Salamaleco amici, oggi giornata di riposo per i ragazzi kuwaitiani, Yasser, Khaled e Yacobs si meritano il Weekend libero, hanno lavorato molto in queste settimane , ci rivedremo in palestra domani pomeriggio per una seduta di gambe scherma. Purtroppo da due settimane e fino al 7 di gennaio potro’ lavorare solo con questi tre ragazzi perche’ gli altri( cadetti e giovani) sono impegnati nella sessione di esami che si svolge in questo periodo. E’ chiaro che questo rende il lavoro piu’ difficile e complesso, ma in Kuwait funziona cosi’. Per esempio mi sarebbe piaciuto andare a Udine, per la prova under 20, con Yacobs il mancino ultimo anno under 20 ma purtroppo per impegni pre universitari non potra’ spostarsi. Dal 10 al 24 di gennaio andremo a Parigi per un allenamento presso il Club Rueil Malmaison e parteciperemo alla prova di coppa del mondo Senior ind. e a squadre nella capitale parigina. Mi sarebbe piaciuto proseguire l’esperienza e spostarci la settimana dopo a Aix en Provence , per la gara under 20; ma il budget non ce lo consente e quindi vivremo solo la prima parte del progetto cercando di trarre piu’ giovamento possibile dall’allenamento con i fiorettisti francesi e dalla straordinaria esperienza di partecipare ad una delle piu’ affascinanti gare del circuito mondiale.
Massalam
giovedì 28 dicembre 2017
mercoledì 27 dicembre 2017
27 dicembre 2017
BLOG di Marco Aime
Ius soli, peggio del razzismo c’è la vigliaccheria. Quella del nostro Senato
Forse c’è qualcosa di peggio che essere cinici, spietati e razzisti: essere vigliacchi. Questo è l’unico aggettivo che si meritano quei senatori che nel giorno in cui si poteva dimostrare il grado di civiltà di un paese, neppure hanno avuto il coraggio (e ce ne vuole davvero poco) di affrontare una discussione, sullo ius soli. Una discussione che forse sarebbe finita comunque con una loro vittoria, ma per potersi attribuire una vittoria, bisogna prima almeno giocarla la partita, rischiare qualcosa. No, troppo per persone così piccole.
Roberto Calderoli ha subito esultato con l’orgoglio dei codardi: «Lo ius soli è definitamente naufragato. Colpito e affondato. Morto e sepolto». Per un esponente di quella Lega che si atteggia a partito duro (lo aveva anche duro, in passato), antipolitico, anti-casta, è davvero una bella figura, quella di adottare i più biechi e bassi trucchi della peggior casta. Non assomigliano nemmeno a quello spot del “ti piace vincere facile”, dove una squadra di centinaia di giocatori scende in campo contro una di undici. Almeno nello spot scendono in campo. In Senato no.
E che dire dei colleghi del Pd, che sono vigliacchi due volte: la prima perché hanno disertato come quelli di destra la votazione, la seconda perché non hanno neppure il coraggio di sostenere che sono contro quella legge, proposta proprio dal loro partito. Sembra impossibile, ma si sono dimostrati ancora più meschini del loro avversari (avversari?).
Seggi vuoti anche tra i 5 stelle, che sulla questione migranti sembra una di quelle enormi sfere di metallo che venivano usate in passato per demolire gli edifici. Oscillano pericolosamente e costantemente da un lato all’altro, senza mai fare una proposta, qualunque sia. Si nascondono dietro il facile slogan: «Né di destra, né di sinistra», troppo facile e in più, falso. Le scelte richiedono una visione delle cose che si ritiene essere giusta, non può essere né-né. O si sta dalla parte dei diritti o li si nega. Non è difficile.
Se fosse possibile, bisognerebbe togliere il titolo di onorevole a quelli che non si sono presentati in aula. Di onorevole, là dentro, non c’è stato proprio nulla.
Ius soli, peggio del razzismo c’è la vigliaccheria. Quella del nostro Senato
Forse c’è qualcosa di peggio che essere cinici, spietati e razzisti: essere vigliacchi. Questo è l’unico aggettivo che si meritano quei senatori che nel giorno in cui si poteva dimostrare il grado di civiltà di un paese, neppure hanno avuto il coraggio (e ce ne vuole davvero poco) di affrontare una discussione, sullo ius soli. Una discussione che forse sarebbe finita comunque con una loro vittoria, ma per potersi attribuire una vittoria, bisogna prima almeno giocarla la partita, rischiare qualcosa. No, troppo per persone così piccole.
Roberto Calderoli ha subito esultato con l’orgoglio dei codardi: «Lo ius soli è definitamente naufragato. Colpito e affondato. Morto e sepolto». Per un esponente di quella Lega che si atteggia a partito duro (lo aveva anche duro, in passato), antipolitico, anti-casta, è davvero una bella figura, quella di adottare i più biechi e bassi trucchi della peggior casta. Non assomigliano nemmeno a quello spot del “ti piace vincere facile”, dove una squadra di centinaia di giocatori scende in campo contro una di undici. Almeno nello spot scendono in campo. In Senato no.
E che dire dei colleghi del Pd, che sono vigliacchi due volte: la prima perché hanno disertato come quelli di destra la votazione, la seconda perché non hanno neppure il coraggio di sostenere che sono contro quella legge, proposta proprio dal loro partito. Sembra impossibile, ma si sono dimostrati ancora più meschini del loro avversari (avversari?).
Seggi vuoti anche tra i 5 stelle, che sulla questione migranti sembra una di quelle enormi sfere di metallo che venivano usate in passato per demolire gli edifici. Oscillano pericolosamente e costantemente da un lato all’altro, senza mai fare una proposta, qualunque sia. Si nascondono dietro il facile slogan: «Né di destra, né di sinistra», troppo facile e in più, falso. Le scelte richiedono una visione delle cose che si ritiene essere giusta, non può essere né-né. O si sta dalla parte dei diritti o li si nega. Non è difficile.
