sabato 20 aprile 2013
21 aprile 2013
Presidente della Repubblica: con Napolitano la partitocrazia si chiude nel bunker
di Peter Gomez
La candidatura di Giorgio Napolitano, 87 anni, alla presidenza della Repubblica certifica il comatoso delirio di onnipotenza in cui si trovano i partiti. Di fronte alla decomposizione economica e sociale del Paese una classe politica di nominati è capace solo di replicare lo status quo. In molti gridano al golpe. E non è difficile capire perchè.
I cittadini chiedevano il cambiamento: volevano nelle istituzioni uomini e idee nuove perché quelle vecchie avevano portato l’Italia alla deriva. Invece, dopo il Colle, ci sarà un governo con tutti dentro: seguendo il programma dei 10 saggi. Nessun taglio al finanziamento pubblico ai partiti, riforme contro giudici, stampa e intercettazioni. Niente colpi d’ala nell’economia.
A pretenderlo, dopo aver ottenuto il bacio della pantofola dai sedicenti leader che sono andati al Quirinale per imploralo, è stato Napolitano. Lo raccontano politici e cronisti. Lui tenta di negarlo. Ma sul sito della presidenza della repubblica l’oscena nota con cui il capo dello Stato accetta l’incarico compare accanto a un articolo de “La Stampa” del 14 aprile. Il titolo è significativo: “L’ultima domenica di Napolitano: ‘Non mi convinceranno a restare’”. Basta leggerlo per farsi un’opinione precisa di quanto valga la parola dell’uomo.
Così, Presidente del Consiglio sarà, con tutta probabilità, l’ex braccio destro di Bettino Craxi, Giuliano Amato. Mentre, come vice si parla già di Gianni Letta. O in alternativa di suo nipote Enrico assieme a Angelino Alfano. Ci sarà poi qualche tecnico che, a questo punto, ci si augura essere specializzato in porte blindate.
Il bunker in cui si asserraglia la partitocrazia – per colpa della follia del Pd e per la gioia di Silvio Berlusconi, unico momentaneo vincitore della partita – sarà assediato: dai cittadini.
C’è da augurarsi che almeno tra loro continui a prevalere la non violenza e il buon senso. Ma la minaccia che un esecutivo del genere duri per anni, assieme alla certezza che la recessione economica continuerà – a essere ottimisti – ancora molti mesi, non lascia presagire niente di buono.
Tenete i nervi saldi. Il peggio, purtroppo, deve ancora venire.
Ps (0re 21,23): Dopo la rielezione di Napolitano i cittadini, Sel e M5S hanno dimostrato buon senso. Le manifestazioni davanti a Montecitorio, a cui hanno partecipato tantissimi elettori Pd, sono state impressionanti, ma composte. Beppe Grillo ha chiesto “una protesta civile” e ha rimandato di ore il suo arrivo a Roma proprio proprio per evitare qualsiasi rischio. Nello sfascio delle istituzioni qualcosa che resiste per ora c’è: il senso dello Stato della maggioranza degli italiani. Il governissimo destinato a durare anni che il partiti hanno in mente, in queste condizioni, forse sarà molto più breve. O non sarà.
Diceva il Mahatma Ghandi: “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”. Ricordiamocene tutti. Con la non violenza ha liberato un parse.
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