelli che sono dei simboli di uscire con la maglia madida di sudore, e dove il nome dietro lo strapperebbero via volentieri invece di esibirlo con i pollici.
Invidio chi vede ancora in questo sport, in questi protagonisti personaggi degni di lacrime.
Una lacrima è importante, è l’emozione più grossa che si può esternare.
Forse per quanto mi concerne sono svanite, come è svanita l’idea che la società possa cambiare. Calcio specchio della società si è sempre detto. Appunto.
E quando non hai più voglia di piangere vuol dire che non hai più voglia di lottare. Ed è la cosa più grave, perché figlia non del tuo carattere arrendevole ma della consapevolezza che alla fine , comunque vada, sarai sempre e solo un complice, che avranno sempre vinto loro.

Grazie Monica

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