Se fosse possibile, bisognerebbe togliere il titolo di onorevole a quelli che non si sono presentati in aula. Di onorevole, là dentro, non c’è stato proprio nulla.
sabato 23 dicembre 2017
24 Dicembre 2017
Auguri Ducci, i tuoi silenzi mi hanno portato dentro un percorso complesso, spesso mi sono trovato davanti a domande alle quali non ho trovato risposte; ma mi hai insegnato a non mentire al cuore!!! Grazie Madre.❤️❤️
venerdì 22 dicembre 2017
23 Dicembre 2017
AAA Di Maio cercasi
Di Marco Travaglio
Da : Il Fatto Quotidiano
Chissà se i 5Stelle si rendono conto del surplus di responsabilità che grava sulle loro spalle con la rapida e forse irreversibile dissoluzione del Pd renziano. A giudicare dalle loro spensierate (nel senso di assenza di pensiero) reazioni alla catastrofe politica, etica e mediatica del Giglio Magico sul caso banche, si direbbe di no. L’esultanza per le disgrazie altrui è comprensibile: siamo in campagna elettorale. Ma gioire non basta, se contemporaneamente non si dà subito agli elettori in fuga dal Pd un valido motivo per votare 5Stelle. Conosciamo l’obiezione: ma noi abbiamo rinunciato a 50 milioni di finanziamenti pubblici, ci siano ridotti diarie e indennità per devolvere quasi 100 milioni alle piccole imprese, abbiamo proposto questo e votato o impedito quest’altro, non rubiamo, abbiamo un programma meraviglioso sul web, decidiamo i candidati online, Di Maio presenterà la squadra di governo prima delle elezioni ecc. Ma tutto questo non basta più. Se sono veri i sondaggi che danno il Pd prossimo al 20%, il M5S vicino al 30, FI e la Lega a contendersi la terza piazza attorno al 15, i 5Stelle non sono più soltanto il primo partito, ma molto di più. Col vuoto che c’è dietro di loro, ora saranno guardati con grande attenzione da tutti gli italiani (perlopiù non “grillini”) che non vogliono ritrovarsi al governo B.&C. E visti come il primo “voto utile” per risparmiare all’Italia il ritorno agli anni più bui della storia repubblicana.
Cos’ha da dire Luigi Di Maio a questi milioni di italiani di centrosinistra che fino all’altroieri mai avrebbero immaginato di sperare nei 5Stelle e ora vi si vedono costretti da un’evoluzione politica così rapida e inaspettata? Il suo tour nel Lombardo-Veneto ha dato segnali contraddittori e talvolta preoccupanti. Almeno nella proiezione mediatica, che poi è l’unica che conta, perché è quella che si vede a occhio nudo. Prima la promessa di non cancellare gli 80 euro del governo Renzi – misura demagogica e ben poco produttiva in rapporto ai suoi altissimi costi – in totale contraddizione con anni di campagne contrarie. Poi il gran casino sui tagli alle “pensioni d’oro”, cioè superiori ai 2.500 euro netti al mese. Infine l’apoteosi della confusione sul referendum pro o contro l’euro: un giorno si fa, un altro non si fa più, oggi si usa per minacciare l’Europa e riportarla a più miti consigli (sai che paura), domani magari si fa e Di Maio vota per l’Italexit. Anche qui conosciamo l’obiezione: con tutte le buone idee che abbiamo, dal reddito di cittadinanza alle leggi anti-prescrizione e anti-corruzione, i giornalisti cattivi ci chiedono sempre dell’euro.
Ora, che i giornalisti siano cattivi è normale. E che usino due pesi e due misure con i 5Stelle e con gli altri partiti non è normale, ma è stranoto. Nell’ultima settimana i giornaloni hanno dedicato più titoli alle disavventure di “Spelacchio”, l’albero di Natale del Comune di Roma in piazza Venezia (9 il Corriere, 8 il Messaggero, 7 la Repubblica), che alle intercettazioni del boss Graviano su B. e le stragi o alla requisitoria dei pm al processo sulla Trattativa. Per non parlare dei tg.
Ma questa è l’“informazione” che passa il convento e forma l’opinione pubblica, e bisogna farci i conti. Possibilmente senza fornirle argomenti polemici gratis. Cosa che invece Di Maio fa spesso e volentieri, e non per colpa della stampa, ma sua. Eppure non è difficile selezionare i punti programmatici sui quali insistere e quelli da accantonare. Tantopiù che, dopo le elezioni, dovrà trovare o almeno cercare qualche partner in Parlamento per tentare di avere la maggioranza. Se non dice prima del voto con chi vuole governare, non è colpa sua, ma del Rosatellum, che istiga i partiti a formare finte alleanze prima del voto per poi ribaltarle l’indomani.
Ma l’idea di ricevere l’incarico da Mattarella e presentarsi alle Camere per vedere “chi ci sta” è roba da fumetti per ragazzi: se ci starà qualcuno, o non ci starà nessuno, dipenderà dalle cose che Di Maio dirà di voler fare. Se ne dirà alcune, potrebbero starci la Lega e FdI (nel qual caso, auguri con una delegazione parlamentare eletta in gran parte nel Centro-Sud). Se ne dirà altre, potrebbe starci la sinistra di Liberi e Uguali e chissà, magari un pezzo del Pd (sempreché si sia liberato di Renzi). Specie se avrà ministri di quell’area.
Noi continuiamo a pensare che l’interlocutore naturale del M5S sia la sinistra di Grasso & C. (a patto che abbia voti e seggi a sufficienza): sia per la disponibilità espressa da Bersani, sia per le sintonie già emerse su diversi punti, a partire dalle politiche sociali e del lavoro. Se poi Di Maio uscisse finalmente dalla lunga ambiguità pentastellata su temi cruciali come l’evasione fiscale e l’economia in nero, roba da 200 miliardi all’anno, e dicesse qualcosa di chiaro su nodi irrisolti dei conflitti d’interessi e dei rapporti politica-affari (che stanno dannando pure i Renzi boys), potrebbe parlare credibilmente non solo con Grasso e Bersani, ma anche con i tanti elettori pronti a tutto pur di non farsi governare da B., anche a votare 5Stelle. Se quella che ora pare una mission impossibile diventerà possibile dipenderà in gran parte da Di Maio: se metterà giù una lista di dieci cose concrete e fattibili, affidando al libro dei sogni (o degli incubi) quelle impraticabili (il referendum sull’euro, se è consultivo, non serve a nulla e attira solo speculazione sull’Italia; se è effettivo, è vietato dalla Costituzione).
Per conquistare astenuti e pidini in fuga, non c’è bisogno di indossare il doppiopetto e andare in giro a rassicurare l’establishment rinunciando al proprio bagaglio di idee e proposte “anti-sistema”. Basta spiegare chiaramente come si intende ribaltare o almeno riformare profondamente un sistema che nessuno – salvo i ladri – vuole conservare
giovedì 21 dicembre 2017
21 dicembre 2017
Salamaleco,
VALE LA PENA DI LOTTARE SOLO PER LE COSE SENZA LA QUALE NON VALE LA PENA VIVERE.
