domenica 24 marzo 2013
25 marzo 2013
Il cervello è come i muscoli,
durante lo sport può stancarsi.
Lo studio dell'Università di Copenhagen. La serotonina agisce come deceleratore quando lo sforzo è eccessivo. Secondo i ricercatori la mappatura del meccanismo che innesca la 'fatica centrale' sarà utile nella lotta al doping e nello sviluppo di nuove terapie farmacologiche
di VALERIA PINI
cervello e sport, università di Copenhagen LA PAURA di molti atleti è quella di fermarsi prima di aver raggiunto un traguardo. Non riuscire ad andare avanti a pochi metri dalla fine del percorso di una maratona o di una gara ciclistica, perché non si hanno più le forze. E' l'incubo di tanti atleti che può dipendere non solo dal crollo fisico dell'organismo, ma da un meccanismo di freno generato dal cervello affaticato come i muscoli. A stabilirlo è una ricerca dell'università di Copenhagen pubblicata sulla rivista Pnas. Gli studiosi sono riusciti a identificare un interruttore biochimico che fa percepire uno sforzo fisico come una fatica insopportabile prima ancora che i muscoli cedano.
"La nostra scoperta contribuisce a mettere in luce il paradosso che è stato a lungo oggetto di discussione - spiega Jean-François Perrier, autore dello studio - ovvero che il neurotrasmettitore serotonina viene rilasciato quando l'organismo è sotto sforzo ed aiuta lo sportivo ad andare avanti. Ora però abbiamo scoperto che un 'surplus' di questa sostanza è responsabile del meccanismo che si innesca quando il cervello comunica al corpo di fermarsi". Dunque, le funzioni della serotonina agiscono sia come un acceleratore ma anche come un freno quando la tensione sportiva diventa eccessiva.
Secondo Perrier la mappatura del meccanismo che innesca la 'fatica centrale' sarà utile in futuro nella lotta al doping e nello sviluppo di nuovi medicinali. "E' fondamentale identificare quali sono i processi alla base di questo meccanismo così da individuare i casi in cui si verifica. E' uno studio utile anche per vedere anche quando l'atleta ricorre all'aiuto di sostanze proibite. Mentre l'indagine può aiutarci nelle malattie neuromuscolari che bloccano il movimento delle persone. Scoprire, infatti, come il cervello e la serotonina interagiscono nell'attiva della 'fatica centrale' può aiutarci a sviluppare nuove molecole. O a stabilire perché alcuni anti depressivi provocano una stanchezza fisica nei pazienti".
Controllare 'l'interruttore della fatica' basato sul meccanismo della serotonina significa quindi avere un'arma in più per scoprire casi di doping. Ma gli esperti dell'università di Copenhagen sono sicuri di poter anche studiare una nuova generazione di farmaci capaci di controllare i neuroni del movimento, i motoneuroni, nelle persone con problemi a controllare i movimenti a causa, per esempio, di paralisi cerebrale o spasticità.
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