Ciao Alister, ho letto il tuo post, dove hai pubblicato questa storia.
“Scusate, salto giù dal ponte”
La storia che mi ha colpito di più questa settimana è quella del 18enne studente di origini italiane Tyler Clementi che si è buttato dal ponte George Washington che porta da Manhattan al New Jersey, dopo che ciò che gli era stato fatto gli era risultato decisamente non sopportabile. Tyler era un tipo chiuso e che quasi nessuno dei suoi compagni dirà d’aver mai notato. L’unica cosa in cui eccelleva in campo accademico era suonare il violino nella grande università Rutgers, appena fuori NYC, che aveva cominciato a frequentare da un anno – e non è che il violino di questi tempi sia la scorciatoia per la popolarità.
Tyler era omosessuale. La sera di qualche giorno fa aveva chiesto al compagno di stanza il 22een Dharun Ravi, di origini arabe, di poter disporre della stanza per gli affari suoi fino a mezzanotte. Dharun aveva detto di sì, se n’è andato nella stanza della fidanzata Molly Wei – origini coreane – ma prima di uscire ha tirato uno scherzetto al roommate. Ha lasciato accesa la webcam del computer e poi via Tweeter si è dato da fare per avvisare gli amichetti: occhio, accendete i laptop dopo le nove, ci sarà da divertirsi. In diretta il passatempo piccante dell’incontro di Tyler con un altro ragazzo era stato condiviso nella noiosa serata al campus.
Tyler ha retto un paio di giorni alla vergogna. Poi ha lasciato un messaggio sulla sua pagina di Facebook: “Scusate, salto giù dal ponte”. La notizia si è gonfiata subito nei media americani: è di pochi giorni fa il mezzo disastro dei politici che volevano porre rimedio alla legge dell’omertà che governa il rapporto tra omosessualità e forze armate e la storia di Tyler sembra fatta apposta per mettere sul tavolo la questione anche per ciò che riguarda l’ambiente universitario, e la sua componente sempre più instabile dal punto di vista razziale con ciò che ne consegue, quando un nuovo melting pot è stato prodotto ma si è troppo distratti per ragionarci sopra. Nel weekend americano sarà tutto un dibattito televisivo attorno alla questione della privacy violata, delle nuove tecnologie e del loro potenziale distruttivo messo a disposizione di chiunque, delle mine vaganti che galleggiano a filo d’acqua nei social network e dei i tabù continuamente violati, la privacy e l’orientamento sessuale.
Ci metto sopra un’altra questione, più dispettosa: perchè a ben vedere la vendetta di Tyler è stata tremenda, praticamente incancellabile. Già perchè adesso fanno tutti a gara a invocare una punizione esemplare per il suo aguzzino digitale, oltre che regolamentazioni fatte di aria fritta, dal momento che qui si parla del tessuto connettivo di centinaia di milioni di persone. Tyler, col suo laconico ciao al mondo, col dire “se è così, io vado giù”, andando verso il basso anziché dritto per la sua strada, si porta a fondo quel pirla di Dharun. Che credeva con la sua fanfaronata d’essersi reso più popolare e invece si è legato una pietra al collo. Che porterà anche lui giù fino agli abissi della vergogna. Doveva essere uno spasso per lui, con quel nerd del compagno di stanza, le risate con gli amici, la bella ragazza da andare a trovare e tutta la vita davanti. Sorry, gli ha detto Tyler. Vieni giù con me, cretino.
di Stefano Pistolini
venerdì 1 ottobre 2010
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2 commenti:
Mi fa piacere che tu abbia apprezzato, Andrea! Ma penso che sia ddoveroso indicare il link del blog da cui è tratto l'articolo:
http://www.ilpost.it/stefanopistolini/
Grazie Alister, doverosa segnalazione.
Ciao
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