Ernesto Che Guevara
VALE LA PENA DI LOTTARE SOLO PER LE COSE SENZA LA QUALE NON VALE LA PENA VIVERE.
Ernesto Che Guevara
martedì 19 dicembre 2017
20 dicembre 2017
Salamaleco amici, martedi mattina alle 2 del mattino siamo rientrati a Kuwait city da Bordeaux, partecipare all’open francese e’ stata un’ottima opportunita’ per i ragazzi kuwaitiani che hanno potuto cimentarsi con atleti di valore nettamente superiore a loro per capacita’ tecnica e conoscenza e per me per poterli guardare all’opera. Il primo giorno di gara( che vedeva i migliori 16 francesi fermi) nel girone Yasser ha fatto 5 V e 1 S qualificandosi direttamente per il secondo giorno, anche Kaled si e’ qualificato per il secondo giorno facendo 3V e 3 S vincendo poi gli assalti dei 128 e dei 64, la sua performance e’ stata altalenante, ma nel match dei 64 mi ha fatto vedere delle cose interessanti. Sono stati eliminati al primo giorno Yacobs che in girone ha fatto 3V e 3S vincendo il primo e perdendo il secondo match per quello che rappresenta il principale problema della nostra squadra, la totale inesperienza internazionale che ci porta a fare scelte sbagliate nei momenti sbagliati. Abdulla ha superato il girone con 2V e 4S per poi perdere da Khaled , anche Whahab ha perso il primo match dopo aver superato il girone con 3v e 3 S. Hammed merita un discorso a parte.... sembra che non sia su questo pianeta, vive in un mondo tutto suo ; e’ ultimo anno cadetto, fa scherma da 7 anni....ma ad oggi oltre ad un contrattacco, spesso senza senso, non sa fare. In girone fa solo una vittoria e poi esce al primo match.
Il secondo giorno Khaled torna in pedana irriconoscibile, duro come una pietra, tira sensa senso come se in pedana fosse da solo l’unica vittoria lo porta poi al match dei 128 dove continuare a tirare male e perde. Anche Yasser fa una sola vittoria , ma almeno lui tira un po’ meglio avvicinandosi a poter conquistare altre vittorie in girone; in diretta vince il primo dei 128 per poi fermarsi nei 64.
Una due giorni di gara che mi conferma l’enorme lavoro che c’e’ da fare sotto tutti i punti di vista, uno dei problemi principali resta la frequentazione della palestra da parte dei piu’ giovani scuola e.... una mentalita’ non proprio predisposta al sacrificio e alla performanve li porta a seguire non con continuita’ gli allenamenti.
Massalam
Il secondo giorno Khaled torna in pedana irriconoscibile, duro come una pietra, tira sensa senso come se in pedana fosse da solo l’unica vittoria lo porta poi al match dei 128 dove continuare a tirare male e perde. Anche Yasser fa una sola vittoria , ma almeno lui tira un po’ meglio avvicinandosi a poter conquistare altre vittorie in girone; in diretta vince il primo dei 128 per poi fermarsi nei 64.
Una due giorni di gara che mi conferma l’enorme lavoro che c’e’ da fare sotto tutti i punti di vista, uno dei problemi principali resta la frequentazione della palestra da parte dei piu’ giovani scuola e.... una mentalita’ non proprio predisposta al sacrificio e alla performanve li porta a seguire non con continuita’ gli allenamenti.
Massalam
lunedì 11 dicembre 2017
12 dicembre
Salamaleco amici, sono in palestra ad attendere che arrivi Jacobs che questa mattina fara’ lezione per primo seguito poi da Khalid. Ascolto un po’ di musica, mi rilassa, mi da gioia’ , mi fa apprezzare la vita. Sono in attesa di sapere se a grnnaio potro’ portare i ragazzi a fare qualche gara e allenamento in europa per cercare di migliorare il loro bagaglio di esperienza e per dare loro la possibilita’ di provare a fare le cose sulle quali stiamo lavorando contro atleti di alto livello. Sono tantissime le cose da fare,
ogni giorno, per cercare di far crescere dei fiorettisti in grado di essere tali in pedana. L’organizzazione del lavoro, la continuita’, la voglia, lo stimolo agonistico, il miglioramento tecnico tattico .... insomma una montagna da scalare, ma sicuramente un’affascinante montagna che ogni giorno mi regala nuove sensazioni sconosciute a me prima di iniziare questa nuova avventura in Kuwait. Sicuramente dovro’ essere in grado di modificare molti miei pensieri ed atteggiamenti ma l’amore per lo sport che insegno non ha confini, la gioia che provo quando cerco di dare qualcosa di me stesso a questi ragazzi compensa la tristezza della solitudine dai miei cari; il dolore, ancora molto forte in me, per cio’ che alcune persone hanno fatto distruggendo lavoro e rapporti umani importanti in germania.
Ho una voglia enorme di costruire qualcosa anche qui, voglio provare a seminare qualcosa, voglio ripagare questi dirigenti e questi ragazzi per tutta la loro gentilezza, educazione e passione.
Massalam
ogni giorno, per cercare di far crescere dei fiorettisti in grado di essere tali in pedana. L’organizzazione del lavoro, la continuita’, la voglia, lo stimolo agonistico, il miglioramento tecnico tattico .... insomma una montagna da scalare, ma sicuramente un’affascinante montagna che ogni giorno mi regala nuove sensazioni sconosciute a me prima di iniziare questa nuova avventura in Kuwait. Sicuramente dovro’ essere in grado di modificare molti miei pensieri ed atteggiamenti ma l’amore per lo sport che insegno non ha confini, la gioia che provo quando cerco di dare qualcosa di me stesso a questi ragazzi compensa la tristezza della solitudine dai miei cari; il dolore, ancora molto forte in me, per cio’ che alcune persone hanno fatto distruggendo lavoro e rapporti umani importanti in germania.
Ho una voglia enorme di costruire qualcosa anche qui, voglio provare a seminare qualcosa, voglio ripagare questi dirigenti e questi ragazzi per tutta la loro gentilezza, educazione e passione.
