domenica 2 ottobre 2016

2 Ottobre 2016


Tokyo 2020, allarme della governatrice: "Costi quadruplicati, così non ce la facciamo"


Yuriko Koike illustra chiaramente la situazione: "Se non tagliamo drasticamente le spese nei prossimi anni rischiamo di uscire di strada"
di ENRICO SISTI


ROMA - Eletta il 31 luglio, self-made woman alla Margaret Thatcher in un paese in cui soltanto il 9,3% dei parlamentari è donna, la nuova governatrice di Tokyo Yuriko Koike dice chiaramente che per lei è un onore avere un incubo: i Giochi del 2020: "Se non tagliamo drasticamente le spese nei prossimi due anni rischiamo di uscire di strada". Anche loro. Persino loro. La cifra stabilita, in prospettiva, al momento dell'assegnazione rischia di quadruplicarsi: "Possiamo sforare il tetto dei 30 miliardi di dollari". In origine sarebbero dovuti essere 7 miliardi e 300 mila dollari. Una bella differenza. Il suo staff ha vivisezionato la temuta emorragia, a cominciare dalla costruzione dello Stadio Olimpico, costellata di problemi. Il progetto ultimo dell'architetto anglo-iracheno Zaha Hadid è lievitato sino ai due miliardi e mezzo di dollari, il doppio delle previsioni originali. E così il governo giapponese ha bloccato i lavori approvando uno stadio completamente diverso e molto meno oneroso, un miliardo e mezzo di dollari.

Si comincerà a lavorare a dicembre e, salvo imprevisti, lo stadio dovrebbe essere pronto per novembre del 2019.

Questione villaggio olimpico. Posizionato nella Tokyo Bay, avrebbe dovuto assorbire una spesa pari a zero perché la sua costruzione sarebbe dovuta cadere sulle spalle di un consorzio di privati (la stima era di 954 milioni) che successivamente avrebbe affittato l'area per l'uso olimpico. Tutto confermato, ma la voce non era a carico del governo. Punto assai più critico, in termini finanziari, l'allestimento delle "venues" permanenti. In tutto gli impianti dovranno essere 26, di cui 19 già esistenti e 7 da costruire a un costo previsto di 2 miliardi e 24 milioni di dollari. Ma i conti non tornavano e allora si è proposto di dirottare pallavolo, nuoto, canottaggio e canoa spring su strutture già attive. Ma il problema è la distanza. Perché se dovesse passare la filosofia del contenimento la canoa si disputerebbe a Miyagi, a più 400 chilometri da Tokyo.

Altro punto dolente i costi "invisibili" per trasporti, sicurezza, energia, tecnologia. I calcoli effettuati su Londra 2012, l'ultima disponibile al momento dell'assegnazione e anche, forse, la più affidabile e vicina per cultura imprenditoriale, si sono rivelati troppo approssimati (per difetto): comunque sembrano troppi 2 miliari di dollari per i trasposti, 3 per la sicurezza, 6 per energia e tecnologie varie e 5 per i costi operativi della gestione complessiva della manifestazione. E tutto senza considerare le variabili, fra cui la prevenzione da eventuali disastri naturali (terremoti) e il fatto che risparmiare sulla costruzione dei nuovi impianti potrebbe trasformarsi in una nuova voce a causa della distanza da Tokyo. Per chiudere con la temperatura: il caldo potrebbe far lievitare ulteriormente la spesa: "Mettiamoci una mano sulla coscienza, non siamo onnipotenti e non possiamo spendere 30 miliardi di dollari", ripete la governatrice. Per un semplice motivo, a quanto pare: "Il Giappone non ce li ha!".

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