Massalam
venerdì 8 dicembre 2017
8 dicembre 2017
Se tutti i monti fossero seminati a grano
se i cavalli in branco ritornassero al piano
volando fra erbe e fiori,
raccontando i miei amori
avrei ancora vent’anni
Anser anser che va
Ma nevica sulla mia mano,
il mio cavallo è ormai lontano,
notte nebbia negli occhi,
il ferro sul mio ginocchio,
l’arco e freccia non scocco
Anser anser che va
Tu, luce che vai alla foce
con una corsa veloce,
bagnami con un riso solo;
se i monti sono foreste
e le strade nelle tempeste
io mi fermo nel volo;
e potrò raccontare
la mia vita passata
e ti saprò aspettare
Anser anser che va
Roberto Roversi
La canzone di Orlando
8 dicembre 2017
Salamaleco, un saluto da Kuwait city, oggi giorno di riposo, prima della gara di allenamento che ho organizzato per domani; ho invitato tutti i cadetti, giovani e senior che vorranno venire per una full immersion di match. Inizieremo la mattina con un girone unico a 5 stoccate per poi fare il tabellone di eliminazione diretta. Spero che dai club molti ragazzi abbiano voglia di venire.
Lo scorso weekendo sono stato a Torino per il Gran Prix con Yasser, che ha superato il primo turno, con due vittorie; per poi perdere il primo match del tabellone di qualificazione. Sia nel girone che nel match di diretta ho visto da parte del ragazzo il tentativo di applicare cio’ sul quale stiamo lavorando....sono stati flash all’interno ancora di gesti e sensazioni per lui naturali. Esprime velocita’ assoluta fuori misura e fuori tempo, muove la mano appena l’avversario muove il primo piede sono tutti problemi sul quale sto lavorando non solo con Yasser ma con tutti i ragazzi che si allenano con la squadra nazionale. C’e’ grande voglia e curiosita’ nell’apprendere un modo diverso di fare scherma, avremo bisogno di molto tempo e sopratutto la possibilita’ per i ragazzi e per me di fare allenamenti all’estero, dove questa scherma oramai da anni e’ la normalita’. Sono stati tre giorni di gara , per me, molto interessanti ho visto tutta la gara di fioretto femminile e fioretto maschile ho potuto studiare ed aggiornarmi.
Il prossimo fine settimana andremo a Bordeaux, per partecipare ad un Open francese, con me verranno sei ragazzi.
Massalam
Lo scorso weekendo sono stato a Torino per il Gran Prix con Yasser, che ha superato il primo turno, con due vittorie; per poi perdere il primo match del tabellone di qualificazione. Sia nel girone che nel match di diretta ho visto da parte del ragazzo il tentativo di applicare cio’ sul quale stiamo lavorando....sono stati flash all’interno ancora di gesti e sensazioni per lui naturali. Esprime velocita’ assoluta fuori misura e fuori tempo, muove la mano appena l’avversario muove il primo piede sono tutti problemi sul quale sto lavorando non solo con Yasser ma con tutti i ragazzi che si allenano con la squadra nazionale. C’e’ grande voglia e curiosita’ nell’apprendere un modo diverso di fare scherma, avremo bisogno di molto tempo e sopratutto la possibilita’ per i ragazzi e per me di fare allenamenti all’estero, dove questa scherma oramai da anni e’ la normalita’. Sono stati tre giorni di gara , per me, molto interessanti ho visto tutta la gara di fioretto femminile e fioretto maschile ho potuto studiare ed aggiornarmi.
Il prossimo fine settimana andremo a Bordeaux, per partecipare ad un Open francese, con me verranno sei ragazzi.
Massalam
domenica 26 novembre 2017
26 Novembre 2017
HOTEL SUPRAMONTE
Fabrizio De Andre’
E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
poi scuse accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi vivi ridi o sei perduta
col suo ordine discreto dentro il cuore
ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
ma dove dov'è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore
Fabrizio De Andre’
E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
poi scuse accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi vivi ridi o sei perduta
col suo ordine discreto dentro il cuore
ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
ma dove dov'è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore
sabato 25 novembre 2017
25 Novembre 2017
10 domande a Scalfari
Marco Travaglio
Gentile Eugenio Scalfari, mi permetto di rivolgerle le 10 domande che le avrei posto vis-à-vis martedì prossimo a DiMartedì se lei avesse accettato di confrontarsi con me, anziché rifiutare.
1) Ieri, immagino per trattenere i lettori di Repubblica sconcertati dal suo endorsement per B., lei ha scritto che non ha affatto “cambiato posizione su Berlusconi”, che rispondeva a “una domanda paradossale” sul rischio di un’Italia “ingovernabile”. E che dire il contrario – come farebbero “i grillini rappresentati nel Fatto Quotidiano diretto da Marco Travaglio” – significa “ricoprirla di insulti”, che però lei considera “una sorta di Legion d’onore”. Ora, capisco che lei non sia proprio abituato all’idea di un giornale libero e indipendente da ogni partito, non avendone mai conosciuto uno, ma posso assicurarle che non abbiamo atteso la nascita del Movimento 5 Stelle per scrivere e dire di B. ciò che abbiamo sempre pensato e che anche lei pensava, scriveva e diceva fino a lunedì. Quanto poi alla sua retromarcia su Arcore, non è frutto della fantasia di chi vuole “insultarla”: è scolpita nelle parole da lei pronunciate a DiMartedì. Domanda di Giovanni Floris: “Lei se dovesse scegliere tra Di Maio e Berlusconi, affidare il Paese a uno dei due, quale sceglierebbe?”. Risposta: “Sceglierei Berlusconi”. Perché ora finge di aver detto che auspica “un’intesa non di natura politica” (e di che natura, allora? Gastronomica? Circense? Aerospaziale?) tra Pd e Forza Italia? Perché nega di aver detto ciò che ha detto, e cioè che preferirebbe affidare l’Italia a B. piuttosto che a Di Maio? Ha per caso cambiato idea un’altra volta? E, se sì, dipende forse dal fatto che martedì era un giorno pari e ieri un giorno dispari?
2) Lei, nella sua lunga carriera di giornalista, editore, finanziere e parlamentare, è stato fascista e antifascista, monarchico e repubblicano, radicale e socialista, filocomunista e filocraxiano, anticraxiano e demitiano, occhettiano e veltroniano, dalemiano e prodiano, ciampiano e napolitaniano, montiano e bersaniano, lettiano e antirenziano, mentre ora è renziano e dunque molto indulgente con B. In che senso considera “insulti” le critiche di chi ritiene che lei cambi spesso idea, con una curiosa predilezione per i leader più dannosi per l’Italia?
3) Lei scrive di aver “sempre votato Pd dai tempi di Berlinguer”, anche se il partito di Berlinguer si chiamava Comunista e non Democratico (il Pd è nato nel 2007). Nel 1981, subito dopo lo scandalo P2, lei fece a Berlinguer una memorabile intervista sulla “questione morale”.
Le veniva da ridere, mentre il segretario del Pci osservava che “quando si chiedono sacrifici al Paese e si comincia con il chiederli – come al solito – ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili”; mentre spiegava che i partiti possono “essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale”; e mentre domandava, retoricamente, se non fosse “il momento di cambiare e di costruire una società che non sia un immondezzaio”? O la riabilitazione del piduista pregiudicato B. le pare più compatibile con l’etica che con l’immondezzaio? Non sarà che lei ha sempre strumentalizzato la questione morale, comprese le Dieci Domande di Repubblica, nella guerra di potere e affari fra gruppo Repubblica e gruppo B.?
4) “È una grande vergogna che provo per il mio Paese e per me stesso… Berlusconi ha alimentato i comportamenti e i sentimenti peggiori di quella parte del popolo italiano disponibile a farsi sedurre dalla demagogia o raccolto in clientele lobbistiche o addirittura para-mafiose. Il suo conflitto d’interessi sarebbe stato condannato in qualsiasi Paese democratico e invece perdura tuttora. I suoi comportamenti privati hanno leso l’obbligo costituzionale di onorare con la propria presenza adeguata le cariche pubbliche di cui si è titolari. Infine sono stati accertati o sono in corso di accertamento reati gravi, alcuni dei quali sono stati da lui resi leciti con apposite leggi ‘ad personam’, altri prescritti… Alcuni processi hanno già dato i primi risultati con pesanti condanne in primo grado ed anche in appello… Uno ha condotto ad una sentenza definitiva per frode fiscale ai danni dello Stato… materializzata in affidamento a servizi sociali… Potrà andare in televisione, alla radio o in qualunque altro luogo per occuparsi di politica con piena libertà di parola e di contatti con i suoi collaboratori… Ebbene, io provo vergogna per il mio Paese, per me che ne faccio parte ed anche per una magistratura che consente quanto sopra… Le persone perbene la pensano egualmente sui problemi dell’etica pubblica. Purtroppo non sono molte”. Queste parole non sono mie, ma sue, su Repubblica del 27.4.2014. La sua vergogna è per caso caduta in prescrizione negli ultimi 3 anni insieme all’etica pubblica?
5) Lei dice e scrive che, per l’“intesa” Pd-FI, B. deve scaricare Salvini. Quasi che, senza la Lega, B. diventasse buono e presentabile. Noi, come lei, pensiamo il peggio delle idee di Salvini. Ma non ci risulta che Salvini abbia mai corrotto finanzieri, giudici, politici, senatori, testimoni, né falsificato bilanci, né frodato il fisco, né che possegga tv o giornali coi relativi conflitti d’interessi. Lei lo sa che Gasparri, Brunetta, Letta, Tremonti, Cosentino, Schifani, Ghedini, Lunardi, Scajola, Moratti, Romani, Galan, Bonaiuti &C. non sono della Lega, ma di FI? Lei ora li rivorrebbe al governo?
6) Io non so come governerebbe Luigi Di Maio nel caso improbabile che riuscisse ad avere una maggioranza e a formare un esecutivo. Forse male, forse bene, forse così così. Non abbiamo mai provato un governo a 5Stelle, ma abbiamo provato tre governi B., che si sono rivelati il peggio del peggio, come lei ha sempre dimostrato per tabulas, per i danni che hanno causato all’Italia in politica economica, finanziaria, fiscale, edilizia, ambientale, sociale, giudiziaria, estera, migratoria, scolastica, sanitaria, televisiva, costituzionale, elettorale ecc. L’esperienza rende altamente improbabile che Di Maio, anche sforzandosi, riuscirebbe a fare peggio. O lei ha le prove del contrario?
7) B., oltre a essere un pregiudicato interdetto e ineleggibile, deve gran parte delle sue fortune alla complicità di Mangano, Bontate, Gelli, Craxi, Dell’Utri e Previti, tutti pregiudicati per gravissimi reati (infatti lei lo paragonava a Mackie Messer). Di Maio ha una denuncia per diffamazione: in che senso potrebbe mai essere peggio di B.?
8) Il 22.3.2009 lei scriveva che “Berlusconi è un uomo di gomma, laddove Mussolini si atteggiava a uomo di ferro”, ma il loro “fine è analogo”: “Un Capo carismatico, plebiscitato da un popolo che ha rinunciato ad essere popolo”; e, se Mussolini “distrusse la democrazia”, B. “galleggia e padroneggia la democrazia cercando di renderla invertebrata”. Se lei lo pensa ancora, come può dire che un Di Maio sarebbe più pericoloso?
9) Le corruzioni, giudiziarie e non, commesse dal gruppo B. negli anni 80 e 90 sono accertate (anche quella che portò allo scippo della Mondadori ai danni dell’editore di Scalfari, Carlo De Benedetti). Le indagini su B. e Dell’Utri presunti mandanti delle stragi del ’93 sono in corso, ma i rapporti fra i due e Cosa Nostra (quella di Bontate e quella di Riina) sono accertati in via definitiva dalla Cassazione nella sentenza Dell’Utri, che parla di un “patto” stipulato nel 1974 da B. e Dell’Utri da una parte e i capimafia Bontate, Teresi, Cinà e Di Carlo dall’altra, che portò ad annuali “versamenti” in denaro dalle tasche di B. alle casse della mafia fino ad almeno il 1992 (l’anno delle stragi di Capaci e via D’Amelio). Il che, a prescindere dall’etica e dalla decenza, rende B. ricattabile non solo dalle olgettine, ma pure da Cosa Nostra. Che altro si deve accertare sul suo conto perché sia peggio di Di Maio?
10) Alla luce della sua riconsiderazione della figura di B., siamo poi sicuri che Karima el Mahroug alias Ruby Rubacuori non fosse davvero la nipote di Mubarak?
sabato 18 novembre 2017
18 Novembre 2017
Salamaleco amici, ho finito da poco le lezioni; questa mattina ho lavorato con Huassain, Abdulla, Badir e Jacobs. Ora resto qui in palestra, in attesa di riprendere alle tre con altre lezioni, resto qui a scrivere sul mio diario, resto a guardare e a " sentire" la sala di scherma . Mi piace restare solo con le luci spente a vivere questo luogo magico, mi aiuta a pensare, ad essere felice, mi aiuta a ricordare.
E‘ il luogo dove tutta la mia vita si sviluppa, tutta la mia passione e la mia energia si liberano felici. E‘ il luogo che in Germania qualcuno ha voluto strapparmi dalle mani, il luogo dove qualcuno ha tradito la mia passione e la mia persona. Ma ora tutto questo e‘ finito, resta dentro di me il grande amore per quelle persone ( atleti e dirigenti) che hanno condiviso con onesta‘ e passione il nostro progetto, restera‘ per sempre la pena per quei " piccoli" uomini che hanno preferito salvare la loro poltrona piuttosto che lottare per un cambiamento epocale.
Ora ho ricominciato da un‘altra parte del mondo e sono felice perche‘ posso fare cio‘ che amo, dare tutto me stesso alle persone che lavorano con me, in pedana e a livello dirigenziale.
Non so cosa riusciro‘ a fare in Kuwait, sicuramente faro‘ del mio meglio, e so che un piccolo seme verra‘ piantato.
Salamaleco
E‘ il luogo dove tutta la mia vita si sviluppa, tutta la mia passione e la mia energia si liberano felici. E‘ il luogo che in Germania qualcuno ha voluto strapparmi dalle mani, il luogo dove qualcuno ha tradito la mia passione e la mia persona. Ma ora tutto questo e‘ finito, resta dentro di me il grande amore per quelle persone ( atleti e dirigenti) che hanno condiviso con onesta‘ e passione il nostro progetto, restera‘ per sempre la pena per quei " piccoli" uomini che hanno preferito salvare la loro poltrona piuttosto che lottare per un cambiamento epocale.
Ora ho ricominciato da un‘altra parte del mondo e sono felice perche‘ posso fare cio‘ che amo, dare tutto me stesso alle persone che lavorano con me, in pedana e a livello dirigenziale.
Non so cosa riusciro‘ a fare in Kuwait, sicuramente faro‘ del mio meglio, e so che un piccolo seme verra‘ piantato.
Salamaleco
giovedì 16 novembre 2017
16 Novembre 2017
Tavecchio deve restare: è il presidente che ci meritiamo
Il numero uno della Figc rappresenta alla perfezione una nazione piccola, impaurita, di giorno in giorno più provinciale e razzista.
Ora che siamo fuori dai Mondiali, tutti chiedono la testa del presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Carlo Tavecchio.
Questa rubrica no. Chi scrive crede che l’uomo debba restare al suo posto per continuare a rappresentare alla perfezione, non tanto uno sport ormai retrocesso in serie B, ma un intero Paese. Sì, perché mentre mezza Italia gli imputa la colpa di aver scelto per la Nazionale l’allenatore sbagliato, noi quando pensiamo al numero uno della Figc materializziamo nella mente solo l’immagine dell’immortale Ettore Petrolini che a un esagitato spettatore del loggione grida: “Io non ce l’ho con te, ma con chi non ti ha già buttato di sotto”. Attenzione, però, qui il pallone non c’entra. E tantomeno c’entra l’inadeguato mister Gian Piero Ventura. C’entrano invece parole ormai in disuso come reputazione e buon esempio.
A raccontarlo sono i fatti, non le opinioni. Tavecchio viene eletto alla testa della Federazione l’11 agosto 2014 grazie all’appoggio di tutti i 18 club della Serie A. Se fosse stato un politico (attività che peraltro ha svolto per vent’anni come sindaco di un paese della provincia di Como) il suo nome sarebbe rientrato di diritto nell’elenco di impresentabili. Nel curriculum vanta infatti una serie di piccole condanne, inflitte tra il 1970 e il 1998, per molti reati: concorso in falsità di titolo di credito, evasione fiscale e Iva, violazione delle norme antinquinamento, omissione di versamento delle ritenute e di denuncia. Tutte sentenze per cui Tavecchio ha ottenuto la non menzione, ma che in ogni Paese d’Europa lo avrebbero reso una sorta di appestato. Da noi, no. Siamo cattolici e sappiamo perdonare. Oppure non capiamo.
Così, quando il 25 luglio durante la campagna elettorale per la Federazione, Tavecchio pronuncia pure una brutta frase razzista, in molti alzano le spalle. Per chiarire il suo pensiero sui giocatori stranieri lo stimato dirigente ricorda come “noi (in Italia) diciamo che Opti Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene. In Inghilterra deve prima dimostrare il suo curriculum e pedigree (l’albero genealogico degli animali, ndr)”. I giornali parlano di gaffe, i club minimizzano. In pochi sottolineano che per delle parole del genere in Inghilterra si viene subito accompagnati alla porta. Risultato: tre giorni dopo, la Fifa (la federazione mondiale) chiede ai colleghi italiani di aprire un’inchiesta. In Italia però tutto viene archiviato dopo la sua elezione. A sospenderlo per sei mesi ci dovranno così pensare la Fifa e la Uefa, facendoci fare la solita figura barbina. Tavecchio però è senza freni. Saltano fuori altre affermazioni sconcertanti. Nel 2015 dice, per esempio, che la sede della Lega è stata comprata da “un ebreaccio” e che lui “non ha niente contro gli ebrei, ma che è meglio tenerli a bada”. Ma è tutto inutile. Nel 2017, col 54 per cento dei voti, viene riconfermato presidente. Tra i suoi grandi sponsor c’è il padrone della Lazio, Claudio Lotito, che in fatto di ebrei ha pure lui le sue idee. Tanto che quando alcuni suoi tifosi se la prendono con Anna Frank, va in Sinagoga a Roma per scusarsi non prima però di aver detto “andiamo a fare questa sceneggiata”. Ecco insomma perché Tavecchio deve restare. Non siamo gli Stati Uniti dove due proprietari di squadre Nba sono stati costretti a vendere i loro team perché criticavano le persone di colore. Siamo una nazione piccola, impaurita, di giorno in giorno più provinciale e razzista. Questo presidente ce lo meritiamo tutto.
Peter Gomez
sabato 11 novembre 2017
11 Novembre 2017
Salamaleco amici, un saluto da Kuwait city. Oggi giorno di riposo per i ragazzi dopo la gara che ha visto scendere in pedana, cadetti, junior e Senior. Ha vinto Yasse Mohamad, al secondo posto e‘ arrivato Kaled Yussef tutti e due senior, al terzo posto il junior Abdul Wahab Mohamed. Dopo aver visto la gara cadetta dell‘altra settimana ora ho visto tutto il parco atleti del fioretto maschile kuwaitiano. Da domani inizieremo con il normale programma di allenamento settimanale, con anche lezioni al mattino per un po‘ di atleti( novita‘ assoluta in Kuwait) nei giorni nei quali riescono a liberarsi da scuola e universita‘. Sono consapevole che il lavoro da fare e‘ enorme dal punto di vista tecnico, tattico e mentale, per portare i ragazzi a fare in pedana cio‘ che nel mondo si fa‘
Sono felice di poter fare cio‘ che amo.
Salamaleco.
Sono felice di poter fare cio‘ che amo.
Salamaleco.
mercoledì 8 novembre 2017
8 Novembre 2017
ESCLUSIVO – Joe Lansdale racconta gli Usa un anno dopo Trump: “America First? L’idiota la distrugge. Per i suoi elettori sindrome di Stoccolma”
Se dici Texas, in molti pensano a lui, Joe Lansdale. Scrittore di best seller come Una stagione selvaggia e Capitani Oltraggiosi, l’America profonda Lansdale la conosce bene. E ne restituisce una fotografia nitida nelle sue storie. Stavolta però, Joe non parla della sua America attraverso quello che vivono Hap e Leonard, i protagonisti di una delle sue serie più fortunate. In prima persona, in esclusiva per ilfattoquotidiano.it, l’autore 66enne traccia un bilancio dell’era Trump a un anno dall’election day. Nessuna lista di cose fatte o non fatte, ma una consapevolezza: “The Donald l’America non la sta rendendo affatto Great Again. Mentre i suoi elettori, in preda alla sindrome di Stoccolma, continuano a voler credere a bugie spudorate“
A cura di Claudia Rossi
A cura di Claudia Rossi
BUT HE’S THEIR FOOL (Ma è pur sempre il loro cretino) – Per credere in un libro o in un film, il lettore, o spettatore, stabilisce un silenzioso patto con l’autore, con cui accetta di sospendere in qualche modo l’incredulità. Questo vale soprattutto per le opere particolarmente fantasiose. Meno fantasioso è il fatto che alcuni elettori abbiano suggellato lo stesso accordo con Donald Trump per poter credere alla sua presidenza: un caso estremo di sospensione dell’incredulità è infatti l’unico motivo che possa spiegare la loro perenne tendenza a ignorare la realtà e vedere al suo posto un luminoso sogno suburbano. Il sogno di un mondo in cui i bianchi sono ancora al posto di comando – come se l’avessero mai lasciato –, l’inquinamento non ha il benché minimo effetto sull’aria o l’acqua potabile, esiste solo una religione (la loro), e si può giocare ai cowboy o ai soldati girando allegramente con la pistola. Il sogno di un mondo in cui i minatori del carbone hanno lavoro e malattie polmonari a volontà, e cose come il vento e l’energia solare sono fantascienza. Un mondo in cui è possibile assumere migranti illegali quando ce n’è bisogno per lavare le macchine, fare i lavori domestici e raccogliere le patate, e al tempo stesso desiderare che restino al di là di un muro costruito dal Messico per i comodi di altre nazioni. E infine un mondo in cui si può credere, contro qualsiasi evidenza, che il presidente Obama sia originario del Kenya e stia orchestrando una rivoluzione sinistrorsa che potrebbe comportare la caduta del governo nelle mani dei rettiliani e che i suoi compagni di merende, tipo Hillary Clinton, siano ricchi pervertiti che gestiscono giri di prostituzione minorile nello scantinato di una pizzeria.Questa gente accetta che Trump dica che i capi scout lo hanno chiamato per dirgli che il suo discorso è stato il più bello della storia, o che il presidente messicano è d’accordo con lui sull’efficacia delle sue politiche per l’immigrazione, o che Obama ha riempito la Trump Tower di microspie. Tutte queste si sono dimostrate sfacciate bugie. Qualche volta la Casa Bianca l’ha addirittura ammesso, senza smuovere di un millimetro l’adorazione che la base ha per Trump, appena inferiore all’adulazione riservata a Kim Jong-un in Corea del Nord. Mancano solo le esecuzioni di parenti, anche se in senso simbolico potrebbero esserci anche quelle nel programma di Trump. Alcune persone a lui molto vicine dell’amministrazione sono già state gettate alle ortiche, ma pur tradite, ferite e malconce finora sono riemerse con parole di lode nei suoi confronti. “Grazie, signore, posso averne ancora?”
La base di Trump è fatta di quelli che avevano paura della Russia e pensavano che Obama fosse troppo poco risoluto nelle sue interazioni con quel paese, ma oggi trovano perfettamente accettabili i rapporti fin troppo amichevoli di Trump con la Russia e Putin. Interferenze russe nelle elezioni, e chi se ne importa?, dicono, tanto ha vinto Trump. Pur tenendo conto del fatto che Fox News smercia le informazioni dell’estrema destra creando un vero e proprio universo alternativo, viene comunque da chiedersi che razza di parassita si sia infilato nelle orecchie di queste persone, divorando la parte del cervello che ha a che fare con la logica, o con il loro tanto sbandierato comune buonsenso… È possibile che quel parassita sia lo stesso Trump, o Fox News, ma la verità è che, se si guarda il quadro generale, siamo più vicini a una forma di sindrome di Stoccolma. O forse una chiave ancora più adatta a capire il fenomeno è il tribalismo: queste persone difendono la tribù e il suo capo, anche se il capo è un bugiardo narcisista che si è persino preso il disturbo di realizzare una falsa copertina della rivista TIME con la sua foto sopra e distribuirla nei suoi campi da golf. Tra l’altro, non aveva anche detto che non si sarebbe mai preso una vacanza e che Obama giocava troppo a golf?
Per anni gli elettori di Trump si sono visti promettere cose che non hanno mai ricevuto. Promesse che venivano agitate di fronte a loro come un cane di pezza da vincere ai baracconi, ma dopo ogni elezione il cane veniva allontanato di scatto, proprio nel momento in cui stavano allungando verso l’animale le loro dita bramose, quasi sempre bianche. Il cane veniva fatto sparire, e tornava la politica di sempre. Il cane era solo un’esca. Ma stavolta il premio non gli è stato strappato di mano, anzi, è stato eletto il cane stesso. È senza un occhio, la stoffa è tutta consumata e una delle zampe penzola da un filo di cotone sfilacciato, ma ciò non basta a farli desistere. Finalmente hanno messo le mani su quel cavolo di premio, e, anche se è in condizioni pietose, non hanno nessuna intenzione di mollarlo. Il cane di pezza esprime le loro opinioni istituzionali su omofobia, xenofobia, bigotteria e razzismo, l’idea che il vecchio mondo fosse un mondo migliore… tutte queste cose escono direttamente dalla bocca del pupazzo.
Gran parte dell’elettorato di Trump non riesce a guardargli dentro, tanto è pieno di quella cosa che si trova nei letamai, ma molti membri della sua tribù lo vedono esattamente per quello che è, e tuttavia si dicono che, anche se è inaffidabile come l’Ogino-Knaus, e ci sono buone possibilità che sia un cretino, è pur sempre il “loro” cretino. Giustificano la loro posizione dicendo cose come: “Non credo che Trump sia davvero razzista” o “Lo dice solo per tenere viva l’attenzione della base.” Sono disposti a prendersi il pacchetto completo, dicono, pur di non rinunciare allo straccio di imbottitura rimasto nel cane di pezza. Ma stanno trascurando una palese verità, che si applica a Trump, e di fatto anche a loro. Kurt Vonnegut l’ha espressa meglio di chiunque altro. “Tu sei quello che fingi di essere”.
Sagge parole, e adesso, quasi un anno dopo che Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti, abbiamo visto il livello del discorso scendere dieci chilometri più in basso dell’inferno, e abbiamo visto il re dei palloni gonfiati mostrare di essere un ipocrita in ogni modo possibile, tra le molte altre cose perché gioca a golf più di Obama, dopo aver tanto criticato per questo l’ex presidente. Ha promesso di non andare in vacanza, ma praticamente lui vive in vacanza. Ha usato numerose volte gli ordini esecutivi, una prerogativa del presidente, la stessa pratica per cui era stato criticato Obama. Dopo ogni sparatoria, non fa che offrire preghiere e buoni auspici. Poiché l’ultimo episodio si è verificato in una chiesa, bisogna supporre che lì le preghiere non mancassero, eppure finora non sono servite a niente; è un’azione concreta quella che ci serve. Trump è riuscito a nominare un giudice della Corte Suprema dopo che i repubblicani avevano fatto ostruzionismo nei confronti del presidente Obama negandogli quella possibilità, un diritto che è sempre appartenuto al presidente, repubblicano o democratico che fosse. Si è fatto in quattro per eliminare leggi a favore dell’ambiente in forma di tutele per gli animali a rischio estinzione, provvedimenti contro l’aria e l’acqua inquinate, regolamenti che sono stati in vigore per anni e hanno migliorato la qualità della vita. L’inquinamento non migliora la qualità della vita, questo è certo. Trump ha fatto pressione per eliminare l’energia eolica e solare, e sta promuovendo i combustibili fossili. Ha cercato di cancellare l’Obama-Care, un sistema assicurativo pieno di difetti, ma sempre migliore di quello che c’era prima. Trump vuole rimettere le assicurazioni nelle mani delle compagnie assicurative, e persino loro si tirano indietro, ma lui insiste, non per logica e neanche per convinzione politica, ma solo perché detesta Obama e tutto quello che è riuscito a ottenere. Santo cielo, per una grossa parte della sua campagna ha continuato a dire che Obama era nato in Kenya!
In effetti, Trump si è affrettato a eliminare ogni provvedimento o legge che il presidente Obama ha fatto passare solo perché l’uomo che è venuto prima di lui lo irrita profondamente. Pur avendo anche lui la sua dose di denigratori, Obama è stato nel complesso un presidente molto amato e rispettato. Il fragile ego di Trump non può tollerare niente che non ruoti attorno a lui. Non può investire i suoi pensieri in niente che non abbia a che fare con lui. Trump non ha richiamato le truppe da oltreoceano, una delle promesse della sua compagna elettorale; al contrario, le ha aumentate. Quella era un’area in cui avrebbe potuto fare meglio del presidente che lo ha preceduto, ma ha preferito astenersi. Anzi, ha innervosito un tiranno che è solo marginalmente più stupido dello stesso Trump, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Trump ha promesso di costruire un muro al confine per frenare l’immigrazione illegale, come se un muro potesse dissuadere chiunque disponga di una scala appena più alta, o di una vanga per scavarci sotto un tunnel. Sono tutte pagliacciate pensate per abbindolare i suoi leccapiedi, le sue pecore imbecilli. Un muro non sarebbe solo uno spreco di tempo, ma finirebbe per costare miliardi senza risolvere un bel nulla. Sarebbe molto meglio usare quei soldi per i lavori sulle infrastrutture: questa sì che è una cosa di cui avremmo bisogno.
Trump ha licenziato chiunque lo abbia criticato, e se non l’ha licenziato ha cercato di farlo passare per bugiardo, e ha un intero settore dei media, FOX NEWS, pronto a diffondere la propaganda che qualsiasi notizia, a parte quelle che lo favoriscono, è falsa. Ha minacciato di far chiudere tutti i canali televisivi e giornali con cui non va d’accordo, un comportamento associato ai dittatori e ai demagoghi, non certo ai presidenti degli Stati Uniti. Non ha fatto che pisciare sul suo stesso partito, danneggiare le persone che lui stesso ha nominato, contraddire le sue stesse idee, ed è riuscito persino a ostacolare le leggi che voleva far passare, grazie alla sua scarsa comprensione di come funziona il governo. Ecco un uomo che se non avesse ereditato un patrimonio non riuscirebbe a farsi assumere nemmeno come trasportatore di bagni chimici.
Chi avrebbe mai potuto immaginare che gli Stati Uniti si sarebbero ritrovati un presidente così impresentabile da farci rimpiangere i tempi di George W. Bush e Richard Nixon? Per riassumere, ho una lunghissima lista di quello che Trump non ha fatto, o di quello che ha fatto di deleterio, ma certo non posso dire da nessun punto di vista che abbia “reso di nuovo grande l’America”, come recitava lo slogan della sua campagna. Gli Stati Uniti sono già un grande paese, ma questa grandezza è stata macchiata, è stata offuscata e a meno che il congresso non si dia una svegliata, a meno che la maggioranza che non lo ha votato non si impegni di più in politica, vedremo il più grande paese del mondo smantellato un poco per volta dall’interno dal suo governo inetto e vigliacco, e il suo meraviglioso faro di speranza e progresso spento da un idiota.
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